Il poliziotto-scrittore: “Bergamo è spettrale, silenzio rotto solo da ambulanze” 

Il poliziotto-scrittore: Bergamo è spettrale, silenzio rotto solo da ambulanze

Pubblicato il: 19/03/2020 18:08


di Sibilla Bertollini

Bergamo non dimenticherà mai la lunga fila dei camion militari carichi di bare che escono dalla città perché al camposanto non c’è più posto. Sono giorni cupi nella città tra le più colpite dall’emergenza sanitaria da coronavirus. Oltre ai malati, ora vengono trasferiti altrove anche i cadaveri per essere cremati. “Bergamo è solo lo specchio di un Paese. Bergamo siamo tutti noi. E allora l’atto più saggio che possiamo fare oggi è quello di specchiarci in questa realtà, in questa città”, dice all’Adnkronos il poliziotto-scrittore Maurizio Lorenzi, in arte MaLo, esprimendo tutto il suo dolore, come cittadino di Bergamo, per il dramma che ha investito la sua città.

“Nella nostra città è arrivato l’Esercito per trasportare le bare dei defunti perché il cimitero è saturo e non è più possibile cremare i nostri cari. Siamo ben oltre le 25 cremazioni giornaliere. Pensando a questo dobbiamo capire la portata del fenomeno che stiamo affrontando -esorta l’autore di ‘Eroi senza nome’ – Quindi, cittadini vi prego rimanete in casa. Gli ‘altri’ in questo momento siamo tutti noi. Non abbassate la guardia – è l’appello del poliziotto -, è necessario vivere questa emergenza in modo responsabile e non andare in giro. La sensazione qui è che siamo stati lenti a percepire la gravità dell’epidemia e anche ad adeguarci di fronte all’emergenza. In altre parti d’Italia non fate questo errore. Restate a casa”.

La città in queste ore è spettrale, è inanimata – testimonia il bergamasco Lorenzi – Il silenzio è tornato a dominare le strade, interi quartieri. Ma è come se questo silenzio si sia trasformato in suono assordante. Un silenzio surreale rotto solo dalle sirene delle tante ambulanze che transitano nelle vie dirette agli ospedali cittadini. Al loro arrivo ingolfano le entrate: lì si crea una lunga colonna di mezzi che aspettano il proprio turno. Non faccio fatica a dire che è come stare in guerra. Nessun di noi ha mai visto niente di simile, un’emergenza sanitaria di questo tipo. L’incertezza della scadenza temporale indefinita ci pone poi davanti tanti interrogativi. Con un senso di ansia, sembra aver perso i nostri punti di riferimento delle nostre quotidianità ormai stravolte. Questo tempo della sofferenza è un’opportunità invece per cercare un nuovo equilibrio e nuove priorità. Un dolore che può essere trasformato in forza. Ritrovarci domani come atleti ai blocchi di partenza”.

Lo scrittore invita poi a una riflessione sulle tante persone anziane che popolano l’Italia. “Loro qui vengono portati via senza possibilità di essere salutati dai propri cari. Non si celebrano funerali, non c’è condivisione per l’ultimo saluto, un momento di vicinanza tra parenti e amici. E allora, per favore, non usiamo più quella odiosa frase che ho sentito più volte: ‘be’ tanto erano anziani?’. Loro sono stati giovani come noi e magari migliori di noi. Sanno regalare buon senso e saggezza, merce sempre più rara oggi in un mondo dove si nega l’esistenza della morte e si vive come se fossimo eterni giovani. Gli anziani sono maestri, sanno ascoltare, sorridere, sanno riconoscere la passione vera in un giovane. Sanno ancora chiedere ‘come stai?’ Mentre sentirselo dire dai giovani è abbastanza raro”, conclude Lorenzi.