Coronavirus, Cauda (Cattolica): ‘Curva in lenta discesa ma il nemico è ancora tra noi’  

Coronavirus, Cauda (Cattolica): 'Curva in lenta discesa ma il nemico è ancora tra noi'

Pubblicato il: 29/04/2020 19:13

di Margherita Lopes

“I dati di oggi mostrano che stiamo accumulando una diminuzione lenta ma progressiva di tutti i parametri: la curva italiana si conferma in lenta discesa. Le notizie particolarmente positive sono legate all’aumento dei guariti, oltre che alla diminuzione degli attualmente positivi anche a fronte di un numero record di tamponi”. A dirlo all’Adnkronos Salute è Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica del Sacro Cuore, commentando gli ultimi dati diffusi oggi dalla Protezione Civile. “Attenzione però: il nemico è ancora tra noi, e dobbiamo esserne consapevoli a 6 giorni dall’inizio della cosiddetta fase 2″.

“E’ importante – sottolinea l’esperto – che questi dati siano stati ottenuti a fronte di quasi 64 mila tamponi, e che la discesa lenta riguardi anche la Lombardia, così duramente colpita dal virus. Questi numeri – dice Cauda – fanno ben sperare, anche se la grande scommessa è legata a quello che accadrà dopo il 4 maggio, con le prime caute aperture”. Tante ragioni, “anche di natura psicologica, ci fanno rendere conto che le persone non possono restare recluse ancora a lungo, ma la riapertura deve essere prudente, progressiva e fondata sulla responsabilizzazione dei cittadini, che non devono dimenticare distanziamento sociale, igiene delle mani e protezioni. Il virus – ribadisce – c’è ancora, e dobbiamo essere consci dell’importanza di tutelare le nostre regioni, anche quelle meno colpite, da una recrudescenza”.

“Si naviga a vista, anche se non abbiamo molta scelta: dobbiamo imparare a convivere con questa situazione”. Secondo Cauda, “uno dei problemi più seri è costituito dagli asintomatici. Ma penso che lo studio di sieroprevalenza ci aiuterà a capire quanto ha circolato davvero Sars-Cov-2 nelle varie classi di età e nei territori. E a capire quanto dura l’immunità acquisita, anche se da questo punto di vista i dati che arrivano dalla Cina fanno ben sperare”.

Insomma, ci sono ancora molte cose che non conosciamo, “ma stiamo scoprendo molti segreti di questo virus, anche a livello genetico. Lo diciamo sommessamente ma, in attesa del vaccino, arrivare a una sorta di ‘patente d’immunita’ potrebbe essere una svolta, anche se – conclude – occorre ancora un’analisi scientifica che dipani dubbi e incertezze”.