Coronavirus, Gentiloni: “Italia non sarà lasciata sola” 

Coronavirus, Gentiloni: Italia non sarà lasciata sola

Adnkronos

Pubblicato il: 04/03/2020 10:02

«Dalla Ue viene un messaggio di solidarietà, comprensione e vicinanza. Valuteremo la richiesta italiana di far ricorso alla clausola delle “circostanze eccezionali” sui saldi di finanza pubblica con questo spirito positivo. Le misure poi devono essere correlate a queste circostanze. Ulteriori interventi andranno coordinati e decisi a livello europeo e saranno oggetto delle prossime riunioni. Però sull’Italia vorrei aggiungere qualcosa, se posso: dobbiamo avere la consapevolezza che le nostre difficoltà vengono da lontano e quindi, aldilà delle spese per fronteggiare l’emergenza, all’Italia serve un piano di riforme e di rilancio dell’economia. So che il ministro Roberto Gualtieri ci sta lavorando». Ad affermarlo è il Commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.

«È una situazione che si evolve quasi ogni giorno. Proprio per questa grande fluidità le previsioni di una decina di giorni fa, che consideravano l’impatto del virus come un’ipotesi, vanno considerate ottimistiche. Per esempio non è più molto probabile lo scenario di un andamento a “V”, con una frenata e una rapida ripresa concentrate nel primo trimestre. I rischi per la crescita non sono più ipotesi, si stanno concretizzando», avverte Gentiloni.

“Se la crescita cinese quest’anno sarà sotto al 5%, l’impatto sull’economia mondiale – spiega Gentiloni – sarà notevole. Da questo punto di vista, sono allarmanti i dati più recenti del Pmi (la fiducia dei manager responsabili degli acquisti, ndr). Noi stiamo monitorando l’impatto sui settori più esposti: turismo, trasporti, lusso, auto. Di questi alcuni coinvolgono in modo speciale l’Italia, che è la principale destinazione del turismo cinese in Europa con circa 5,3 milioni di pernottamenti all’anno. E poi il resto: le catene globali del valore, le materie prime. Il problema è che questo concretizzarsi dei rischi si inserisce già in uno scenario pre-esistente di crescita ridotta». Quel che chiamate «low for long», economia lenta a lungo? «Sì, particolarmente nelle tre maggiori economie dell’area euro: Germania, Francia e Italia. Ora bisogna seguire gli sviluppi, sapendo che non siamo più in uno scenario abituale».