Quale Ssn dopo il Covid-19? Le proposte di esperti e politici  

Quale Ssn dopo il Covid-19? Le proposte di esperti e politici

Pubblicato il: 19/04/2020 17:33

Immaginare il futuro Servizio sanitario nazionale alla luce della lunga battaglia contro l’emergenza Covid-19. Un Ssn ‘post Covid-19’ pronto a cambiare pelle per migliorare nei punti fragili stressati in questi mesi. Una sanità pubblica che ha fatto emergere le grandi professionalità di medici e operatori, sacrificatisi anche con la vita, per aiutare i pazienti ma che allo stesso tempo deve ragionare su come prepararsi alla prossima pandemia. L’Adnkronos Salute ha raccolto le riflessioni di esperti del settore, direttori di grandi ospedali e politici che si occupano di sanità, per delineare la mappa della sanità pubblica post coronavirus.

“Spostare l’assistenza sul territorio, più risorse e posti letto per il Ssn, risolvere il nodo del regionalismo, realizzare un’agenzia nazionale per la prevenzione e una grande conferenza per mettere in comune le esperienze scientifiche accumulate in questi mesi, poi istituire un’agenzia del virus”, sono alcune delle proposte emerse.

“La lotta al virus ora si sposta sul territorio – osserva Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma, dall’inizio dell’emergenza in prima linea – Abbiamo visto un trend di diffusione a Roma e nel Lazio non intenso, ci sono ancora dei focolai nella cintura metropolitana dove stiamo intervenendo. Ma gli ospedali cominciano a ricoverare di meno, anche noi dello Spallanzani, e si iniziano a chiudere le strutture miste nate come Covid che hanno operato nell’emergenza. Quindi il futuro prossimo è il territorio e su questa prospettiva è nato il progetto regionale dell’assessorato alla Sanità della Regione Lazio, coordinato dallo Spallanzani: mettere in campo una serie di équipe operative che vanno nelle aree dove ci sono focolai e intervengono direttamente. Interveniamo tempestivamente lì dove c’è il problema. E così dovrà essere in futuro”.

“Occorre ripartire da un riassetto degli investimenti in sanità massacrati in questi anni – spiega Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma e responsabile del progetto Columbus Covid 2 – Ci sono stati dei blocchi alle assunzioni ed è stato ridotto il numero dei posti letto per acuti. Inoltre tutti i grandi ospedali e tra questi anche il Gemelli dovranno aver degli spazi dedicati al Covid-19. E poi occorre avere reazioni più pronte di fronte all’emergenza, è indubbio che la Conferenza delle Regioni ha troppo potere con tempi lunghi di reazioni e polemiche infinite. Occorre ridare potere al ministero della Salute”.

“E’ arrivato il momento di cogliere gli insegnamenti che ci ha dato questa pandemia – osserva Federico Gelli, presidente della Fondazione Italia in Salute e direttore delle maxi-emergenze dell’Asl Toscana Centro – Pensiamo e mettiamo in cantiere una nuova riforma del Ssn che possa dare grande importanza al tema della prevenzione anche con l’istituzione di una agenzia nazionale per la prevenzione, idea già avanzata qualche anno fa, che possa studiare le pandemie ed avere le stesse funzioni della Protezione civile. Ovvero, mettersi in moto in velocità e con mezzi propri in caso di emergenza”.

Secondo Marialucia Lorefice, presidente della Commissione Affari sociali della Camera, “la pandemia ha messo in luce le eccellenze del nostro sistema sanitario, medici, infermieri, ricercatori, personale sanitario, che si stanno spendendo con coraggio e determinazione in prima linea, anche a costo della vita. A loro va tutta la nostra riconoscenza – ricorda la presidente – Purtroppo stiamo facendo i conti con la mancanza di personale e pertanto costretto a turni massacranti. Ciò non è più tollerabile. Occorre investire sulla formazione, sull’aumento delle borse di specializzazione e sullo sblocco del turnover. Tutti obiettivi che stiamo già portando avanti”.

“Immagino ‘un’agenzia nazionale dei virus’, coordinata dall’Istituto superiore di sanità, d’intesa col ministero e con le Regioni, che sia capace di fronteggiare i prossimi mesi, di rimettere in moto l’economia e proteggere la popolazione più debole che, ricordiamocelo, sono tutte le persone ‘over 60’ e tutte le persone che hanno altre patologie e altre malattie”, propone Beatrice Lorenzin, parlamentare del Pd ed ex ministra della Salute.

“La prima catastrofe a cui porre rimedio è che mancano i medici specialisti e non i medici – rivendica Bellantone – tutto sommato il numero dei laureati è sufficiente ma occorre avere più posti nelle scuole di specializzazione. Il lascito di questa terribile pandemia è la capacità incredibile di reazione dei medici e degli operatori che con coraggio si sono impegnati ogni giorno. Pur avendo meno posti in terapia intensiva rispetto ad esempio alla Germania abbiamo rapidamente rimediato. Io spero e mi aspetto che da questo momento in poi si comprenda che bisogna riorganizzare la sanità alla luce proprio di quanto accaduto”.

“La pandemia in corso ci ha fatto capire ancora di più, qualora servisse, l’importanza del Servizio sanitario pubblico e la gravità dei tagli lineari applicati in passato – ricorda Lorefice – Sono stati chiusi interi reparti ospedalieri, abbiamo perso 70mila posti letto in dieci anni, pensando che le risorse nella sanità potessero essere sacrificate per ottenere chissà quali risparmi. Così facendo la salute dei cittadini è stata esposta a seri rischi. L’esperienza che stiamo vivendo in questi giorni difficili rende evidente quanto le politiche del passato fossero sbagliate e pericolose. Al nostro governo va riconosciuto un cambio di passo decisivo, fatto dall’ex ministro Giulia Grillo in primis e a seguire con Roberto Speranza, abbiamo previsto un incremento di 4,5 miliardi in più per la sanità nel triennio 2019-2021”.

Secondo Gelli “quando saremo usciti dall’emergenza occorrerà mettere insieme tutte le competenze acquisite, da un punto di vista epidemiologico, scientifico di gestione, per dare vita ad un evento, penso agli Stati generali della sanità Covid-19, che riunisca tutti i protagonisti. Una condivisione comune del patrimonio di conoscenze che questa epidemia ci ha lasciato”.