Coronavirus, Porro: “Noi contagiati trattati come radioattivi” 

Coronavirus, Porro: Noi contagiati trattati come radioattivi

Foto Fotogramma

Pubblicato il: 12/03/2020 13:22

“Le influenze passano ma questa è diversa, appena dici coronavirus scatta una censura sociale per cui non puoi fare nulla. Diventi radioattivo per tutte le persone che ti stanno attorno. Chi ho incontrato deve mettersi in quarantena, significa che gli ho creato un pasticcio pazzesco”. Lo afferma Nicola Porro, volto di Mediaset e vice direttore de ‘Il Giornale’, nei giorni scorsi risultato positivo al coronavirus. Il giornalista racconta così le sue giornate in isolamento a casa.

“La mattina sto bene, la sera come se mi fosse passato sopra un tram: male. Non riesco a leggere, né a vedere la tv, ho 38-39 di febbre, tossisco – spiega in una intervista al Giornale – Sabato non mi sentivo bene, domenica sera sono andato all’ospedale Spallanzani qui a Roma e ho fatto il tampone. Il mattino dopo mi ha chiamato il dottor Antinori per dirmi che ero positivo”. Il primo pensiero? “Che era una grande rottura di scatole”, prosegue.

“Io sono a Roma, in casa. Da solo. Moglie e figli sono in Svizzera, dove anch’io sono sempre stato in questo periodo, prima di passare da Milano e poi venire a Roma. L’ultima volta li ho visti l’1 marzo, compleanno di mio figlio”, continua Porro, spiegando che la sua famiglia non corre pericolo.

“Li sento per telefono, va tutto bene. Vedi: ci lamentiamo del fatto che qui sono tutti generali ma poi mancano i colonnelli, ci lamentiamo dei decreti che non sono chiari… Poi però ci sono cose che funzionano benissimo: la telefonia, Internet. Io sono isolato, ma la Rete mi salva”, sottolinea. “Degli amici: mi portano le cose che mi servono e me le lasciano fuori dal portone”, continua il giornalista.

Di “testa” sto “bene – afferma ancora Porro – Mi ha impressionato la quantità di messaggi via mail e WhatsApp. Così tanti da preoccuparmi, perché penso: ‘Non sto bene, è vero. Ma non sto morendo’. E poi ho capito: il 90% delle persone che mi chiama lo fa per chiedermi i sintomi e il decorso della malattia. Cosa che nessuno fa mai, nemmeno per una polmonite. Intendiamoci: curiosità legittima. Il fatto è che questo virus è diventato un fenomeno mediatico”.

Sulla gestione dell’emergenza, Porro afferma: “Stiamo dando troppo peso al virus. E lo dico da malato. È comprensibile e giusta la visione dei medici che devono salvare delle vite. Ma non la visione della politica. Tra chi è positivo l’80% sta bene, il 10% sta come me, e il resto è da intubare. Ora stiamo facendo un errore paralizzando l’Italia, dal punto di vista economico, sociale e politico. L’ultimo di una serie di errori del governo. Siamo dei folli”. “Il problema -evidenzia- sono gli ospedali, non il contagio. Prima dovevano rafforzare il sistema ospedaliero e poi limitare il contagio. Invece stiamo facendo il contrario”.

“Berlusconi mi chiama tutti i giorni. È molto affettuoso. Mi stupisce ogni volta, sì…”, sottolinea ancora Porro che si dice deluso invece di quelli “che un po’ scherzando e un po’ no, la prima cosa che mi dicono è: ‘Mi avresti potuto contagiare’. Cosa vogliono? Farmi sentire sensi di colpa?”.