25 aprile, Santori: “No revisionismo, rischio che si chieda l’uomo forte” 

25 aprile, Santori: No revisionismo, rischio che si chieda l'uomo forte

Fotogramma

Pubblicato il: 22/04/2020 17:10

“Ogni tipo di revisionismo, di cancellazione o vandalizzazione di questa giornata è il segnale nitido di quanto ancora oggi sia ostile in certi italiani il principio di un’Italia sola”. Mattia Santori, leader delle Sardine, intervistato dalla AdnKronos, ribadisce come il giorno della Liberazione dal nazifascismo in Italia – il 25 aprile “resti una pietra miliare, un appuntamento con la memoria, ma anche con la dignità e il desiderio di riscatto che fummo in grado di interpretare 74 anni fa”.

Una lezione che sembra lontana, perché “la politica in questa difficile ora per la nazione, sceglie ancora una volta, la strada della divisione, della polemica strumentale o la boutade della cancellazione del 25 aprile”. “Il 25 non dovrebbe essere festa di parte, ed è assurdo che ancora oggi qualcuno la pensi così“, dice sottolineando il ritorno “alla normalità in un’Italia che aveva conosciuto la guerra, le deportazioni, le leggi razziali, le persecuzioni degli antifascisti e la terribile pagina degli omicidi di stato con l’uccisione di Matteotti, Gramsci o Don Minzoni”

Il rischio – avverte – è che, passata la paura del contingente, qualcuno possa chiedere nuovamente l’intervento dell’uomo forte che garantisce lo status quo precedente alla pandemia”, sottolinea Santori, “perché quando la comunità conosce le difficoltà del vivere quotidiano il rischio di una deriva autoritaria è sempre possibile, basta guardare ai pieni poteri chiesti in Ungheria”.

Anche se il leader delle sardine non vede all’orizzonte la dittatura: “Il problema – spiega – nel caso italiano per fortuna non è questo, ma quanto questa fase di emergenza sanitaria sia in grado di cambiare davvero e radicalmente i nostri stili di vita, anche il nostro modo di vedere l’economia o le abitudini al consumo”.

Nel secondo dopoguerra, dice il giovane bolognese, tornando al tema del 25 aprile, “sognavamo un’Italia unita e solidale e i nostri genitori, i nostri nonni, furono in grado di assumere questa responsabilità”. “Una responsabilità ai tempi del Covid19 – argomenta – che è amplificata dalla necessità di tenere al riparo gli altri grazie al sacrificio di tutti”.

“La lezione di storia è che c’è sempre bisogno di Resistenza, c’è sempre bisogno di responsabilità o altruismo, mentre certa politica ci aveva abituato a un individualismo amorale fatto dal ‘prima qualcuno di qualcun altro’.

Nella fase due, tornando alla crisi attuale da coronavirus, dovremo ricostruire l’ossatura dell’Italia che il 25 aprile richiama fortemente“, è l’auspicio di Santori. Che sottolinea come serva far rivivere quello spirito “solidale anche tra territori differenti e capace di rispondere al bisogno di salute, lavoro, assistenza, istruzione, trasporti, da Nord a sud in egual misura”. “Si tratterà di capovolgere un paradigma che l’epidemia da Sars Cov 19 ci ha spiegato bene: prima l’uomo del Pil”.

Ora le sardine non saranno in piazza, visto il divieto di assembramenti per il coronavirus, per festeggiare la Liberazione. “Le nostre piazze reali si sono trasformate in una macchina laboriosa che su più fronti ha lavorato sull’emergenza. Abbiamo sardine impegnate in tutte le regioni negli ospedali, nelle case di cura, nel sostegno alle famiglie in difficoltà, nelle fabbriche o nei supermercati”.

“E il 25 aprile tutti noi, insieme all’Anpi, a partire dalle 15 useremo i nostri balconi per tornare a sentirci comunità e canteremo il ‘bella ciao’. Quel fiore del partigiano rispunterà in tante città italiane e speriamo possa essere l’inizio di una primavera ideale che da troppo tempo attendiamo”, conclude il leader del movimento nato a novembre, dello scorso anno per fronteggiare Matteo Salvini.

.