Coronavirus, il business illegale di mascherine  

Coronavirus, il business illegale di mascherine

Immagine d’archivio (AFP)

Pubblicato il: 25/02/2020 07:02

Sulle vetrine di tutte le farmacie meneghine (e non solo) ormai troneggia l’avviso ‘Attenzione, qui le mascherine sono esaurite’. Ma a Milano un gruppo di giovani ha scoperto come esaudire la domanda dei clienti che non sono riusciti ad accaparrarsi le tanto agognate FFP3. La psicosi legata al largo contagio da coronavirus, che sta interessando il territorio lombardo, è diventata benzina sul fuoco per gli ambulanti illegali, fa sapere ‘Notizie.it‘. Sono divisi in piccoli gruppi e operano ai lati della zona di stazione Centrale, lì dove si concentrano partenze e arrivi, luogo che pullula di possibili compratori: al contrario il resto di Milano sembra ormai un deserto urbano.

“Su Internet le vendono a più di 100 euro, noi le abbiamo comprate a 2 e le rivendiamo a 10 euro – racconta uno di loro, mentre è intento a chiudere una nuova trattativa con una turista appena scesa dal treno – è come quando con la siccità è aumentato il prezzo dell’acqua in Egitto, è normale”.

Il business delle mascherine, di dubbia provenienza e senza alcun controllo, frutta vantaggiosi profitti: fatturato (si fa per dire) garantito e utili del 400%. La vera domanda da porsi in questo caso è ‘esiste un confine tra il mercato dello sciacallaggio e la vendita in nero socialmente utile?’ si chiede ancora il portale. La verità che quieta il dibattito è che questo racket illegale non garantisce alcuna sicurezza sui dispositivi di protezione individuale venduti.

La merce in questione viene spacciata per FFP3, ovvero quella tipologia di mascherina filtrante in tessuto non tessuto, con diverse fasce regolabili e dotate di involucro a rete in PVC. Nello specifico si tratta di un respiratore di protezione contro le particelle solide e liquide ad alta tossicità che può essere utilizzato per concentrazioni di contaminante fino a 20 volte il valore limite ponderato. Le FFP3 però prediligono un utilizzo usa e getta: secondo alcune delle case produttrici, infatti, la mascherina non deve essere utilizzata per oltre un giorno lavorativo.