Fase 2, primi ricorsi pmi al Tar contro Dpcm: “Lockdown indiscriminato” 

Fase 2, primi ricorsi pmi al Tar contro Dpcm: Lockdown indiscriminato

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Pubblicato il: 05/05/2020 13:05

di Alessandra Testorio

Per ora è solo una piccola pattuglia di imprenditori, 5 tra parrucchieri, ristoratori ed estetisti, piccoli e medi imprenditori ma tutti ugualmente agguerriti. Il rischio tracollo, infatti, è appena dietro l’angolo e così, contro il Dpcm del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che il 26 aprile scorso ha prorogato il lockdown per queste attività, alcuni imprenditori hanno deciso di intraprendere la strada delle azioni legali e presentare ricorso d’urgenza ex art.700 al Tar del Lazio.

A fare il punto con l’Adnkronos, della rabbia delle piccole e medie imprese all’alba della fase 2 dell’epidemia da Coornavirus, il presidente dell’associazione “imprenditore non sei solo”, Paolo Ruggeri che con il suo pool di avvocati, sostiene l’iniziativa delle imprese ricorrenti. La richiesta dell’istanza è netta come le accuse: sospendere le misure che prorogano la chiusura indiscriminata delle loro attività nella Fase 2 per violazione del principio costituzionale di ‘non discriminazione’ ed eccesso di delega dai poteri conferitigli per il mancato rispetto dei limiti di adeguatezza e proporzionalità previsti.

Ad impugnare il Dpcm di Conte, di fronte al Tar di competenza , dunque a quello del Lazio, al momento 5 imprese di piccola e media taglia dislocate per lo più al Sud, Sicilia, Calabria, Puglia e Sardegna, il cui fatturato oscilla tra i 150 e i 500 mila euro l’anno ed ora in debito di ossigeno; i primi per adesso a cui però seguiranno a breve molti altri. Quello presentato oggi, infatti, sarebbe il primo di altri 6 ricorsi in via di perfezionamento, altri 4 in arrivo già domani, il sesto a giorni. Le pmi che hanno deciso di ricorrere infatti vivono una situazione in alcuni casi disperante.

“I soldi del Tfr dei lavoratori che anno attutito per i primi tempi l’impatto del lockdown sono finiti da tempo ma tardano ancora quelli destinati alla Cig , al bonus da 600 euro e quelli dei prestiti garantiti mentre si accumulano i ratei di affitti non pagati e il saldo delle forniture ordinate a suo tempo. Senza contare gli investimenti attivati magari da poco come quel parrucchiere dal fatturato medio alto con 5 saloni, al momento tutti chiusi, e un sesto aperto da 2 mesi. Con ricavi bloccati e i costi fissi da sostenere, dunque, alcuni danni saranno irreparabili. In questa situazione, ancora 4 settimane di chiusura sono un tempo infinito”, racconta ancora Ruggeri che teme e ricorda quell’ondata di suicidi per motivi economici che in 6 anni, secondo le stime più accreditate, arrivò a sfiorare i mille casi.

“Il Governo non solo ha disciplinato un ambito coperto da riserva di legge con un atto di natura amministrativa, quale è appunto il Dcpm. Ma ha anche violato il principio costituzionale di ‘non discriminazione’. Non ha tenuto conto,infatti, della situazione delle singole regioni. E ha disciplinato allo stesso modo la chiusura di locali ed esercizi commerciali sia in quelle con un numero trascurabile di contagi, sia in quelle in cui la diffusione del virus è ancora alta. Penalizzando ulteriormente il Sud. E discriminando categorie che, invece, potrebbero ripartire nell’osservanza delle distanze e delle altre misure di sicurezza”, è il j’accuse che rivolge all’esecutivo. Certo, conclude, “noi restiamo molto sensibili alle esigenze sanitarie e siamo consapevoli che il dpcm dura 18 giorni ed è evidente che non vogliamo ingolfare il Tar ma rivendicare ruolo e diritti.Lo Stato sta mettendo molti medi e piccoli imprenditori in una situazione economica e psicologica di grande stress”, conclude.