“Le discoteche vanno aiutate: tornare agli anni ’60 e al ballo a distanza” 

Le discoteche vanno aiutate: tornare agli anni '60 e al ballo a distanza

(Foto Corrado Rizza)

Pubblicato il: 18/04/2020 18:49


di Roberta Lanzara

Lanciare una nuova tendenza, un nuovo modo di ballare a distanza giocando sullo sfioro degli sguardi, avvolti in mascherine argento, fluo, disco style al ritmo di musica 2020 ma rievocando gli andati anni ’60. Basta dire Piper, ed il gioco è fatto: “Le foto del locale negli anni ’60 raccontano un diverso modo di ballare, a distanza. Facciamo un salto indietro nel tempo e riproponiamolo in veste contemporanea. Non ho la soluzione, ma c’è, ci deve essere. Non possiamo restare chiusi per un anno intero”. A dirlo all’Adnkronos è Giancarlino Bornigia, titolare della discoteca più famosa d’Italia, primo club ad aver giocato un ruolo importante nella storia dell’intrattenimento, punto di ritrovo per giovani e attori a via Tagliamento nel quartiere Coppedè della Capitale.

Come lanciare la nuova tendenza? “Campagne pubblicitarie, opinion leader, influencer… Diamo vita ad un movimento responsabilizzando i giovani. Dico al comparto: troviamo soluzioni alternative. Ed al Governo: non possiamo permetterci di aspettare un anno, aiutateci a reinventarci ed a ripartire”. Bornigia denuncia: “L’interruzione dell’attività non ci permette di coprire i costi fissi, in particolare affitti o mutui. E gli aiuti dello Stato, che non ha ascoltato tutte le associazioni di categoria, sono insufficienti”.

“Il credito d’imposta – prosegue – a mio parere avrebbe dovuto esser concesso ai proprietari degli immobili, non agli affittuari, in modo da ridurre l’affitto durante l’inattività. Poi – aggiunge – c’è chi come noi paga un mutuo ed ha un centinaio di dipendenti in cassa integrazione: non abbiamo nessun beneficio fiscale, la moratoria delle banche a sei mesi non è a tasso zero e dunque comporta un onere aggiuntivo individuato negli interessi compensativi,che vanno ad aggiungersi a quelli ordinari”.

Come dire: “Oltre al danno la beffa. Quando invece il Governo dovrebbe intervenire con un fondo che vada quanto meno a pagare gli interessi compensativi”. O per lo meno, dare ai fantasiosi imprenditori dell’intrattenimento i finanziamenti necessari a reinventarsi al ‘ritmo di coronavirus’.