Le pagelle del fu Matia Bazar, serata cover  

Le pagelle del fu Matia Bazar, serata cover

Pubblicato il: 06/02/2020 22:15

Ecco le pagelle dell’esibizione dei 24 cantanti della sezione della sezione Big in gara nella terza serata del festival di Sanremo 2020, redatte ‘a caldo’ in esclusiva per AdnKronos dall’ex tastierista dei Matia Bazar, Mauro Sabbione. La serata è dedicata ai 70 anni del Festival, con i Big impegnati nell’esecuzione di cover di brani che hanno fatto la storia della kermesse, in cui hanno potuto coinvolgere degli ospiti.

Michele Zarrillo con Fausto Leali (Deborah): le canzoni evergreen, ovviamente hanno una resa pazzesca, sia per l’antica narrativa musicale, sia perché sono radicate nel nostro dna. Quindi se il cantante è bravo e capace come Michele Zarrillo, sono decisamente belle. Ottimo passaggio, quasi blues, con la complicità della nostra voce roca più conosciuta al mondo, Fausto Leali. Interpretazione di ‘Deborah’ eccellente. Voto 7

Junior Cally con i Viito (Vado al massimo): coraggiosa la citazione delle sardine, sul brano ‘Vado al massimo’ di Vasco. Naturalmente non essendo il festival del trap o rap, non sarà votato troppo, anche se le votazioni stasera sono a cura dell’orchestra. La solita ghigliottina dei tre minuti, riduce tutto l’ascolto ad un jukebox, di quelli che ingoiavano 100 lire e si fermavano prima. Cally da buon rapper, può appunto rappare su tutto. Poco fascino. Voto 5.

Marco Masini con Arisa (Vacanze romane): se continuava a cantarla Masini, forse l’avrei votata maggiormente, ma la partenza di Arisa, sul ritmo pseudo U2 ‘streewithnoname’ (sì proprio il gruppo di Bono farcito su un ritmo disco/trash) è decisamente orribile. Vacanze Romane sembra un musical di terza categoria. Scusate ma sono di parte. L’unico momento affascinante è il vocalizzo iniziale. E poi Arisa complica il tutto con una spensierata sguaiatezza senza confini. Se Amadeus ha precisato presentandola come “uno dei momenti più sofisticati e popolari che Sanremo abbia prodotto” avrebbe dovuto essere appunto “uno dei momenti più sofisticati e popolari che Sanremo abbia prodotto”! Voto 3.

Riki con Ana Mena (L’Edera): L’edera. Non sempre è possibile valorizzare le melodie storiche, inserendole in ritmi compiacenti della narrativa odierna. Ma perché nessuno cura un arrangiamento, per dirla alla Battiato, Giusto Pio, avendo un’orchestra di tale portata? Riki non da nessuna emozione ed il ritmo è banale. Karaoke. Voto 4.

Raphael Gualazzi con Simona Molinari (E se domani): ‘E se domani’ è uno dei brano più affascinanti della produzione di Carlo Alberto Rossi, il boss dell’Ariston con il quale ho collaborato molti anni e del caro amico Giorgio Calabrese. Raphael finalmente la trasforma, da grande pianista e krooner in un affascinante brano dalla narrativa antica. E questo proprio grazie alla bellezza dell’orchestra di Sanremo. Bravo decisamente risale la classifica. Voto 8