Coronavirus, Rebecchini: “22mila edili in cassa integrazione a Roma e provincia” 

Coronavirus, Rebecchini: 22mila edili in cassa integrazione a Roma e provincia

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Pubblicato il: 27/04/2020 20:01

Due mesi di stop dell’edilizia a Roma e provincia hanno lasciato sul campo circa 3 miliardi di produzione e 22mila persone in cassa integrazione. A livello nazionale lo stop avrà un calo della produzione di circa 26 miliardi”. Il presidente di Acer, Associazione dei costruttori edili di Roma e provincia, Nicolò Rebecchini, lo spiega in un’intervista all’Adnkronos.

“Il governo deve puntare sul rilancio dell’edilizia per far ripartire il Paese -spiega Rebecchini- non c’è altro settore che può ripartire subito il 4 maggio e ridare fiato all’economia. L’edilizia è un settore anticiclico. Gli altri settori, purtroppo scontano difficoltà enormi, come il commercio, la ristorazione e il turismo. Noi, invece, possiamo ripartire in sicurezza, anche perché la maggioranza dei cantieri è all’aperto e il distanziamento sociale è possibile. L’edilizia muove tutta l’industria dell’indotto con le forniture, dalla ceramica, ai sanitari, al cemento’”.

“Abbiamo firmato il protocollo per la sicurezza nei cantieri tra datori di lavoro, ministri competenti e sindacati e non si tratta solo di mascherine, guanti e sanificazioni degli ambienti comuni, come mense e spogliatoi -spiega Rebecchini-. Qui abbiamo dovuto tenere conto di turni di lavoro diversi, ma questo allunga anche i tempi di consegna e la riduzione della produttività. Tutto questo peserà ora sulle imprese edili e non sull’opera perché il capitolato è già chiuso. Il governo dovrà riconoscere questi costi aggiuntivi per la sicurezza”.

Il presidente di Acer, poi, sottolinea la “necessità di un sostegno alle famiglie che hanno stipulato preliminari o affitti, perché la ripartenza non sarà veloce come la chiusura. Ci sono settori come il commercio, la ristorazione, il turismo che faticheranno più di altri a riprendersi finché non si troverà un vaccino. E allora lo Stato deve sostenerli’”.

Per Rebecchini, Comuni e province “devono poter mettere a terra le risorse per far ripartire i cantieri. Ci sono strade, ponti, sistema edilizio scolastico che avrebbero bisogno di manutenzione. Lo Stato finanzi queste opere pubbliche sul territorio che aiuterebbero a far lavorare le piccole e medie imprese. E, poi, approfittiamo del momento per fare una sburocratizzazione del settore edilizio: non si può attendere un anno e mezzo per avere una concessione edilizia. Non ce lo possiamo più permettere”.