Privacy ostacola azione Pa, da controlli Inps e Fisco a Istat  

Privacy ostacola azione Pa, da controlli Inps e Fisco a Istat

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Pubblicato il: 25/02/2020 17:32

Il Garante della Privacy ha creato e continua a creare ostacoli in Italia all’efficienza della pubblica amministrazione sia che si tratti di accertamenti fiscali sia di attività di ricerca a fini statistici. Lo scenario è emerso da un convegno organizzato dall’associazione Nens, presieduta da Vincenzo Visco, già ministro dell’Economia e e delle Finanze,ospitato a Roma al Palazzo dell’Informazione.

Caso emblematico l’Inps in materia di visite medico fiscali. A illustrare gli effetti negativi che ha avuto lo spegnimento del sistema “Savio” in base alle osservazioni del Garante della Privacy è stato Edoardo Di Porto, direttore dell’Ufficio studi dell’Inps. Il modello statistico di cui l’Inps si era dotata dal 2012 a fronte dell’ampia sproporzione tra numero di malattie e possibilità di effettuare visite di controllo.

L’istituto previdenziale, infatti, riceve ogni anno 18 milioni di certificati medici di lavoratori assicurati per malattia, 12 milioni dal settore privato e 6 dai dipendenti pubblici e riesce ad effettuare 1 milione di controlli l’anno. Il sistema adottato consentiva di concentrare le visite mediche di controllo sui casi in cui è più ragionevole ipotizzare che il certificato medico del lavoratore riporti una prognosi più lunga del necessario, ma il Garante nel 2018 ha censurato e sanzionato l’attività di Data-Mining, contestando la violazione di più norme vigenti a tutela della riservatezza dei dati personali.

Quindi l’Inps ha provveduto a spegnere Savio a marzo 2018. Le conseguenze riscontrate dall’Inps riguardano “una drastica riduzione dell’efficacia delle visite fiscali nell’individuare comportamenti scorretti da parte dei dipendenti privati che si assentano per malattia” ha evidenziato Di Porto dati alla mano: “una diminuzione del 26,8% dell’efficacia delle visite fiscali nell’individuare lavoratori che sono assenti ingiustificati. Inoltre, i casi in cui il medico fiscale ha riscontrato idoneità al lavoro che comporta una riduzione della prognosi si sono ridotti del 39,5%. Per i casi di idoneità in cui la prognosi viene confermata la riduzione di performance è del 74,5%. Tali risultati portano ad una perdita monetaria per l’Istituto di circa 335.000 euro mensili, pari a 4,1 milioni di euro annui”.

Negativa anche l’esperienza riportata da Vittoria Buratta, capo Dipartimento per lo sviluppo metodi e tecnologie Istat, che ha spiegato come il Garante abbia ostacolato i lavori del Censimento permanente nell’ambito del Programma Statistico Nazionale. Dopo la fase di raccolta dati, durata due anni, il Garante ha mandato pochi giorni fa un parere con aggiornamenti e ha di fatto bocciato il codice unico adottato dall’Istat utilizzato per collegare i dati tra loro, obiettando che “genera un rischio di potenziale identificazione e ha sospeso alcuni processi”.

Juri Monducci, Data Protection officer della Cgil, ha evidenziato come l’attività di profilazione, utile ad esempio, per trovare gli evasori “non è vista di buon occhio perché comporta un trattamento automatizzato dei dati delle persone che pongono a rischio i diritti e le libertà della persona, però in ambito pubblico viene consentita dalla normativa europea attraverso una regolamentazione da parte degli Stati membri con atti legislativi di tipo regolamentare che mancano ad oggi”.

A tirare le fila del convegno Vincenzo Visco che ha parlato dell’influenza che certe interpretazioni del Garante possono provocare nel funzionamento dell’amministrazione pubblica. “E’ emerso che ci sono interferenze continue del Garante sulle attività dell’Agenzia delle Entrate, dell’Inps, dell’Istat, della Banca d’Italia e della ricerca scientifica in generale. – ha spiegato Visco – C’è un problema molto serio per stabilire criteri e limiti di un’attività e sembra che l’obiettivo del Garante sia quello di tutelare i cittadini dall’attività dello Stato mentre il suo compito dovrebbe essere esattamente il contrario e magari dovrebbe tutelarlo dai giganti del web e dall’invadenza dei social network”. Visco ha comunque osservato che entro marzo, dovrà uscire il regolamento della banca dati finanziaria del Mef.