Università: primi nuovi nano materiali al mondo per preservare beni artistici 

Nanotecnologie, a Firenze progetti di studio per l’applicazione ai beni artistici della città.

Pubblicato il: 10/02/2020 09:49

“La nanotecnologia è utilizzata sempre di più con successo per preservare i Beni Culturali nel mondo, come confermano gli studi dopo le applicazioni di nano materiali su beni patrimonio dell’Unesco come l’Esercito di Terracotta in Cina, i pavimenti della Concattedrale di San Giovanni Battista de La Valletta a Malta o quelli sul Relitto Navale di Marausa in Sicilia. Per questo stiamo portando avanti alcuni progetti con le Università per lo studio di nuovi protettivi nanotecnologici prodotti dal nostro laboratorio per la loro applicazione su alcuni siti tutelati e museali di Firenze”. A dirlo Sabrina Zuccalà direttrice del laboratorio di nanotecnologia di Milano “4ward360” che parteciperà il prossimo giovedì 13 Febbraio al convegno nazionale “Lavorare in sicurezza in luoghi unici al mondo” all’Antica Canonica di San Giovanni a Firenze.

“Stiamo cercando di migliorare sempre la ricerca sui nano materiali – ha proseguito Zuccalà – per essere sempre più performanti sui Beni Culturali, che rappresentano la nostra storia e la nostra identità, che non devono andare persi e che sono il punto di forza per il turismo culturale. Per questo proprio da Firenze lanciamo l’idea di studiare insieme con le Università le applicazioni dei nostri formulati nanotecnologici per proteggere, consolidare le opere d’arte e renderne sicura la fruizione nei luoghi che le racchiudono. Restiamo fermamente convinti che si deve operare una collaborazione pubblico privati per cercare di portare avanti restauri di qualità, che durino nel tempo e siano efficaci. Molte opere contemporanee non saranno accessibili ai visitatori tra un centinaio di anni, a causa del rapido degrado. Investire nell’arte vuol dire conservarla, non si può rischiare di perdere opere inestimabili per superficialità. Ricordiamo a Firenze il patrimonio artistico danneggiato dopo l’alluvione del 1966, con la protezione dei nano materiali, molti beni artistici sarebbero oggi integri”.

Importanti anche i risultati che si possono ottenere anche per preservare i luoghi dove si trovano custodite le opere d’arte, e per questo Sabrina Zuccalà (4ward360) e Matteo Pellegrini, (dell’impresa di restauro dell’Aquila Dipe costruzioni), hanno fondato Heritage Preservation Lab, per unire le sinergie tra restauro e tecnologia applicata alla conservazione. L’azienda aquilana, che si è già resa protagonista dall’intervento per la riqualificazione dell’impianto di condizionamento della Cappella Sistina, e in quell’occasione ebbe a cuore proprio la sicurezza e la fruizione dell’ambiente museale: al fine di non pregiudicare l’accessibilità dei visitatori durante i lavori, gli interventi sono stati realizzati operando esclusivamente all’esterno del lato sud della Cappella, grazie l’utilizzo del sistema di ponteggio multidirezionale, limitando così le interferenze all’interno della Sala.

E’ impegnato per la sicurezza degli ambienti di lavoro museale anche l’ingegnere Renzo Botindari, responsabile tecnico del monitoraggio sicurezza degli spazi espositivi: Galleria d’Arte Moderna (GAM di Palermo), ZAC e Ecomuseo del Mare, che ha sottolineato “La ricerca tecnologica in continua sperimentazione ha apportato grandi innovazioni attraverso lo studio delle nanotecnologie (microtecnologia chimica) ai materiali usati sia in fase di realizzazione che in fase di protezione del patrimonio esistente e tali tecnologie possono essere applicate con successo nelle realizzazioni e le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei beni monumentali. Prendiamo ad esempio il problema della scivolosità delle superfici negli ambienti pubblici e privati che ogni anno causa di innumerevoli incidenti con conseguenze spesso gravi per l’incolumità delle persone e con ricadute importanti dal punto di vista della responsabilità civile per i soggetti o enti responsabili della sicurezza. Sono state sviluppate in tal senso applicazioni di nanotecnologie atte a conferire proprietà antiscivolo alle superfici già poste in opera e che per loro natura risultano particolarmente scivolose quando bagnate o esposte alle piogge in esterno o in ambienti umidi all’interno. Attraverso analoghi preparati è possibile oggi ottenere la conservazione delle pavimentazioni attraverso trattamenti definitivi invisibili che rendono le superfici antisdrucciolo, interagendo con la porosità, e modificando la struttura naturale della pavimentazione rendendole antiscivolo senza corrodere la base d’applicazione”.

D’accordo l’architetto Maria Fausta Anzioli, referente tecnico e Beni culturali del laboratorio di nanotecnologie 4ward360, che rimarca: “Vogliamo portare l’esempio pratico di come la conservazione e la sicurezza possano camminare per mano, rendendo possibile la fruizione del nostro patrimonio storico senza limitazioni. La dimostrazione che tutto questo è possibile è quanto avvenuto nella co-cattedrale di San Giovanni Battista, uno dei siti Unesco a La Valletta, Malta, dove è stato raggiunto un risultato eccellente di protezione della pavimentazione in marmo dall’usura, oltre alla protezione antiscivolo per la fruizione in sicurezza del monumento da parte di turisti, fedeli e addetti alla manutenzione del monumento”.

Fondamentale anche la sicurezza dei lavoratori in ambito museale, come ha spiegato l’architetto Massimo Bonechi, responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Opera di Santa Maria del Fiore di Firenze e organizzatore dell’evento convegno nazionale “Lavorare in sicurezza in luoghi unici al mondo” all’Antica Canonica di San Giovanni a Firenze. “Ogni giorno – ha detto Bonechi – la cronaca ci rende partecipi di infortuni più o meno gravi. Dal 1955 a oggi molte cose sono state fatte in Italia e tante devono ancora essere messe concretamente in atto. Le leggi ci sono, ma i morti tra i lavoratori non accennano a diminuire in maniera significativa. Tutto questo deve darci l’energia e l’effettiva volontà di impegnarci maggiormente, qualsiasi sia l’ambiente di lavoro, per prevenire infortuni e malattie professionali. L’Opera di Santa Maria del Fiore da vari anni ha tra i suoi obiettivi primari quello di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. E’ giusto cooperare e collaborare insieme, con il fine di prevenire i rischi per chi presta le sue mansioni in ambienti di lavoro “unici al mondo”.