Wuhan ‘riparte’, BoJo in terapia intensiva e Trump contro Oms 

Wuhan 'riparte', BoJo in terapia intensiva e Trump contro Oms

(Foto Afp)

Pubblicato il: 08/04/2020 15:58

Boris Johnson ha trascorso una seconda notte in terapia intensiva. Le sue condizioni sono “stabili” e BoJo – di “buon umore” – sta “rispondendo alle cure”, assicurano da Londra. Nelle stesse ore, più a est, la ‘ripartenza’ di Wuhan. La megalopoli cinese, la prima a fare i conti con la Covid-19, è uscita da quasi 11 settimane di lockdown, 76 lunghi giorni, anche se non significa un completo ritorno alla normalità.

Dall’altra parte del mondo, gli Stati Uniti sono il primo Paese a livello globale per numero di contagi e per contributi all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Ed è sempre in queste stesse ore che Donald Trump si è scagliato con l’Oms. Accusata di aver dato in ritardo l’allarme, per il tycoon è schierata con Pechino, è “Cina-centrica”. E gli Stati Uniti potrebbero sospendere i fondi, ha detto il presidente dopo settimane di tensioni con il gigante asiatico per il “virus cinese” e la telefonata del ‘disgelo’ con Xi Jinping.

Tutto mentre riparte Wuhan, in lockdown dal 23 gennaio. “Soprattutto per le grandi città come Milano e New York, che sono ancora nel mezzo della battaglia contro il virus, Wuhan dimostra che questo nemico invisibile, estremamente duro e pericoloso, può essere sconfitto e che c’è un raggio di luce alla fine del tunnel”, scrive il Global Times. Finita la quarantena, finite le restrizioni più vincolanti decise per contrastare la diffusione della Covid-19 che in Cina ha fatto almeno 3.333 morti, si può entrare e uscire dalla megalopoli da oltre dieci milioni di abitanti, diventata tristemente famosa anche per quella corsa contro il tempo per la creazione di nuovi posti letto in ospedali da campo allestiti in tempi record.

Il 23 gennaio a Wuhan si era fermato praticamente tutto. La ‘ripartenza’ è stata celebrata con giochi di luci sui grattacieli. Oggi i media ufficiali diffondono le immagini di giochi di acqua al Wuhan Tianhe International Airport all’arrivo del primo volo partito da Hangzhou. Il primo volo da Wuhan è invece andato a Sanya, sull’isola di Hainan, paradiso delle vacanze dei cinesi e non solo. Sembrano già passati giorni dal lutto nazionale di sabato scorso per ricordare i “martiri” della battaglia contro il coronavirus.

Oggi da Wuhan partono anche decine e decine treni, anche per Shanghai, sottolinea il China Daily. Obbligatorio il controllo della temperatura. In treno lasciano la città più di 55.000 persone, scrive il giornale. Si parla di 65.000 partenze da Wuhan, tra treni e aerei. I rischi non sono azzerati: in tutta la Cina i casi di Covid-19 sono 81.802, secondo gli ultimi dati ufficiali. Preoccupano i ‘casi di ritorno’ (1.042).

E a Wuhan le precauzioni non mancano, come le mascherine. Un’app certifica lo stato di salute delle persone, che per spostarsi non devono essere state in contatto con soggetti positivi alla Covid-19. Il South China Morning Post, giornale di Hong Kong, scrive di ingorghi di traffico vicino alla stazione dei treni mai più visti da fine gennaio e di testimoni che parlano di quello che sembra un vero e proprio esodo rispetto a quello che accadde poco prima del lockdown. Difficile però raggiungere Pechino: secondo il Quotidiano del Popolo potranno arrivare meno di mille persone al giorno, dopo essersi prima sottoposte a un test per il coronavirus.

Sul Guardian la testimonianza di Mark Gaynor, che vive a Wuhan da sette anni, precisa che le restrizioni per chi abita in città sono ancora significative e la ‘riapertura’ riguarda chi risiede altrove e qui era rimasto bloccato: chi si reca al lavoro deve avere un certificato speciale in cui si attesa che la sua professione è fra quelle autorizzate da riprendere, altrimenti deve fare ritorno a casa dopo due ore. Dalla stessa Wuhan, la bresciana Sara Platto, una dei pochissimi italiani che a gennaio decise di restare qui, racconta all’AdnKronos di essere andata a prendere “un frappuccino e un cappuccino” con suo figlio, per poi fare un salto “dal fruttivendolo”, ma – dice – “ancora c’era poca gente in giro”, solo “qualche bambino in bicicletta e poche auto”.

La Cina, accusata di poca trasparenza nel mezzo dell’emergenza coronavirus, non grida ancora “vittoria”. Il Regno Unito – dove nei giorni scorsi sono risultati positivi anche l’erede al trono Carlo e il ministro della Sanità Matt Hancock – resta nel lockdown deciso da Johnson con un’inversione a U dopo il ‘business as usual’, prima di risultare positivo al coronavirus dopo quella frase – “abituatevi a perdere i vostri cari prima del tempo” – tra le più criticate e analizzate di quelle pronunciate dal premier sull’emergenza. Critiche per la gestione dell’emergenza non sono mancate neanche per Trump, che poi ha ammesso che “ci saranno molti morti” twittando “luce in fondo al tunnel!” nel giorno in cui per gli Usa iniziava la settimana di passione. Oggi secondo i dati della Johns Hopkins University negli Stati Uniti si sfiorano i 400.000 casi e le 13.000 vittime. Il Regno Unito si avvicina ai 56.000 casi e i morti con coronavirus sono più di 6.000. In Giappone è il primo giorno con lo stato d’emergenza dichiarato dal premier Shinzo Abe per Tokyo, Osaka e altre cinque prefetture. Wuhan riparte.