Coronavirus: Bocia (leader ultras Atalanta), ‘noi volontari ospedale, fatto ciò di cui c’era bisogno’ 

Bocia (ultrà Atalanta), 'aiuti per ospedale? Abbiamo fatto quello di cui c'era bisogno'

Pubblicato il: 04/04/2020 15:51

di Silvia Mancinelli

“Non serve pubblicità. Abbiamo fatto quello per cui tutti i cittadini vengono chiamati in causa, che siano tifosi, che siano della bocciofila o artigiani comuni: abbiamo fatto quello che era giusto fare, perché ce n’era bisogno”. Claudio “Bocia” Galimberti, leader degli ultras bergamaschi dell’Atalanta, si schernisce con l’Adnkronos quando commenta il gran lavoro del “suo gruppo” per l’ospedale Covid alla Fiera. Il suo gruppo fa parte di quell’esercito di volontari che ha dato braccia e cuore per realizzare in fretta e furia la struttura dell’emergenza. “Gli alpini hanno chiamato persone, conoscenti per sapere chi fosse disponibile e hanno trovato anche gli ultras. Non una cosa nuova per noi, anche durante l’alluvione del 2000 nella Vall’Imagna eravamo presenti, a livello economico con collette durante le partite allo stadio quando si accumulano 20mila persone, facciamo il possibile per dare una mano non solo alle nostre terre ma anche quando c’è stato il terremoto dell’Aquila e nel centro Italia”.

Lui, che in questi giorni piange uno zio che non può salutare, è stato tra i principali fautori dello stop al campionato. Bocia, un capo ultras, al quale – assicura senza esitazioni – il calcio non manca. “Siamo in guerra – dice serio – abbiamo il cuore in frantumi, ci sono i militari che portano via i nostri genitori, i nostri nonni, e non sappiamo nemmeno dove. Una epidemia così nella propria città è una cosa che non auguro a nessuno. E’ una cosa che ti toglie il fiato, sei impotente, piangi da solo e sbatti la testa contro il muro, sei davvero un’altra persona rispetto a quello che sei sempre stato perché questa cosa è epocale e se non la vivi sulla tua pelle non puoi capirla. Troppo grande il dolore, assurdo. C’è spavento negli occhi della gente, lo sguardo è scavato anche nei 30enni, nei 40enni, non solo negli anziani e mi auguro che le restrizioni siano così rispettate da non permettere altrove la diffusione del contagio come è capitato da noi”.