Ad azienda vaccino Covid19 lettere da oltre 100 italiani per fare da cavie  

Ad azienda vaccino Covid19 lettere da oltre 100 italiani per fare da cavie

Pubblicato il: 18/03/2020 14:12

di Barbara Di Chiara

Lettere ed email da oltre 100 italiani “che ci stanno scrivendo ogni giorno per dare la loro disponibilità a partecipare alla sperimentazione clinica del nostro candidato vaccino contro Covid-19, che avverrà verosimilmente prima della fine dell’estate, al massimo a inizio autunno, dopo i test su modello animale in programma a giugno. Persone che mandano bellissime lettere, come quella di un 75enne che si è messo a disposizione perché, secondo lui, ormai ha fatto la sua vita. O quella di un giovane 20enne che ha sottolineato di essere in piene forze per affrontare una sperimentazione”. A raccontarlo all’Adnkronos Salute è Matteo Liguori, managing director di Irbm SpA, società con sede a Pomezia che sta collaborando, attraverso la sua divisione vaccini Advent Srl, con lo Jenner Institute dell’Università di Oxford (Regno Unito) per la produzione di un vaccino dal nome provvisorio ‘ChAdOx1 nCoV-19’.

Liguori precisa che sarà probabilmente l’istituto inglese a eseguire le sperimentazioni in Inghilterra, “per evitare di dare false speranze a chi ci scrive”, ma segnala di essere stato “veramente colpito dalla persone che con il cuore in mano si rendono disponibili ai test. Questo ci dà una grande spinta in più, consci dell’attesa e della fiducia che queste persone ripongono in noi. Le lettere che riceviamo sono davvero molto umane, nessuno vuole accaparrarsi il possibile vaccino, ma semplicemente vuole fare un gesto per tutta la comunità. D’altro canto la popolazione italiana sta davvero facendo di tutto per sconfiggere questa epidemia, dal rimanere a casa, al raccogliere fondi”, fino al proporsi come cavie umane per testare su di loro un possibile vaccino.

Dei molti progetti in corso all’estero e anche in Italia per trovare uno ‘scudo’ contro il nuovo coronavirus, spiega ancora Liguori, “il nostro ha 3 caratteristiche che lo differenziano: prima di tutto, è un progetto interamente finanziato e non, al contrario di altri, in cerca di fondi per partire. Secondo, ci avvaliamo di una piattaforma tecnologica già approvata e provata per altri vaccini. Terzo, abbiamo creato con Oxford un partenariato non certo improvvisato per lo studio di vaccini: i nostri partner hanno una grandissima esperienza nel campo dei coronavirus. Abbiamo affrontato delle difficoltà per l’aumento della diffusione dell’epidemia a livello europeo, ma è fortissimo da parte di tutti il desiderio di accelerare l’avanzamento del progetto in ogni modo. I nostri collaboratori lavorano anche di sabato e domenica, senza sosta: entro l’estate saranno pronte per i test sugli animali entro l’estate le prime 1.000 dosi. E auspichiamo che la sperimentazione sull’uomo possa iniziare in autunno, fra settembre e ottobre”.

“Abbiamo avviato da pochi giorni – spiega il managing director – le procedure per il primo lotto. E per la produzione del vaccino riusciremo molto probabilmente ad accorciare i tempi rispetto agli iter tradizionali proprio perché utilizziamo una piattaforma già impiegata con successo più volte per altre malattie infettive”.

Il vaccino con un ‘cuore italiano’ è costruito utilizzando una versione non ‘pericolosa’ di un adenovirus, quello che causa il raffreddore. L’adenovirus è stato modificato in modo da non riprodursi nel nostro organismo e inserendo all’interno del genoma adenovirale il codice genetico necessario alla produzione della proteina ‘Spike’ del coronavirus, in modo da permettere all’adenovirus l’espressione di questa proteina in seguito alla somministrazione del vaccino.

Ciò comporta la produzione di anticorpi contro la proteina ‘Spike’ che si trova sulla superficie dei coronavirus. Negli individui vaccinati, gli anticorpi prodotti contro la proteina ‘Spike’, possono legarsi al coronavirus che è entrato nell’organismo umano ed impedirgli di causare un’infezione.

L’inoculo virale del siero per metà italiano è stato prodotto nella Clinical Biomanufacturing Facility di Oxford ed è stato trasferito nei laboratori di Advent a Pomezia, che sta appunto procedendo alla sviluppo e alla produzione di 1.000 dosi di vaccino da utilizzare per i test clinici.