Mafia, boss Graviano: “Da latitante ho incontrato Berlusconi almeno tre volte” 

Mafia, boss Graviano: Da latitante ho incontrato Berlusconi almeno tre volte

Giuseppe Graviano in un’immagine di repertorio (Fotogramma)

Pubblicato il: 07/02/2020 13:14

di Elvira Terranova

Da latitante ho incontrato Berlusconi almeno per tre volte“. Lo ha detto, nella sua deposizione al processo sulla ‘ndrangheta stragista, il boss mafioso Giuseppe Graviano. “Fu mio nonno ad avere i contatti con gli imprenditori milanesi. Poi, quando è morto mio padre, mi prese in disparte e mi disse ‘Io sono vecchio e ora te ne devi occupare tu’. Poco dopo mio nonno, che aveva più di 80 anni, morì”, ha aggiunto.

Con Berlusconi cenavamo anche insieme. E’ accaduto a Milano tre in un appartamento. Tramite mio cugino avevamo un rapporto bellissimo”, ha aggiunto confermando alcuni passaggi che il pm Giuseppe Lombardo gli legge delle intercettazioni con il boss Umberto Adinolfi nel carcere di Terni.

Già nel 1992 Berlusconi annunciò a mio cugino Salvo che voleva entrare in politica. Io non lo incontrai – ha precisato riferendosi alla circostanza- ma lo incontrò mio cugino Salvo a cui Berlusconi parlò di questo progetto di entrare in politica”.

“Berlusconi fu un traditore, perché quando si parlò della riforma del Codice penale e si parlava di abolizione dell’ergastolo mi hanno detto che lui chiese di non inserire gli imputati coinvolti nelle stragi mafiose”, ha detto ancora. Il Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo gli ha letto l’intercettazione del 19 gennaio 2016 quando, conversando con il boss Umberto Adinolfi, disse: “Berlusconi prese le distanze e fece il traditore”. E oggi ha confermato quella frase e ha spiegato i motivi di quel ‘tradimento’.

“Un avvocato di Forza Italia mi disse che stavano cambiando il Codice penale – dice ancora Graviano – e che doveva darmi brutte notizie. Perché in Parlamento avevano avuto indicazioni da Berlusconi di non inserire quelli coinvolti nelle stragi. Lì ho avuto la conferma che era finito tutto. Mio cugino Salvo era morto nel frattempo per un tumore al cervello. E nella riforma del Codice penale non saremmo stati inseriti tra i destinatari dell’abolizione dell’ergastolo”. E ha aggiunto: “Questo mi portò a dire che Berlusconi era un traditore”.

“Negli anni ’70 mio nonno aveva messo i soldi nell’edilizia al Nord. Il contatto è col signor Berlusconi, glielo dico subito”. Secondo il capomafia di Brancaccio sarebbe stato il nonno materno, Filippo Quartararo, il primo contatto con i palermitani che hanno investito somme ingenti a Milano. Rispondendo alle domande del Procuratore aggiunto, Graviano parla di “venti miliardi di lire con il venti percento”. “Mio nonno si rivolge a mio papà e mio papà dice: io non faccio queste cose -dice – Quindi quando (il pentito ndr) Di Carlo dice che mio papà aveva queste società a nord Italia dice una bugia: era mio nonno”.

Poi, dopo la morte del padre, quando Graviano aveva appena 18 anni, il nonno si sarebbe rivolto proprio al nipote per dirgli dei presunti affari con gli imprenditori del Nord. Quando morì mio padre, mio nonno mi prese in disparte e mi disse ‘Io sono vecchio e ora te ne devi occupare tu. Poco dopo mio nonno, che aveva più di 80 anni, morì”. “Dopo la morte di mio padre, mio nonno mi disse: c’è questa situazione, io sto andando avanti. Tuo papà non vuole che mi rivolga a voi. Io e mio cugino Salvo abbiamo detto: ci pensiamo. Ci siamo consigliati col signor Giuseppe Greco. E abbiamo deciso di sì e siamo partiti per Milano. E mio nonno ci ha presentato al signor Berlusconi, abbiamo capito cosa era questa società”.

Sostiene che il presunto incontro sarebbe avvenuto all’Hotel Quark. “C’era mio cugino Salvatore, mio nonno Quartaro Filippo“. E ricorda ancora che in quel periodo era latitante. “Noi vogliamo essere partecipi della società, però questa cosa si andava procrastinando”, dice ancora Graviano in videcoconferenza. “I nomi di quei soggetti non apparivano ma c’era una carta privata che io ho visto, la copia di mio nonno la ha mio cugino Salvatore Graviano”, spiega Graviano. E ricorda ancora ilpresunto incontro con Siulvio Berlusconi “nel dicembre 1993”. “È successo a Milano 3, è stata una cena. Ci siamo incontrati io, mio cugino e Berlusconi. C’era qualche altra persone che lei non ha conosciuto. Discutiamo di formalizzare le società”.

Secondo il boss, Cosa nostra avrebbe investito la somma di 20 miliardi di vecchie lire “anche a Milano 3, le televisioni, Canale 5, tutto”.“Quando vi incontrate a Milano 3, ricava la certezza che i 20 miliardi siano stati investiti e tra i 20 miliardi c’era anche Milano 3?”, gli chiede il pm. E Graviano risponde: “Tutto, cioè che aveva fatto, c’erano le televisioni, Canale 5”.