Gli Imam a Salvini: “Preghiamo a casa, vita viene prima” 

Gli Imam a Salvini: Preghiamo a casa, vita viene prima

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Pubblicato il: 08/04/2020 13:03

di Elena Davolio

“E’ Dio-Allah che ci indica che la salute dei fedeli è la prima cosa da tutelare”. Anche l’imam della moschea di Roma, Sami Salim, risponde picche all’appello del segretario della Lega Salvini di aprire le chiese per a Pasqua. L’Imam, all’Adnkronos, osserva: “La salute è la cosa più importante anche per la religione. Dio-Allah ha dato la retta via per tutti, per il mondo e ci dice che con la salute non dobbiamo rischiare. Come responsabili di comunità poi non possiamo mettere a repentaglio la vita delle persone”. Pasqua a porte chiuse dunque. “Capisco che è una festa – aggiunge l’imam Salim della moschea di Roma – ma davanti al rischio della vita non c’è altro da fare che chiudere. Non è una questione di coraggio, è indice di responsabilità per la comunità globale”.

“Salvini più che politica fa della demagogia”. Contrario anche l’imam Jahya Pallavicini, vicepresidente del Coreis: “Salvini fa più demagogia che politica. Dovrebbe saperlo anche lui che una chiesa aperta ora può contribuire a creare focolai e poi non ci sarebbe più la tracciabilita’ del contagio”. Il vicepresidente del Coreis sintetizza all’Adnkronos: “Alla Mecca, né visite né preghiere. Chiusa. I minareti continuano i canti e le preghiere ma per l’emergenza coronavirus anziché dire ‘Venite alla preghiera’ dicono ‘Pregate in casa’. Si tratta di vivere la fede con sensibilità e intelligenza. Gli assembramenti possono diventare focolai. Salvini dovrebbe conoscere i pericoli”.

“Salvini, Dio è ovunque, la vita non ha prezzo. Preghiamo tutti in casa obbedienti alle regole”. Anche l’Imam Zargar della comunità islamica della Liguria boccia senza appello l’appello Salvini. “Chiese o moschee non fa differenza – afferma all’Adnkronos l’imam. Zargar – devono rimanere chiuse. Il coronavirus è un virus così potente che non si può abbassare la guardia”. L’Imam lancia quindi una stoccata al segretario della Lega: “Ma Salvini all’inizio dell’emergenza non voleva chiudere tutto? Ora che è cambiato?siamo davanti ad una pandemia globale. Giustissimi i divieti. Noi comunichiamo tassativamente per telefono nella nostra comunità. La vita viene prima di tutto”. L’Imam ricorda che per evitare ogni rischio di contagio “le moschee sono state chiuse immediatamente. Anche la Mecca è chiusa e non può che essere così. Salvini, preghiamo in casa”.

“Non ho parole per definire Salvini, per farsi pubblicità se ne approfitta sulla pelle dei morti”, il commento all’Adnkronos di Abdelhafid Kheit, Imam di Catania e Presidente della comunità islamica in Sicilia. “Quello di Salvini – spiega l’Imam – è un modo sbagliato di ragionare, ma lui non è mica un religioso per poter dettare ai fedeli quello che devono fare. Salvini lo fa solo per farsi pubblicità, campagna elettorale, ma non penso sia il momento. In questo momento dobbiamo essere tutti uniti, governo, opposizione, tutti, per affrontare questo male che ha messo in ginocchio l’Italia e il mondo”. Anche “la nostra fede – aggiunge l’Imam – ci obbliga a rispettare le misure del governo e a sensibilizzare la gente. E vero che ci sono dei fedeli che tengono molto alla preghiera, ma possono pregare in casa, come ha detto Papa Francesco, e ognuno fa della propria casa una chiesa, una moschea, una sinagoga”.

L’idea di Salvini, prosegue Abdelhafid Kheit, “porterebbe a vanificare i sacrifici fatti finora, ecco perché noi non dobbiamo ascoltarlo, dobbiamo ascoltare gli uomini di buon senso e di buona volontà, e non gente che cerca di approfittarsene mettendo al primo posto il suo partito invece del suo Paese, invece dei bisognosi. Alla fine, a prescindere da chi governa, c’è di mezzo l’Italia”. In conclusione, l’Imam afferma di non avere “parole per definire una persona come Salvini, che cerca di approfittarsene sulla pelle dei morti. Vedendo le bare trasportate dall’esercito, vedendo questo dramma, non bisogna mai farlo”.

Jamal Ezzine, imam della moschea di Cosenza e presidente del Centro culturale islamico, spiega all’Adnkronos come la comunità musulmana cosentina stia gestendo l’emergenza coronavirus. Nei giorni scorsi ha ricevuto il plauso del reparto di Ematologia dell’Ospedale di Cosenza dopo aver aderito all’appello di donare il sangue per i pazienti in dialisi, recepito di buon grado dagli islamici cosentini che hanno subito risposto recandosi in massa nel nosocomio per i prelievi. “Nella nostra moschea, come in tutte quelle del resto d’Italia, – dichiara l’ingegnere Jamal Ezzine – abbiamo seguito i decreti in vigore per ridurre i contagi da Covid-19. Abbiamo sospeso tutte le attività del centro islamico in città e nella provincia di Cosenza. Ognuno prega a casa sua”.

“Tra 15 giorni – ricorda l’imam Ezzine – inizierà il Ramadan, che è il periodo in cui le moschee sono sempre aperte, se la situazione è questa però resteranno chiuse. Nella nostra fede se una forza maggiore impedisce ai fedeli di recarsi nel proprio luogo di culto a fare la preghiera, la ricompensa divina non viene meno perché quello che conta sono le intenzioni. Non è per noi necessario aprire le moschee. Chiediamo ai musulmani cosentini di rispettare le leggi anticontagio e pregare per tutti affinché a breve si torni alla normalità. Sulla proposta di Salvini di riaprire le chiese a Pasqua saranno i fratelli ed amici cristiani cattolici ad esprimersi e valutare come agire”.