Altronconsumo ha testato la qualità di 24 marche di tonno in scatola 

Altronconsumo ha testato la qualità di 24 marche di tonno in scatola

Pubblicato il: 17/03/2020 14:24

Altroconsumo ha testato la qualità di 24 marche di tonno in scatola, un alimento poco deperibile e sempre presente nelle dispense degli italiani. I giudizi, nel complesso sono buoni, ma non mancano le criticità, soprattutto su sale e mercurio. Il tonno in scatola, infatti, è diventato la conserva di mare più amata dagli italiani, ritagliandosi un posto fisso nelle dispense di ogni famiglia. Fa registrare numeri da capogiro. È presente nel 94% delle case. È portato in tavola settimanalmente da una persona su due. Ciascuno di noi ne consuma in media 4 chili l’anno. Un mercato da 1,1 miliardi di euro, in cui a far la parte del leone (88%) è il tonno sott’olio; quello “al naturale”, nonostante oggi gli alimenti leggeri e dietetici vadano di moda, resta ancora la scelta di una minoranza (GUARDA IL TEST).

Non c’è da stupirsi, rileva Altronconsumo, che il tonno in scatola goda di così tanto successo e metta d’accordo grandi e piccini: si presta a ricette veloci e sfiziose, è gustoso e capace di insaporire la più scipita delle insalate. È già cotto e pronto al consumo, ed è pure economico: se consideriamo il peso sgocciolato dei prodotti del nostro test, il prezzo medio è di 20 euro al chilo, con un minimo di 10 euro (Ardea), e un massimo di 44 euro (Consorcio).

Nonostante la pubblicità ci faccia vedere mari incontaminati e pesci guizzanti, intorno alla scatoletta di tonno si addensano però anche molti dubbi e sospetti. È tonno di qualità o di scarto? Da dove arriva? Quanto mercurio contiene? La scatola di latta rilascia sostanze nocive? C’è da fidarsi dell’olio d’oliva in cui è immerso? Per dissipare tutti questi dubbi Altroconsumo ha portato in laboratorio le scatolette di tonno dei marchi che più di frequente occhieggiano sugli scaffali dei supermercati, sottoponendo il loro contenuto alle analisi più disparate, tra cui la prova dei sensi, sia dei consumatori sia degli esperti. Un test quanto mai necessario perché poco o nulla del tonno si può giudicare a scatola chiusa.

E se non fosse per le informazioni che i produttori decidono spontaneamente di riportare in etichetta, non sapremmo neppure dove è stato pescato, perché questa indicazione non figura tra quelle obbligatorie per legge. Infatti, c’è chi ancora preferisce tacere la zona di pesca (cinque prodotti su 24). In ogni caso, scordiamoci il mar Mediterraneo e le storiche tonnare sicule o sarde. Il tonno da scatoletta arriva dall’altra parte del mondo, dagli Oceani Pacifico, Atlantico e Indiano.

Discorso analogo per la specie di tonno utilizzata, anche se stavolta quelli che non la dichiarano scendono a due: Nostromo basso in sale, che alle verifiche di laboratorio è risultato essere un tonno pinne gialle, e Athena (Eurospin), che invece è un tonnetto striato. A livello internazionale è quest’ultima la specie di tonno più utilizzata per le conserve sott’olio, perché è molto diffusa in tutti i mari caldi e temperati (ma poco nel Mediterraneo) e non è minacciata.

In Italia però non è ancora riuscita a surclassare l’osannato tonno pinne gialle, che ha carni sicuramente più pregiate, ma viene sfruttato in modo eccessivo e rischia l’estinzione. Infatti troviamo il pinne gialle in ben 16 scatolette su 24. Un altro elemento che sarebbe utile conoscere è il metodo di pesca usato. È un’indicazione trovata solo su nove prodotti e, tra questi, solo due i casi in cui si tratta del metodo più sostenibile, cioè la “pesca a canna”. Cosa che viene giustamente valorizzata nel nome stesso del prodotto: Rio Mare pescato a canna e Coop pescato a canna.

In laboratorio il tonno è stato in primo luogo sottoposto a un esame ispettivo, alla ricerca di difetti. Il tonno in scatola migliore non deve avere residui di pelle, lische o squame, macchie scure e simili. Nel complesso questo esame ha dato risultati per lo più buoni o addirittura ottimi, compreso quello delle cosiddette briciole, cioè quei pezzettini di pesce che galleggiano nell’olio, per cui la legge prevede comunque una tolleranza.

I pesci di grossa taglia come il tonno sono soggetti a contaminazione da mercurio, un metallo che può causare danni al sistema nervoso. Le donne in gravidanza e i bambini dovrebbero assumerne il meno possibile, per questo la legge prevede un preciso limite (1 mg per kg). Pur restando al di sotto di questa soglia, il tonno Maruzzella le si avvicina molto, e pertanto prende un pessimo. Ad Ardea e Rio Mare all’olio d’oliva va invece un’insufficienza, perché le concentrazioni di mercurio superano i 0,5 mg, cioè la metà del limite di legge.

A parte questi tre casi, tutti gli altri meritano voti tra il buono e l’ottimo. Quanto alla possibile contaminazione da stagno, dovuta alla banda stagnata della scatoletta, ci sono ottime notizie: tutti i campioni risultano puliti. Sfilza di voti negativi invece sulla quantità di sale. I produttori ne aggiungono troppo.

Un tonno in scatola di qualità ha carni chiare, sode e compatte. Gli esperti hanno valutato aspetto, odore, consistenza e sapore del tonno. Nessuna insufficienza, ma sono solo tre i prodotti promossi a pieni voti (Angelo Parodi, Mareblu Leggero e Conad). L’assaggio dei consumatori ne ha invece buttati giù dalla torre ben sette. Quelli che sono piaciuti di più sono i due prodotti As do Mar e Selex (marchio di insegne come A&O, Famila, Mercatò, SuperElite ed Emisfero).