Coronavirus: tour operator, ‘turismo in ginocchio, più danni dell’attentato Torri gemelle’ 

Tour operator: Turismo in ginocchio, danni ancora maggiori dell'attentato alle Torri gemelle'

Dario Ferrante

Pubblicato il: 23/04/2020 12:29

“Con la pandemia il turismo non ha solo rallentato. Si è proprio fermato. E fatica a vedere la luce in fondo al tunnel”. “Se prendessimo come riferimento l’11 settembre – spartiacque tra l’industria turistica del prima e del dopo – l’impatto del coronavirus è di gran lunga maggiore. Basti pensare che l’attentato alle Twin Towers fece crollare il turismo del 50% negli Usae dell’11% nel mondo. Mentre il Covid-19 ha sancito, in poche settimane, il crollo totale del turismo. E lasciando una prospettiva di totale incertezza per i mesi ed anni a venire”. E’ il grido d’allarme lanciato, in una intervista all’Adnkronos, da Dario Ferrante, tour operator siciliano e tra i maggiori conoscitori del turismo internazionale.

Proprio ieri sera, il Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, nel corso di una videoconferenza con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, con altri governatori, ha puntato l’attenzione proprio sul turismo. Musumeci ha chiesto a Conte di iniziare subito “a disciplinare quali segmenti del turismo possono ripartire, come quello naturalistico o ambientale che non creano assembramenti”, chiedendo quindi a Conte di programmare la stagione turistica e il presidente del Consiglio ha garantito la costituzione di un tavolo di confronto a partire dal 5 maggio: “Posso dire che la stagione turistica si farà e cercheremo di recuperare il più possibile il tempo perduto”, ha detto Conte. Ma le preoccupazioni degli operatori del settore sono enormi, come conferma Dario Ferrante.

Di che entità è il danno per il nostro paese e per la Sicilia, in particolare? “Basta confrontare il numero di presenze del primo semestre 2019 con quello parziale del 2020 – spiega Ferrante – Dopo avere realizzato quasi 430 milioni di presenze turistiche lo scorso anno, grazie al contributo preponderante del turismo dall’estero, si sono già perse 90 milioni di presenze nei 3 soli mesi di Lockdown. Di questi, solamente 5 milioni nel weekend di Pasqua. Una perdita stimata di circa 120 miliardi di euro (considerando tutti i settore coinvolti)”. Per Ferrante “il disastro mondiale sembra avere riportato tutti ai nastri di partenza. Il turismo dovrà ripartire da zero. Ed avremo forse una opportunità storica di evitare il ripetersi degli errori”.

“Ecco perché il danno nel nostro settore non è paragonabile a nessun altro – aggiunge Dario Ferrante – Un danno che cresce a dismisura, se consideriamo ad esempio la Sicilia e altre regioni del Sud Italia, laddove si consideri la brevità della stagione turistica. Siamo fermi dall’autunno del 2019 e riprenderemo ad essere operativi – nella migliori delle ipotesi – la prossima primavera del 2021. Nessuna attività economica è in grado di sostenere un blocco totale di 18 mesi ed un crollo totale del fatturato”. Ma quali sono le eventuali soluzioni? “In questo momento di totale caos, tutto dovrebbe essere orientato alla sopravvivenza della aziende del settore – dice Dario Ferrante – Tenuto conto della loro peculiarità. Interventi come la cassa integrazione temporanea o l’accesso agevolato al credito, sono come una goccia nel mare. Le aziende hanno bisogno di interventi a fondo perduto ed ammortizzatori sociali innovativi, tempestivi e straordinari che permettano di continuare a lavorare”.

“Non appena si sarà garantito il salvataggio, ci si dovrà occupare poi della ripresa investendo in massicce campagne promozionali – aggiunge ancora Ferrante – Ricordiamoci che siamo stati considerati gli untori del mondo e che – sebbene il “sentiment” dei viaggiatori sia sempre molto alto verso il nostro paese – ci vorrà del tempo prima che ci si possa sentire tranquilli di potere tornare in Italia”. Quando ripartirà, quindi, il turismo? “Vorrei avere la risposta giusta. L’industria dei viaggi ha la tendenza al problem-solving ed alla ripartenza veloce nel proprio DNA- replica Ferrante – Ed è passata indenne ad emergenze mondiali di ogni tipo. Emergenze che avevano solo temporaneamente fermato la bellissima macchina di sogni che abbiamo (tutti noi, addetti ai lavori) il privilegio di guidare. Ma mai prima di oggi, il nostro mondo si era confrontato con una minaccia simile, che la spingesse a combattere a mani nude contro un nemico invisibile”.

“Il problema maggiore” per il tour operator siciliano Dario Ferrante “riguarderà i trasporti, che ricordiamoci però sono stati lo strumento che hanno diffuso il virus nel mondo. E che saranno probabilmente gli ultimi ad essere attivati, a causa dei necessari adeguamenti per ottemperare alle normative europee sul distanziamento sociale e sulla sanificazione”. Obblighi che, ovviamente, riguarderanno anche gli hotel, i ristoranti e i trasporti. “E che comporteranno grossi investimenti che, giocoforza, andranno a ricadere sul costo per i viaggiatori. I più cauti ritengono che si possa tornare ai valori normali non prima del 2022- I più “sprovveduti”, si augurano di riprendere la prossima primavera del 2021”.

E per il futuro “il mondo che abbiamo conosciuto sarà diverso. Nessun dubbio che – a breve termine e negli anni dell’emergenze virus ancora in atto – verrà meno la “democratizzazione” dell’industria dei viaggi. Quella che aveva permesso di volare a costi molto bassi, grazie alle compagnie low-cost, o di offrire tariffe competitive nei villaggi turistici e nelle navi da crociera (basandosi sull’economia di scala dei grandi numeri). Immaginiamo cosa possa significare distanziare all’interno di un aereo o di una nave (che dovrebbero sacrificare sedili e cabine), ridurre i posti all’interno di un bus turistico o scagionare l’accesso al buffet di un villaggio turistico. Una sorta di rivoluzione di quel business model degli ultimi 20 anni, che puntava nell’alta occupazione dei servizi per potere ridurre i costi. Rivoluzione che aveva creato una grande polarizzazione socio-economica dei viaggiatori (da un lato il turismo di “massa”, dall’altro il turismo Luxury)”.

“Sicuramente la crisi ha aperti gli occhi su tante questioni ed ha reso protagonisti le agenzie di viaggi e i Tour Operator che – a differenza dei freddi sistemi di prenotazione, le cosiddette OTA – hanno aiutato i clienti relativamente alla tematica dei rimpatri, delle cancellazioni e dei rimborsi, in questi difficili mesi – spiega Dario Ferrante – Un approccio umano e altamente professionale che ha mediato tra tutte le parti coinvolte, in contrapposizionealle multinazionali virtuali che hanno imposto le loro decisioni unilaterali e non discutibili”.

“Temo che molte aziende del turismo andranno incontro a grandi problemi di solvibilità e che quindi, al momento della ripartenza, molti protagonisti si perderanno per strada – si dice preoccupato Dario Ferrante -Anni di esperienza e di passione per questa professione, azzerati e annullati per una causa impalbabile. Una cosa che non ci fa dormire sonni tranquilli. Stessa cosa accadrà per i vettori aerei che, senza un aiuto da parte dei governi, potrebbero dichiarare bancarotta già prima dell’estate”.

“Sicuramente aumenterà la tendenza, già in crescita negli ultimi anni, a vivere esperienze individuali e a contatto con la natura e si viaggerà in maniera responsabile e sostenibile. Tornerà alla ribalta quello “slow travel” che aveva appassionato generazioni di viaggiatori e crollerà il turismo dei gruppi – dice -Nessuno potrà fare a meno della tecnologia, che dallo scoppio della Pandemia è diventata parte integrante delle nostre vite. Indubbiamente cambierà il modo di viaggiare, rendendo ulteriormente restringenti le misure di sicurezza negli aeroporti mediante body scanner a temperatura corporea e l’ospitalità negli alberghi, a causa delle nuove normative a cui dovranno sottostare”.

“E, purtroppo, non si potrà non tenere conto dell’impoverimento della popolazione. Si eviteranno – per necessità, ma anche per allergia psicologica, le zone affollate e crescerà sempre più il divario economico tra turisti”. “Al momento, soffre tutto il turismo in generale – spiega – E l’impossibilità di viaggiare non ha confini socio-economici. Anzi, proprio il Luxury Travel (per mancanza di viaggiatori dai mercati principali riferimento, Usa e Cina) ha avuto un arresto immediato. Si stima poi che oltre il 40% della produzione di beni di lusso al mondo coinvolga l’Italia, Ragione per la quale è facile provare ad immaginare il danno per il nostro paese. Certo, fanno forse eccezione i cosiddetti “Ultra-wealth”, se si pensa all’impennata di richiesta per i SuperYachts e Jet Privati, considerati come mezzi di trasporto sicuri ed igienici ed in grado di bypassare i controlli”. Ma “proprio il Luxury Travel potrebbe trainare la ripresa. Si tratta infatti di un segmento molto sensibile ai cambiamenti socioeconomici, alle iniziative legate alla sostenibilità e a quel turismo responsabile che mira alla crescita delle popolazioni locali. E soprattutto, legato in maniera indissolubile al nostro paese”. Insomma, “nessuno dubita che il mondo sarà diverso e che, purtroppo, sopravviveranno quelli che sapranno adattarsi. Una visiona glaciale, darwiniana, ma purtroppo realistica”.