Coronavirus, “deputati in aula”: stop Fico su voto a distanza 

Coronavirus, deputati in aula: stop Fico su voto a distanza

(Foto Fotogramma)

Pubblicato il: 13/03/2020 18:48

Davanti alla situazione di emergenza che il Paese sta vivendo, il Parlamento ha fatto e continuerà a fare la sua parte“. Il presidente della Camera, Roberto Fico, interviene via Facebook per ‘stoppare’ il dibattito sulla possibilità del voto a distanza per i parlamentari, chiesto in modo particolare da Pd e Lega. Per il momento si continuerà ad andare in aula. Nelle modalità da emergenza Coronavirus. Ovvero il numero ridotto dei deputati, proporzionale all’entità dei gruppi.

Quanto al calendario, oggi una capigruppo informale, ha deciso una ulteriore stretta: non si terrà il question time, previsto per mercoledì prossimo, ma l’aula tornerà a riunirsi soltanto il 25 marzo. Mercoledì, al posto del question time, ci sarà una comunicazione formale di Fico sul rinvio deciso oggi. Ma, al netto, della riduzione delle sedute per ora niente ‘telelavoro’ per i deputati.

Su Facebook, il presidente Fico ha spiegato perché richiamando l’ultimo voto in aula, quello sullo scostamento di bilancio per l’emergenza Coronavirus: “Un atto di fondamentale importanza, con cui il Parlamento ha incarnato fino in fondo il senso della sua missione: garantire la funzione legislativa e quella di indirizzo del governo, garantire la democrazia e così sostenere il Paese. In questo modo possiamo aiutare le persone, non lasciare nessuno indietro”. Anche la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, si era espressa nei giorni scorsi nello stesso senso: “Il Senato, anche nell’emergenza, farà il suo, garantendo la continuità legislativa”. Oggi intanto anche Palazzo Madama, come già ieri la Camera, ha anticipato la chiusura alle 17.

Da Pd e Lega però continuano ad arrivare sollecitazioni per evitare il contatto fisico tra i parlamentari. Dice il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo: “Il ricorso al voto elettronico si può valutare, magari pensando a far esprimere i parlamentari dagli uffici dove solitamente lavorano, si sta ragionando”.

“Il voto a distanza -aggiunge- sarebbe ipotesi di buonsenso, visti i tempi, ma non è di facile realizzazione, primo perché bisogna comunque modificare il regolamento e poi bisognerebbe creare una piattaforma che consenta a tutti di poter votare”. Intanto, spiega, in capigruppo al Senato si è convenuto di “limitare all’indispensabile quelle che sono le votazioni, chiedendo, ad esempio, di unificare tutti i decreti Covid che ci sono in giro, in modo tale da rendere più semplice la cosa”. Per il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, “la democrazia non si può sospendere. Ci sono da convertire i decreti del governo per affrontare l’emergenza coronavirus La priorità è essere al servizio del paese. Stiamo studiando modalità eccezionali”.

Anche il responsabile organizzativo di Fdi, Giovanni Donzelli, è per il voto a distanza: “I Padri costituenti non potevano sapere della necessità e dell’esistenza delle video conferenze in situazione eccezionali come questa, e quindi dico: no alla democrazia sospesa per epidemia, è inaccettabile, e via libera al dibattito e al voto a distanza. Almeno per le commissioni, che hanno numeri piu’ facili da gestire”. Più complicato prevederlo per l’aula conviene il capogruppo di Fdi al Senato, Luca Ciriani: “Una sorta di ‘Convenzione telematica’? In futuro, forse, sì. Ma al momento, in piena emergenza coronavirus mi pare impraticabile, almeno per le Assemblee”.

Tanti però sono i contrari a prendere in considerazione il voto a distanza. A partire da Matteo Renzi: “Il Parlamento è la casa della democrazia, non deve chiudere mai, nemmeno durante la guerra”. Il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato, di Italia Viva la mette così: “Milioni di italiani stanno lavorando nelle fabbriche, negli ospedali, nel trasporto. Ognuno è chiamato a fare, in sicurezza, il proprio dovere. Noi parlamentari inclusi”. E anche sulla riunione dei capigruppo, osserva, è possibile mantenere le distanze di sicurezza e nulla osta che ci si presenti con mascherina e guanti.

Anche Pier Ferdinando Casini è contrario alla chiusura dell’aula: “In Parlamento bisogna andare, deve rimanere aperto, giusto scaglionare voto in aula, non si può chiudere” Casini boccia l’ipotesi di far votare solo i capigruppo: “No, lo aveva proposto anche Berlusconi vent’anni fa”.

No anche da Fi. Osserva Andrea Cangini: “Fermiamo almeno un attimo la deriva in corso, poniamoci il problema degli effetti simbolici e politici che il congelamento dell’attività parlamentare comporterebbe. E di conseguenza, solennemente, teniamo aperto il Parlamento”. Il capogruppo M5S al Senato, Gianluca Perilli taglia corto: “La questione del voto a distanza per ora è esclusa e spero non sia uno scenario che debba avvenire”.