Mali, Avvenire: in un video la prova che padre Maccalli è vivo 

Mali, Avvenire: in un video la prova che padre Maccalli è vivo

Dal profilo twitter del quotidiano Avvenire

Pubblicato il: 06/04/2020 12:27

Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiacchio sono vivi. A dimostrarlo un filmato di soli 24 secondi che sarebbe stato girato nel nord del Mali pochi giorni fa”. A darne l’annuncio è ‘Avvenire’, il quotidiano della Cei, sul suo sito internet e sui canali social, specificando che “il gruppo jihadista che ha contattato indirettamente il nostro quotidiano non si è però identificato”.

Nel video si ascoltano le due voci: “Mi chiamo Pier Luigi Maccalli, di nazionalità italiana, oggi è il 24 marzo”, inizia il breve audio ottenuto grazie a una fonte di ‘Avvenire’ che preferisce mantenere l’anonimato. E, a seguire, “Mi chiamo Nicola Chiacchio”. Qui finisce la registrazione.

“Come ulteriore prova di vita – riferiscono da ‘Avvenire’ – abbiamo richiesto un fermo-immagine del video: i due ostaggi sono seduti uno di fianco all’altro. Maccalli a sinistra con gli occhiali scuri, la sua abituale barba bianca e folta, e un vestito tradizionale. Chiacchio, anche lui vestito tradizionalmente e con la barba lunga. Sono entrambi dimagriti”.

Il quotidiano della Cei ricorda che “Maccalli, religioso della Società delle Missioni Africane (Sma), era stato sequestrato la sera del 17 settembre 2018 nella missione di Bomoanga, a circa 150 chilometri dalla capitale nigerina Niamey. Da allora, non si avevano più notizie sulla sua sorte. Chiacchio, di cui si sanno poche cose, è stato rapito alcuni anni fa, probabilmente in Mali, mentre viaggiava nella regione come turista”.

La Procura di Roma ha delegato i carabinieri del Ros per acquisire il video in cui compaiono i due ostaggi italiani rapiti in Africa. Sulla vicenda a piazzale Clodio il pm Sergio Colaiocco ha un fascicolo di indagine aperto in cui si ipotizza il reato di sequestro con finalità di terrorismo.

Fonti della Farnesina confermano che l’Unità di Crisi, in stretta collaborazione con la presidenza del Consiglio e autorità giudiziaria, segue con il massimo impegno fin dall’inizio i due casi tenendo regolari contatti con i rispettivi familiari. Come in tutte le situazioni analoghe e alla luce della delicatezza della vicenda, è necessario da parte degli organi istituzionali e richiesto a tutti gli organi di stampa il massimo, dovuto riserbo nell’interesse esclusivo dei connazionali, sottolineano le fonti.