Coronavirus, Federalberghi a governo: “Stop tasse nel 2020”  

Coronavirus, Federalberghi a governo: Stop tasse nel 2020

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Pubblicato il: 18/04/2020 11:28

Stop al pagamento delle tasse per tutto il 2020, credito d’imposta per gli affitti e rimborsi a fondo perduto per chi ha perdite di fatturato tra il 25 e 30%. Queste in sintesi le richieste degli albergatori al governo. “Noi puntiamo tutto su decreto di aprile perché dovrebbe dare aiuti alle imprese” dichiara all’Adnkronos il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca. In particolare, argomenta Bocca, “chiediamo la proroga di un anno di tutti gli adempimenti fiscali che arriveranno a giugno, dall’Imu sugli immobili strumentali (che è statale), all’Ires e all’Irap dell’anno precedente che si sarebbero dovuti pagare in base ai ricavi di quest’anno”.

Inoltre, Bocca chiede al governo in rappresentanza della categoria “un rimborso a fondo perduto per le aziende che hanno perso almeno il 25-30% del fatturato dall’inizio dell’emergenza coronavirus. Ed inoltre la richiesta di allargare anche al settore alberghiero il credito d’imposta sugli affitti già concesso ai negozi”.

“Visto che noi collaboriamo al Pil per il 13% ci aspettiamo che la stessa percentuale venga applicata per i soldi messi a disposizione” raccomanda il presidente in una situazione in cui gli imprenditori del settore hanno dovuto anticipare, tra l’altro, la cig a migliaia di dipendenti per tutto il mese di marzo. Come se non bastasse, rimarca, “molti di noi non avranno ricavi fino al 2021 perché, ad esempio, un albergo a Venezia, dove l’80% del turismo è straniero, per la maggior parte extraeuropeo, anche se apre chi ci andrà?”.

“SGOMENTA L’INCERTEZZA” – Per gli alberghi non si può parlare ancora di “fase due” ma di “fase quattro o addirittura cinque” dice il presidente di Federalberghi. “Quello che oggi ci lascia sgomenti è il senso di incertezza – spiega – parlo in continuazione con i miei colleghi e tutti mi fanno la stessa domanda: quando? E non si sa e quindi subentra anche una certa demotivazione”.

“Un albergo per riaprire ha bisogno anche di un po’ di tempo – prosegue – innanzitutto deve assumere il personale stagionale e poi trovare i clienti. Un’industria apre se ha già gli ordini nel cassetto, ma noi come facciamo?”.

“Da parte del governo mi sembra ci siano idee confuse – aggiunge – c’è troppa gente che parla e che decide, troppi comitati. A un certo punto imprese, governo e sindacati devono assumersi la responsabilità di riaprire questo Paese, sempre in sicurezza e non mettendo a rischio la salute dei cittadini, ma se le fabbriche dei servizi essenziali in Italia non hanno registrato casi di coronavirus significa che le fabbriche sono posti sicuri”.

“ALBERGHI APERTI PER MEDICI E PERSONE IN QUARANTENA” – Bocca chiarisce poi che “non siamo mai stati chiusi per legge, la chiusura non ci è stata imposta da alcun Dpcm ma siamo chiusi per mancanza oggettiva di turisti, italiani e stranieri”, spiegando che tuttavia in alcune zone gli alberghi hanno svolto una funzione sociale così come avvenne per il terremoto o per l’emergenza immigrati. “Abbiamo fatto accordi in tutte le regioni nelle quali i governatori e i prefetti hanno chiesto migliaia di camere per ospitare sia il personale sanitario e sia chi è stato posto in quarantena”, sottolinea Bocca.

Siamo fiduciosi su un’estate aperta – dice – su un turismo italiano e quindi molti alberghi nostri riapriranno ma non apriranno in utile, l’idea è quella di pareggiare i costi perché il turismo italiano i termini di capacità di spesa su certe destinazioni non è paragonabile al turismo straniero”. “Alcune aree apriranno prima, altre dopo, e poi un albergatore che lavora sulla stagionalità dovrà considerare se è conveniente, a questo punto aprire solo per luglio e agosto”, sottolinea.

Bocca lancia un appello: “E’ arrivato il momento in cui la politica di questo Paese deve dimostrare con fatti concreti e non con messaggi promozionali, se il turismo è importante per il Paese e quindi se davvero investe su questo settore. L’appuntamento è questo”.

Un appello che prende lo spunto da un dato “oggettivo”, spiega Bocca, per il fatto che “il settore più colpito dal coronavirus è il turismo, lo dimostrano tutti gli studi a cominciare da Banca d’italia, ed è il settore che farà più fatica a riprendersi” conclude.