Coronavirus, Antonio Albanese: “I ricercatori non sono eroi, sono divinità”  

Coronavirus, Antonio Albanese: I ricercatori non sono eroi, sono divinità

Antonio Albanese in una scena della serie ‘I Topi’

Pubblicato il: 02/04/2020 12:41

Sono chiuso in casa dal 6 marzo, rispettando tutti i protocolli dettati dalle autorità, anche perché mi sembra che stiano dando dei risultati e non mi sembra che ci siano alternative al distanziamento sociale. Così mi sto dedicando alle cose per le quali di solito mi manca il tempo, come leggere di più”. A parlare così all’Adnkronos della sua quarantena milanese è l’attore e regista Antonio Albanese, che torna in questi giorni con la seconda serie de ‘I Topi’, la fiction con cui racconta in chiave comica, ridicolizzandola, la mafia, che arriva con 6 nuovi episodi da domani su RaiPlay e dal 18 aprile su Rai3.

Sulla pausa imposta dal virus ai set cinematografici e televisivi, Albanese ammette: “Non possiamo non essere preoccupati ma come lo sono tanti altri settori. Sono molto fiducioso e ottimista sul fatto che, appena si potrà, ci sarà una voglia di ripartire con più gioia e entusiasmo. Siamo un popolo meraviglioso ne sono sempre più convinto. Ora non possiamo fare altro che rispettare questi domiciliari”.

“E facciamone – sottolinea – un’occasione per trovare in noi la forza. E per capire alcune cose fondamentali, per esempio quanto sia importante investire nella ricerca. E quanto sia assurdo che i ricercatori che possono cambiarci la vita, come ce l’hanno già cambiata in settori come l’oncologia, guadagnino spesso meno di 1.500 euro al mese. Ecco, questi non sono eroi, sono divinità. E bisognerà ricordarselo anche quando l’emergenza sarà passata. Io sostengo da anni l’Istituto Nazionale Tumori di Milano, soprattutto per la ricerca. E la parola che ho scelto per la loro campagna è ‘Aiutiamoci’. Perché è questa la chiave: aiutando loro, aiutiamo noi”, conclude l’attore e regista.