Coronavirus, Morrone: “L’amico Tedros è ora la persona giusta a capo Oms” 

Coronavirus, Morrone: L'amico Tedros è ora la persona giusta a capo Oms

Pubblicato il: 24/03/2020 17:00

In questa crisi sanitaria scatenata da Covid-19, Tedros Adhanom Ghebreyesus “è proprio il direttore Generale che avrei voluto a capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità”, “una persona molto preparata, che non è mai stato un burocrate ma ha sempre lavorato nella sanità sul campo” e in questa situazione, sin dall’inizio ha gestito l’emergenza “con grande trasparenza e indicazioni chiare”, con un impegno “a combattere speculazioni e fake news” lavorando in nome “della scienza e della solidarietà”. A parlare all’Adnkronos Salute è Aldo Morrone, direttore scientifico dell’Istituto dermatologico San Gallicano Irccs di Roma, amico di lunga data del Dg dell’Oms, con il quale in Etiopia, paese di origine del “primo capo africano” dell’Organizzazione Onu per la salute, ha lavorato molto. Tedros “è stato molte volte qui da noi a Roma, ha molta simpatia per l’ Italia e una particolare passione per il parmigiano”, rivela.

Nell’emergenza coronavirus “sin dall’inizio ha fatto in modo, grazie anche ai suoi buoni rapporti con la Cina, che il governo di Pechino intervenisse immediatamente senza perdere altro tempo e soprattutto nel modo più trasparente possibile, una volta arrivati i primi dati da Whuan, taciuti nei primi giorni, secondo Pechino, dai dirigenti locali. E’ andato in Cina ed è stato uno dei primi che ha capito che stava nascendo una pandemia. Ha dato da subito indicazioni precise su cosa fare e cosa non fare, perché l’Oms è un’agenzia Onu deputata a dare indicazioni, non avendo sue risorse economiche. Per questo Tedros – sottolinea Morrone – ha parlato di ‘solidarietà e scienza’, chiedendo ai paesi più ricchi e sviluppati di dare un contributo a paesi più poveri, per esempio ha fatto in modo che in Africa si allestissero laboratori per fare i tamponi, che arrivassero quindi le strumentazioni e che fossero inviati dei medici esperti”.

E ancora, secondo Aldo Morrone, il dg dell’Oms “ha dato indicazioni precise, come quella del lavaggio delle mani e della lotta alle fake news, e lo ha fatto in maniera molto trasparente, perché quando ci sono grandi emergenze si corre il rischio che qualcuno tenti di speculare, per esempio sulla vendita di medicinali, disinfettanti o sistemi di decontaminazione, laddove l’indicazione Oms è sempre stata ‘lavate le mani con acqua e sapone'”.

“Sono contento che sia arrivato a dirigere l’Oms un esperto di salute come lui“, prosegue Morrone, ricordando di aver conosciuto Tedros nel 1991, “alla fine della guerra contro il regime di Menghistu, quando lui era già direttore del ministero della Salute della regione del Tigray, nel nord dell’Etiopia, uno dei suoi primi incarichi pubblici. Nato ad Asmara nel ’65 quando Etiopia ed Eritrea erano un unico paese, lui ha fatto parte di coloro che combattevano contro il regime di Mengistu, lotta combattuta soprattutto in quelle regioni, che lo ha visto impegnato particolarmente anche con perdite personali in famiglia”.

“All’epoca c’erano pochissimi medici, c’erano solo un ospedale a Makallè, dove noi abbiamo lavorato a lungo insieme, c’erano malattie infettive molto diffuse. Il suo impegno per garantire la sanità, le vaccinazioni nel contro le malattie infettive nei bambini, e per la formazione dei medici è stato instancabile per raggiungere obiettivi fondamentali di salute per quelle aree. Grazie a questo suo impegno, nel 2005 è diventato ministro della Sanità dell’Etiopia, e in questo ruolo ha avviato una serie di collaborazioni con grandi organizzazioni internazionali, dalla Fondazione Carter a quella di Bill & Melinda Gates, all’Us Aid che hanno dato un grande contributo al paese, con investimento di risorse. Grazie a lui in Etiopia si è ridotta la mortalità materno-infantile, sono state aperte molte università, ben 4 facoltà di medicina nel Tigray con le quali noi abbiamo collaborato. Poi divenuto ministro degli Esteri, ha continuato a fare in modo che le grandi agenzie straniere investissero nel paese africano”.

E ancora – ricorda Morrone “con lui abbiamo lavorato moltissimo sulla malaria, settore in cui è molto preparato. Abbiamo pubblicato lavori scientifici e ricevuto un premio delle Nazioni Unite per le campagne di contrasto sia attraverso la diffusione delle zanzariere che di un farmaco a base di artemisinina”. Oggi “come direttore dell’Oms – aggiunge – sta mettendo in pratica uno dei suoi leitmotiv cioè che ‘ si può e si deve vivere in salute a prescindere da dove si nasce o si risiede’. Sono orgoglioso del nostro rapporto e della nostra amicizia. L’augurio è che, quando sarà vinta la battaglia contro Covid-19, torni a trovarci a Roma, e si possa cenare insieme qui a Trastevere, che lui conosce molto bene”.