Simmaco (Sant’Andrea): “Test siero utili ma non danno patente immunità” 

Simmaco (Sant'Andrea): Test siero utili ma non danno patente immunità

(Afp)

Pubblicato il: 04/05/2020 17:12

I test seriologici “sono utili” perché “ci dicono che chi risulta positivo ha maturato gli anticorpi al virus”, ma “non danno una patente di immunità”. Allo stato, il tampone naso-faringeo è un gold-standard, come si dice in gergo: ovvero lo strumento più attendibile per una diagnosi di Covid-19 e resta la ”via maestra”, anche per ‘scoprire’ gli asintomatici. Maurizio Simmaco è professore di biologia molecolare e direttore del Laboratorio di analisi-biochimica clinica e del servizio di Diagnostica molecolare avanzata dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, Università La Sapienza. Ci risponde al telefono in una pausa del suo lavoro che lo vede impegnato, da settimane, in prima linea per affrontare l’emergenza Coronavirus.

In tante Regioni è scoppiata la polemica su quali siano i migliori test sierologici per ‘censire’ il virus tra la popolazione, utili alla ‘fase due’. Non tutti sanno cosa siano e a cosa servono e Simmaco ci aiuta a fare un po’ di chiarezza sulla loro efficacia, mettendo in guardia dai ‘kit fai da te’, che si vendono anche on line. “E’ molto difficile – dice il medico esperto di biologia molecolare all’Adnkronos – scegliere la strada per stanare i portatori sani. Certamente il tampone è la via maestra, ma risulta non percorribile su larga scala, va utilizzato su categorie particolari di operatori. D’altra parte, un soggetto positivo a test sierologico, va poi valutato con il tampone per porlo nella categoria dei guariti o dei portatori” del virus.

Attenzione, avverte Simmaco: “Potremmo avere portatori che convivono con il virus senza sviluppare malattia e quindi, forse, senza anticorpi. I primi dati indicano che i positivi al test sierologico, senza storia clinica evidente, non superano il 2-3% degli analizzati”.

“Al momento – assicura Simmaco – il test molecolare da tampone naso-faringeo è certamente da considerare come gold-standard. Sono state proposte altre metodologie basate sull’identificazione degli antigeni virali, sempre da tampone naso-faringeo, ma non sappiamo se la sensibilità è realmente sovrapponibile a quella del metodo molecolare”. Per Simmaco, direttore del Dima del Sant’Andrea, è ”difficile dire se il test sierologico può dare una patente di immunità. Certamente molti pazienti sono stati soddisfacentemente trattati con plasma da soggetti guariti. Quindi, gli anticorpi neutralizzano il virus. Non sappiamo, però, se tutti i soggetti sviluppano, a fronte di una guarigione, anche da malattia sub-clinica, anticorpi protettivi”.

Quando verranno validati gli esami sierologici? “A nostro avviso i vari sistemi sono a loro modo affidabili”, assicura Simmaco, che aggiunge: “La qualità dei sistemi da web, generalmente immunocromatografici è di difficile valutazione. Noi abbiamo avuto a disposizione alcuni prodotti certamente di qualità ma diffiderei del ‘fai da te'”.

“Al Sant’Andrea – racconta – già da metà marzo si utilizzano diversi sistemi per identificare la presenza di immunoglobuline. Nello specifico abbiamo sistemi immunocromatografici e sistemi in chemiluminescenza. I primi sono stati utilizzati per analizzare il profilo anticorpale degli operatori sanitari presenti in ospedale; i secondi -conclude Simmaco- per seguire l’evoluzione immunologica dei pazienti ricoverati”.