Coronavirus, medico romano volontario in Rsa trentina, ‘assurda polemica Nord-Sud’  

Coronavirus, medico romano volontario in Rsa trentina, 'assurda polemica Nord-Sud'

Pubblicato il: 24/04/2020 18:03

di Margherita Lopes

Un romano (“in realtà di base sarei a Civitavecchia”) volontario in Trentino, dove finora era stato solo in vacanza, per combattere Covid-19 là dove colpisce più duro: in una Rsa. A raccontare all’Adnkronos Salute la sua storia in prima linea è Pietro Zaccagnino, radiologo responsabile Uos integrazione diagnostica radiologica ospedale/territorio della Asl Roma 4, che non ci ha pensato due volte prima di aderire al bando della Protezione civile che cercava medici da mandare sui fronti più caldi della pandemia. “Ormai sono qui da una settimana, e oggi è un giorno buono: c’è il sole e i miei pazienti sono tutti in buone condizioni, ora aspettiamo il tampone negativo e un paio di settimane per rilassarci – aggiunge – Questa esperienza mi ha insegnato una cosa: non c’è Nord o Sud, questo virus ci ha uniti, siamo tutti nella stessa squadra”. Zaccagnino ha raccontato la sua esperienza in una ‘lettera dal Covid-19’.

“Sono arrivato in una struttura con all’incirca 103 pazienti lungodegenti. All’inizio c’erano casi positivi e ammalati, adesso invece sono tutti in buone condizioni e aspettiamo la negativizzazione“, racconta. “Nella vita di un uomo e in special modo di un medico, ti ritrovi spesso a dover trarre dei bilanci. Da quando sono qui sono stato costretto a farlo praticamente tutti i giorni. Siamo un popolo che nell’emergenza si è unito, e resto allibito – ci spiega – dalle polemiche tra le Regioni: Nord contro Sud, Lazio contro Lombardia e via così. Questo virus è pandemico colpisce tutti, la squadra è una e le polemiche le lasciamo alla tv gridata. Siamo tutti un’unica squadra, anche con quei giornalisti che ci danno voce e raccontano le nostre storie e che, come tanti colleghi, ci chiedono come stiamo”.

“Io sto bene – assicura Zaccagnino – e non ho paura. Ho solo la preoccupazione di fare il bene il mio lavoro. La vestizione dura 15 minuti, la svestizione mezz’ora, ma se sono fatte bene non ci sono problemi. Ho più paura se uscendo vedo un capannello di gente che parla, senza mascherine. E allora cosa fai? Ti fermi e avvisi, da medico, dei rischi”. Covid-19 “qui è arrivato prima ed ha colpito, e colpisce, duro – scrive nella lettera inviata alla sua Asl – ogni giorno questo virus che ha ingabbiato le vite porta via gli affetti, e molti sono i casi delle persone degenti nelle Rsa. Lega le mani anche a noi medici, rendendoci a volte impotenti”.

Mi manca ogni giorno la mia Radiologia, i tecnici, gli infermieri, i colleghi, ma io sono un medico e non ci sono pazienti di serie A o serie B; per questo sono partito, ma l’ho fatto anche con la consapevolezza di lasciare una situazione ben diversa da quella terribile che vivono qui queste persone ormai da mesi. Mi duole il cuore sapere dei decessi della mia gente. Ma qui credetemi – testimonia Zaccagnino – è l’inferno, e nel bailamme di polemiche assurde che leggo sui giornali, tra la gestione sanitaria delle regioni del Nord e del Sud, rabbrividisco”.

“Qui mi chiamano il romano, faccio il medico, e la sera quando guardando le montagne mi siedo a riflettere, provo a farlo da uomo, da medico, da manager”. Ogni giorno “si tratta di andare in guerra indossare un’armatura, di andare a combattere un nemico che per noi medici è il virus, per chi decide è la burocrazia, i tempi tecnici, le leggi e centinaia di altre teste pensanti, che devono avere le stesse idee a salvaguardia del bene e della salute comune”. Qui “sono il romano che viene dall’ospedale di Civitavecchia e anche per questo ne sono fiero, perché sono cresciuto e sto crescendo in un’azienda che merita rispetto, per le iniziative e le procedure che ha messo in atto durante l’emergenza”. In Trentino “sono stato accolto magnificamente da colleghi, infermieri e operatori – dice ancora all’Adnkronos Salute – sono stato coinvolto fin dal primo giorno nelle riunioni per capire come muoverci e cosa non era andato al meglio. L’impegno è massimo, e oggi è stata una buona giornata“.

Da lontano “mi addolora sapere delle perdite della mia gente, e sono vicino a tutti i cari che non riescono ad abbracciare i loro malati. Non è facile questa battaglia. Siamo tutti uno stesso esercito – scrive il radiologo – uniti per portare a casa la vita, quella di prima, quella che ci permetterà, spero presto, di tornare alle nostre abitudini, ai caffè al bar, agli abbracci sospirati, alle visite programmate, a poter abbracciare una paziente che piange” di gioia “perché l’esito della tac o della mammografia è negativo. Senza togliere nulla a nessuno – conclude – sono fiero di essere cresciuto nella mia Azienda, fiero tra le tante difficoltà di come stiano andando le cose, sono fiero di essere il medico romano che viene da Civitavecchia”.