Bus dirottato, autista: “Volevo lanciare messaggio contro atrocità” 

Bus dirottato, l'autista: Volevo essere arrestato

(Fotogramma)

Pubblicato il: 03/02/2020 13:33

“Io questo volevo, volevo essere arrestato, mettermi qui davanti e dire la mia storia, lanciare un messaggio contro le atrocità” che vedono vittima l’Africa. E uno dei passaggi dell’interrogatorio dell’imputato Ousseynou Sy, l’autista di origine senegalese che lo scorso 20 marzo ha dirottato un bus con a bordo 51 studenti di Crema e tre accompagnatori. “Per fortuna non si è fatto male nessuno era quello che volevo. Io non ho ucciso nessuno, io non ho messo in conto che l’autobus poteva incendiarsi. E avvenuto perché l’auto dei carabinieri mi ha tagliato la strada e c’è stato l’impatto”, spiega incalzato dalle domande del rappresentante dell’accusa Luca Poniz, nel processo di primo grado in corso a Milano.

“Io non potevo far finta di niente, mentre la gente muore a due passi da noi, è un massacro. Dopo il decreto Salvini sicurezza bis, ho pensato bisogna fare un gesto dimostrativo come protesta, ho pensato di sequestrare il pullman. Anche se ho fatto un messaggio stupido, mettendo la vita delle persone in pericolo, io ho fatto qualcosa”.

Il coltello che aveva con sé e con cui ha minacciato studenti e professori era un “coltello multiuso seghettato“. “La pistola non l’ho mai avuta, nemmeno una pistola giocattolo, avevo una fondina per il coltello”. L’uomo ricostruisce quando ha fatto salire gli studenti, dopo aver cosparso il pavimento dell’autobus di benzina, e ha bloccato le due porte con una catena da bici. “Ho tirato fuori il coltello e ho detto ‘mi spiace, oggi andiamo a fare un viaggio non vi succederà niente: è solo un gesto di protesta, non vi succederà niente. Sto facendo una cosa per l’Africa vi dovrò usare, mi spiace”. L’uomo ha quindi ordinato alla bidella di legare i bambini con delle fascette “per non farli saltare a destra e sinistra” e ha chiesto ai ragazzi “di mettere i cellulari a terra, ma sapevo che non lo avrebbero fatto tutti. All’inizio urlavano, piangevano, ho detto ai professori di calmarli”.

Se l’obiettivo iniziale riferito dell’imputato era di raggiungere l’aeroporto di Linate, oggi la destinazione cambia: “Volevo arrivare a Milano, qui in tribunale per raccontare l’orrore che sta avvenendo sotto i nostri occhi e che facciamo finta di non vedere. Linate era per ingigantire la situazione, con me avevo soldi e passaporto nel caso fossi riuscito a fuggire, nel caso fossi riuscito a farla franca, ma sapevo già che sarei stato arrestato. I bambini mi sarei fermato per strada e li avrei lasciati andare, sapevo che i carabinieri sarebbero arrivati”, dice Sy. “Io volevo salvare vite umane. Il mio augurio, visto che Salvini ha avuto un botto di voti sull’immigrazione, era di modificare la politica del governo sull’immigrazione”, conclude l’imputato.