Coronavirus, Gallera: “238 morti in Lombardia” 

Coronavirus, Gallera: 238 morti in Lombardia

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Pubblicato il: 08/04/2020 18:13

Cala il numero dei decessi in Lombardia, sono 238 in un giorno, facendo arrivare il totale delle persone morte a 9.722 dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Lo ha detto l’assessore al Welfare, Giulio Gallera, facendo il punto sull’emergenza sanitaria. Quanto al numero dei pazienti dimessi e in isolamento domiciliare si assesta a 15.147, di cui 649 con almeno un passaggio in ospedale. Il numero totale dei tamponi effettuati sale invece a 167.557. “E’ un dato che ogni giorno si riduce progressivamente – ha spiegato Gallera – un ultimo dato negativo che si sta dimensionando costantemente. Siamo molto vicini a un momento in cui il primo tempo della nostra battaglia è finito. Il traguardo è molto vicino e vogliamo raggiungerlo a tutti i costi. Non dobbiamo allentare l’attenzione adesso e trascorrere una Pasqua in casa’. “Dovremo stare attenti – ha spiegato Gallera – secondo gli esperti potrebbero esserci altre ondate, dovremo cambiare le nostre abitudini di vita per evitare che altre ondate possano avere la stessa forza delle ultime 7 settimane. Dobbiamo fare tesoro dell’esperienza ed essere contenti del grande sforzo messo in campo. Il risultato è vicino ma non si può allentare l’attenzione adesso, dobbiamo essere determinati”.

LA ‘BOMBA ATOMICA’ – “In queste settimane abbiamo sentito da molti fare paragoni sull’emergenza sanitaria tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ma non si possono fare paragoni tra quello che è successo qui e quello che è successo nelle altre due regioni: in Lombardia c’è stata una bomba atomica, il virus ha girato indisturbato per almeno 20 giorni prima di essere individuato, nelle altre regioni questo non è avvenuto”. “In Veneto – ha sottolineato Gallera – il focolaio è stato subito individuato a Vo’ Euganeo e non ha visto il virus muoversi in modo indisturbato, quindi subito si è riusciti con tempestività a tamponare. L’Emilia è stata toccata particolarmente solo nella zona di Piacenza. Il paragone non è possibile per la diversa modalità di diffusione dell’infezione e chi lo fa non lo fa con onestà intellettuale”.

I NUMERI DI MILANO – Nella provincia di Milano si contano 12.039 positivi al coronavirus, con un incremento di 252 unità (ieri erano stati 249). Nella sola città di Milano, si è registrato un aumento di +80 rispetto a ieri, toccando quota 4.824. “Il dato è stabile – ha detto Gallera – la linea dei contagi a Milano è quella più alta di tutte le altre province anche se la città ha una popolazione di 1,3 milioni di abitanti, e paragonati alla densità della popolazione i numeri sono più contenuti”. Tuttavia, “su Milano l’attenzione deve rimanere più forte che altrove” ha precisato Gallera, spiegando che si è comunque in una “fase discendente”. A Bergamo e Brescia, così come a Lodi e Cremona, ha spiegato l’assessore, “la linea si sta piegando verso il basso”. A Bergamo il numero dei positivi è di 9.931 (+63), a Brescia 9.909 (+315), a Como 1.542 (+17). A Cremona i positivi sono 4.422 (+49), mentre a Lecco 1.755 (+24). A Lodi si contano 2.347 casi (+26), mentre nella provincia di Monza e Brianza 3.264 (+58). Mantova tocca quota 2.216 positivi (+74), Pavia 2.823 (+88), Sondrio 636 (+16) e Varese 1.348 (+22).

IL NODO DEI DATI E DEI TAMPONI – “Mi ha molto stupito, oltre che amareggiato, la nota del 6 aprile nella quale la Federazione degli Ordini dei medici della Lombardia formula un vero e proprio atto d’accusa verso la Regione per la gestione dell’emergenza Covid. E’ davvero sorprendente che professionisti dai quali ci si attende la piena comprensione di quanto è accaduto, oltre che la fattiva collaborazione in un momento così difficile, si limitino ad elencare, in modo poco produttivo e accademico, presunte mancanze che sono totalmente smentite dai fatti”. Inizia così la missiva che l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera ha indirizzato al presidente FROMCeO, Gianluigi Spata. “E la sorpresa è ancora maggiore se le accuse provengono da chi, come giustamente ricordate, è un organo sussidiario dello Stato e non già una sigla sindacale. E ciò, aggiungo, senza che sia stata espressa alcuna considerazione sull’enorme lavoro che il sottoscritto e l’intera Direzione Generale Welfare hanno fatto e stanno ancora facendo dal primo istante di questa emergenza“, aggiunge Gallera “confermando il massimo apprezzamento per tutti gli operatori sanitari lombardi per l’abnegazione e l’umanità con cui stanno affrontando questo terribile momento”. La speranza è che, “d’ora in avanti, possiate abbandonare questo sterile atteggiamento accusatorio ed essere realmente al nostro fianco”, conclude l’assessore.

“Mi limito a ricordare che nelle fasi iniziali dell’epidemia i tamponi sono stati eseguiti anche ai contatti stretti di caso asintomatici” replica Gallera ai medici lombardi che gli contestano l'”esecuzione dei tamponi ai soli pazienti ricoverati”. Successivamente la Direzione generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, con circolare 6337 del 27 febbraio 2020 ha modificato le linee guida raccomandando l’effettuazione del test ai soli sintomatici, proprio per la necessaria finalizzazione delle risorse in un contesto epidemiologico assai impegnativo”. Così l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera replica alle accuse dei medici lombardi che gli contestano l'”esecuzione dei tamponi ai soli pazienti ricoverati”. Nella lettera di risposta indirizzata a Gianluigi Spata, l’assessore sottolinea che “In ogni caso, è stata sempre tenuta alta l’attenzione sull’isolamento dei soggetti interessati, sia sintomatici, sia contatti stretti di caso”, richiamando la nota della Direzione Generale Welfare del 3 marzo 2020 “che sottolinea anche il ruolo fondamentale del medico di medicina generale per il monitoraggio delle condizioni dei soggetti in isolamento”.

“La sorveglianza epidemiologica, meglio detta contact tracing, è stata, effettuata sin dai primi contagi, su direttiva della Direzione generale Welfare, da parte dei Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria delle Ats, che, a seguito di comunicazione di caso sospetto da parte del medico e di conferma del test positivo, hanno proceduto – e procedono tutt’ora – alla ricerca dei ‘contatti stretti’ mediante interviste mirate; i contatti vengono poi a loro volta intervistati, così da ottenere informazioni circa il loro stato di salute, nonché per prescrivere, ove necessario, il regime di quarantena e le relative modalità di svolgimento”.

La Regione Lombardia “ha raccolto tutti i dati possibili che hanno costituito la base per i provvedimenti man mano adottati (tra cui l’ordinanza per la zona rossa nel basso lodigiano e la proposta, non accolta, di analoga zona rossa nella bergamasca)”. L’assessore Gallera replica così all’accusa di “mancanza di dati sull’esatta diffusione dell’epidemia”, avanzata dalla Federazione degli Ordini dei medici della Lombardia. In una mail di risposta indirizza al presidente FROMCeO, Gianluigi Spata, l’assessore Gallera, sottolinea come “i dati sono raccolti secondo l’impostazione indicata dalla Protezione civile nazionale e sono quotidianamente inviati alla stessa Protezione civile oltre che all’Istituto Superiore di Sanità”. Ai dati può accedere chiunque, collegandosi a un apposito sito, “con una trasparenza che, probabilmente, è unica nel panorama mondiale”. “Aggiungo che la Direzione generale Welfare – sottolinea Gallera -, non paga della metodologia di raccolta dei dati indicata dalle Autorità nazionali, ha avviato, mediante l’Osservatorio epidemiologico Regionale, una specifica indagine sui dati di mortalità di questo periodo, proprio al fine di cogliere la reale portata degli effetti del Covid sul territorio regionale”.

“Ancor più di ‘matrice mediatica’ è l’accusa relativa alla mancanza di dispositivi di protezione individuale, accusa che, come organo sussidiario dello Stato, dovreste indirizzare altrove, magari rileggendo l’articolo 117 della Costituzione e la competenza, dallo stesso prevista, in materia di profilassi internazionale”. “In ogni caso, mi piace ricordare che Regione Lombardia, che non ha titolo (né giuridico né finanziario) per dotazioni straordinarie di dispositivi, ha ordinato oltre 300 milioni di mascherine di varia tipologia delle quali 15 milioni già acquisite e distribuite; mentre dalla Protezione civile nazionale sono giunte circa 7 milioni di mascherine delle quali la metà è risultata priva dei requisiti di conformità”, scrive nella lettera con cui replica ai medici. “Aggiungo che Regione ha anche affiancato e agevolato la conversione della produzione di alcune aziende del nostro territorio, che adesso assicurano una disponibilità di 900.000 pezzi al giorno . Tralascio, poi, gli acquisti di tutto ciò che è servito a raddoppiare i posti di terapia intensiva negli ospedali e a decuplicare i posti di subintensiva e, da ultimo, ad assicurare una adeguata sorveglianza territoriale mediante telemonitoraggio. Insomma, anche in tal caso, Regione Lombardia ha fatto e sta facendo la sua parte”.

GLI OSPEDALI– “La pressione creatasi sugli ospedali è solo la conseguenza delle gravi condizioni cliniche dei tanti pazienti ai quali è stata sempre offerta assistenza, modificando, in pochi giorni, l’assetto degli ospedali e moltiplicando i posti disponibili, sia di degenza che di terapia intensiva e subintensiva” replica Gallera ai medici lombardi che gli imputano “un mancato governo del territorio”. “Un vero e proprio miracolo, reso possibile grazie al lavoro dell’Unità di crisi regionale, delle Direzioni strategiche e dei tanti operatori sanitari che hanno addirittura accettato di svolgere attività diverse da quelle di stretta competenza per fare ciò di cui vi era e vi è ancora bisogno”. “Risulta davvero difficile capire come si possa paragonare la situazione lombarda a quella di altre realtà: paragone che denota, ancora una volta, la incapacità, si spera solo colposa, di leggere e interpretare i dati e di comprendere le azioni intraprese. Azioni che – mi preme evidenziare – sono state oggetto di apprezzamento da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha chiesto alla Direzione generale Welfare di redigere un apposito compendio che possa essere di ausilio ad altri Paesi”, sottolinea l’assessore. (segue) Quanto alla lamentata carenza di protocolli di terapia sul territorio, “è sufficiente leggere la nota della Direzione generale Welfare del 3 aprile che, oltre a fornire indicazioni ai medici di medicina generale per l’assistenza dei pazienti Covid in collaborazione con le Usca, contiene specifiche disposizioni, nell’allegato 3, anche sui protocolli prescrivibili sul territorio dal Mmg/Pls. Tale nota consegue alla Dgr 2986 del 23 marzo 2020 che, come noto, delinea il ruolo fondamentale del medico medicina generale nella sorveglianza e nella presa in cura territoriale”.