Coronavirus, in Cina aumentano casi ‘importati’ anche da Italia 

Coronavirus, in Cina aumentano casi 'importati' anche da Italia

(Afp)

Pubblicato il: 11/03/2020 13:37

Aumentano in Cina i casi ‘importati’ di Covid-19: il gigante asiatico, dove mesi fa è iniziata l’epidemia di coronavirus, dichiara di essere arrivato a quota 79. Il South China Morning Post sottolinea come si tratti del 40% degli ultimi 24 casi di infezione segnalati dalle autorità sanitarie cinesi. I dati confermati oggi dalla Commissione nazionale della sanità e relativi alla giornata di ieri parlano infatti di sei casi ‘importati’ a Pechino, due a Shanghai, uno nella provincia nordoccidentale di Gansu e un altro in quella orientale di Shandong.

E, riporta il Global Times, cinque dei sei casi segnalati nella capitale riguardano persone arrivate dall’Italia, mentre l’altro è legato agli Stati Uniti. Viene collegato all’Italia, scrive ancora il Global Times, anche il caso di Shandong, il primo nella provincia che – stando al giornale – riguarda una persona partita dall’Italia e arrivata a Qingdao via Pechino, ora in isolamento in ospedale dedicato ai pazienti affetti da coronavirus.

Per questo, tutte le persone che raggiungono Pechino provenienti dall’estero verranno d’ora in poi messe in quarantena per 14 giorni. Ad annunciarlo sono state le autorità della città: oltre alle persone che entrano in Cina in provenienza da paesi gravemente colpiti dall’emergenza coronavirus, già sottoposti al provvedimento, d’ora in poi chiunque arrivi da un paese straniero dovrà stare “sotto osservazione a domicilio o in un luogo preposto”, ha annunciato il responsabile delle autorità locali Zhang Qiang.

Wuhan e Hubei provano intanto a tornare alla normalità. La provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia in Cina, ha annunciato la graduale “ripresa del lavoro e della produzione”, scrive il Quotidiano del Popolo, spiegando che le aziende avranno il via libera sulla base del livello di rischio nell’area in cui operano. Secondo quanto annunciato potranno riprendere le attività e la produzione, previa autorizzazione ufficiale, le aziende coinvolte nei beni di prima necessità e quelle “fondamentali per la catena industriale”. Per altre lo stop dovrebbe proseguire fino al 20 marzo.