Coronavirus, Baldessari (Bls): “Know how mascherine non si improvvisa” 

Coronavirus, Baldessari (Bls): Know how mascherine non si improvvisa

(Foto BLS)

Pubblicato il: 10/04/2020 18:09

(di Andreana d’Aquino)-

Nel nostro immaginario stanno diventando come una scialuppa di salvataggio per navigare nella tempesta Covid-19, ma le mascherine per proteggersi – e proteggere – dal nuovo coronavirus Sars-Cov-2 “devono essere realizzate in base a tecnologie, macchinari e e regole stringenti” perché “il controllo della produzione è strategico per garantire la tutela della salute” e quindi “serve un know how che non si improvvisa”. E’ la fisica e ingegnere Giulia Baldessari a sottolinearlo ‘aprendo’ all’Adnkronos le porte del prestigioso lab della Bls di Cormano, in provincia di Milano.

Due lauree, una in fisica generale e un’altra in ingegneria meccanica, Baldessari è la responsabile ‘Qualità’ dell‘azienda lombarda balzata agli onori delle cronache con lo tsunami coronavirus che ha falciato la Lombardia. E’ Baldessari, dunque, a verificare che i dispositivi di protezione delle vie respiratorie e delle mascherine che vengono prodotti nel laboratorio in provincia di Milano “siano fatti a regola” per contrastare l’emergenza sanitaria.

L’ingegnere della Bls, – unica azienda in Italia a produrre da 50 anni i Dispositivi di protezione individuali e con un brevetto le introvabili Ffp2 e Ffp3 – è molto netta di fronte alla nuova esigenza di milioni di mascherine e Dpi per combattere la guerra al Covid-19: “Quello che va verificato è che la mascherina che indosseremo porti un numero a 4 cifre che rappresenta l’ente certificatore e, se questo numero non c’è, allora non abbiamo fra le mani un Dpi”. Un Dispositivo di protezione individuale per essere tale, “deve corrispondere a precise regole tecniche, a regole stringenti ed avere le necessarie certificazioni di legge” scandisce Baldessari. “Noi ad esempio – spiega – sottoponiamo la nostra produzione all’Organismo di certificazione notificato Italcert identificato dal codice 0426 e ci basiamo sul regolamento europeo 2016-425 che è la nostra Bibbia”.

E’ un regolamento “scaricabile online, open source e ognuno può vedere le indicazioni che richiede” riferisce la fisica e ingegnere della Bls, l’azienda che ha chiuso accordi con la Regione Lombardia, collabora al programma tecnico scientifico del Politecnico di Milano ed ha appena sottoscritto un accordo con l’Agenzia Industrie Difesa, l’Agenzia in house posta sotto la vigilanza del Ministero della Difesa, per sostenere nuove linee di produzione di mascherine certificate attraverso la riconversione dello Stabilimento militare ‘Spolette’ di Torre Annunziata in Campania, un’unità produttiva dell’Aid.

A fronte della richiesta di milioni di mascherine, un ‘outfit’ che ci accompagnerà ormai per molto tempo, diverse industrie stanno riconvertendo la produzione per immettere sul mercato italiano questi dispositivi e Baldessari evidenzia che “servono strutture complesse per fare prodotti di qualità e “macchine costruite con parametri precisi che regolano il livello di filtrazione”, insomma “il controllo sulla produzione è strategico”.

Baldessari indica come serva “un investimento iniziale importante e macchine e strumenti adeguati” per aprire una linea produttiva in questo settore. “Ma, soprattutto, “occorre avere un know how” che non si può improvvisare” per produrre mascherine efficaci. L’ingegnere, tra le altre osservazioni, sottolinea che “il cotone non filtra il patogeno, che i dispositivi medici sono diversi dai Dpi, e che per realizzare materiali con caratteristiche determinate occorrono tecnologie particolari”.

Inoltre, spiega , i prodotti “sono certificati solo 5 anni, poi si passa a un’audit per evitare che immettano sul mercato dispositivi non idonei. Al momento in Europa sono vari gli enti certificatori cui bisogna fornire un fascicolo tecnico” e le normative “sono recenti, basti pensare che il regolamento europeo cui si rifanno i produttori di mascherine chirurgiche è del 2017 (2017-745)

“Anche i prodotti in arrivo da altri mercati al di fuori dell’Ue -come le mascherine Kn95 che seguono la normativa cinese- devono però ricevere il via libera di un ente certificatore europeo”. E sulla preoccupazione che -vista l’emergenza sanitaria- ci si possa imbattere in prodotti non certificati, non sicuri, l’ingegnere taglia corto: “Certo, il rischio è dietro l’angolo”.