Coronavirus, Sala e 100 sindaci: “Tamponi anche a sospetti positivi” 

Coronavirus, Sala e 100 sindaci: Tamponi anche a sospetti positivi

(Foto Fotogramma)

Pubblicato il: 14/04/2020 15:44

Non solo l’appello per aumentare il numero di squadre Usca per il monitoraggio dei malati Covid a domicilio, ma anche un timore: “Siamo preoccupati dal fatto che proprio in questi giorni stanno scadendo le quarantene di numerosi pazienti“. “La riammissione di tutte le persone messe in quarantena è basata su un criterio assolutamente generico e soprattutto la ripresa dell’attività lavorativa, avvenendo senza una verifica, espone a un reale pericolo di contagio, non soltanto in ambiente sanitario, con la possibilità di un secondo picco epidemico”. E’ quanto scrivono il sindaco di Milano Giuseppe Sala e oltre 100 sindaci della Città metropolitana in una lettera appello rivolta al direttore generale dell’Ats di Milano Walter Bergamaschi e all’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera.

Non a caso fra le richieste avanzate nella missiva ce n’è anche una che riguarda i tamponi che, osservano i sindaci, si dovrebbero effettuare “a tutte le persone che hanno terminato la quarantena, comprendendo anche i sospetti positivi, in modo da verificarne l’effettiva guarigione e la possibilità di riammissione”.

“Alla luce della popolazione residente, nella Città Metropolitana di Milano dovrebbero essere operative 65 Usca”, Unità speciali di continuità assistenziale ideate per la gestione domiciliare dei pazienti Covid o con sintomi compatibili, “mentre risulta che – per tutta l’Ats di Milano (comprendente anche Lodi) – ne siano state attivate solamente 8 alla data del 3 aprile”. E’ la segnalazione degli oltre 100 sindaci.

Nel decreto legge n.14 del 9 marzo 2020 “il Governo ha previsto, entro 10 giorni dalla firma dell’atto, l’istituzione da parte delle Regioni e delle Province autonome di Unità speciali di continuità assistenziale (Usca), nella misura di 1 ogni 50.000 abitanti”, ricordano i sindaci firmatari della lettera. Si tratta, ricorda il Pd milanese che ha reso nota la lettera, di sindaci “di diversi schieramenti, civici, di centrosinistra e di centrodestra, ad eccezione di quelli della Lega”.

I sindaci rilevano inoltre, da un confronto con i diretti interessati, che “molto spesso i medici di medicina generale trovano poco chiare le modalità di attivazione e che, quando le Usca vengono rese operative, gli interventi non sono tempestivi e spesso non se ne riceve nessun tipo di riscontro”. “Questo quadro – si legge nella lettera – denota da un lato la grande fatica di tutto il sistema di sorveglianza sul territorio, dall’altro il suo inadeguato livello di coordinamento”. Viene segnalato anche il timore per rientri di persone dalle quarantene senza adeguate verifiche.

Sulla base delle segnalazioni, i sindaci fanno 5 richieste: rafforzare con urgenza la rete delle Usca, garantendone almeno una per ambito territoriale, dotandole di adeguato personale ed investendo sulla loro stretta connessione con i medici di medicina generale; garantire ai medici di medicina generale i dispositivi di protezione individuale necessari e di dotazioni strumentali, quali i saturimetri, quanto mai indicati per lo screening ed il monitoraggio dell’epidemia”. E ancora: “Chiarire in modo definitivo le modalità di accesso al tampone per i pazienti; effettuare i tamponi per il Covid-19 a tutte le persone che hanno terminato la quarantena, comprendendo anche i sospetti positivi, in modo da verificarne l’effettiva guarigione e la possibilità di riammissione; procedere a un’ulteriore fornitura di mascherine a favore dei cittadini, alla luce del fatto che la precedente spedizione ai comuni non ha coperto tutta la popolazione e che probabilmente dovremo indossare questi Dpi anche nelle prossime settimane”.