Boscaini (Federvini): “settore vino in difficoltà, anticipare apertura bar e ristoranti” 

Boscaini (Federvini): settore vino in difficoltà, anticipare apertura bar e ristoranti

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Pubblicato il: 06/05/2020 16:36

Il mondo del vino italiano sta soffrendo la crisi innescata dall’emergenza coronavirus. La chiusura di ristoranti, locali e bar ha provocato un crollo delle vendite, mentre il giro d’affari delle aziende del settore che lavorano con la grande distribuzione ha limitato i danni a una flessione del 20%. Anzi, nel corso del lockdown, molte aziende si sono lanciate su un canale di vendita ancora poco esplorato, l’online, scoprendo una buona opportunità di crescita. Ma, in vista della ripresa delle attività, il settore italiano del vino chiede più coraggio nella riapertura di bar e ristoranti e un’energica campagna di promozione del prodotto e del turismo in Italia. “Essere parte del settore agroalimentare ci ha salvato dalla chiusura. La situazione è difficile, ma nelle aziende si continua a lavorare“, spiega Sandro Boscaini, presidente di Federvini, l’associazione di Confindustria dei produttori, esportatori e importatori di vini, spumanti, liquori, sciroppi e aceti, che rappresenta 340mila strutture produttive per un giro d’affari di 25 miliardi di euro e 1,2 milioni di addetti.

Secondo le stime, le prime sette settimane dell’emergenza coronavirus hanno provocato una riduzione del 2% dei volumi di tutto il settore beverage e del 10% del valore. Ma la crisi e la chiusura delle attività hanno colpito in modo molto diverso le imprese del settore, che vanno dai produttori in proprio, alle cooperative ai grandi gruppi internazionali, dagli esportatori agli imbottigliatori. “Il settore registra una perdita che va dal 75-80% per le aziende che vivono esclusivamente sull’Horeca”, acronimo che indica hotel, ristoranti e bar, “al 20% per chi lavora con la grande distribuzione”, sottolinea Boscaini.

Sicuramente il settore è stato colpito pesantemente dalla chiusura del canale Horeca, che rappresenta il 30% del vino venduto e il 55% del valore. Lo stop a wine bar e ristorazione è stato “pesante per il mercato interno: si vende meno vino, ma si vende ancora meno il vino di qualità, è una sofferenza anche qualitativa. Migliore la situazione per il mercato estero. “Molti Paesi hanno sofferto, ma hanno anche avuto un lockdown più breve che in Italia e anche sui mercati esteri, la chiusura del canale Horeca ha rallentato enormemente i consumi”.

Chi lavora come imbottigliatore o con la grande distribuzione è riuscito a limitare i danni. Nel comparto, continua il presidente di Federvini, “finora è andata bene e anzi c’è stata una leggera crescita in una fase iniziale del lockdown. Nei primi dieci giorni c’è stata una sorta di accaparramento dei generi alimentari e anche del vino, probabilmente perché nessun consumatore immaginava una chiusura così prolungata”. Ma complessivamente il comparto, con la grande distribuzione che rappresenta il 22,5% dei volumi del beverage, dovrebbe registrare una flessione del fatturato del 20-25%.

Un canale che soffre “terribilmente” è quello legato al turismo, che non riguarda solo gli alberghi ma anche le vendite nei duty free degli aeroporti, “azzerate”, e le forniture a bordo degli aerei e delle navi, “che danno una grande visibilità al prodotto”.

Sul fronte dei prodotti se il vino mantiene le sue posizioni nella grande distribuzione, gli spumanti registrano una flessione del 2%. Il Prosecco, ricorda Boscaini, viene molto utilizzato negli aperitivi o per festeggiare eventi. Cosa ormai rara in questo periodo di crisi. Gli spiriti, amari e liquori, sono in sofferenza per la chiusura degli esercizi, ma anche per l’aumento dei dazi negli Stati Uniti. Dall’inizio dell’emergenza il comparto ha registrato un calo del fatturato anche del 60%, e ci si aspetta una flessione del 50% a un anno e del 20% nell’arco di due anni.

Durante la crisi molte aziende produttrici si sono avventurate su un sentiero su cui erano molto indietro, quello delle vendite via web. “C’è stato uno sforzo sulle vendite online che forse è stata la parte più positiva di questa crisi”, spiega Boscaini, che “non risolve il problema, ma che ha aiutato a tamponare le difficoltà. C’è stata una sorta di sdoganamento dell’online in Italia, su cui il Paese è più indietro rispetto a Stati Uniti o Cina. E’ un mercato molto ristretto per il vino in Italia, ma ora si è visto che è una vera opportunità“.

Per la fase 2 il mondo del vino ha bisogno di essere aiutato, soprattutto con una campagna di promozione del prodotto e dell’Italia come meta turistica. “Il vino è uno dei prodotti italiani più conosciuti nel mondo. Siamo i maggiori esportatori e dobbiamo mantenere questo primato”. Per una ripresa del settore, sottolinea il presidente di Federvini, “in primo luogo devono riaprire i ristoranti e gli hotel e ci auguriamo che possano riaprire anche prima del previsto, se le cose vanno bene. Il governo dovrebbe avere il coraggio di riaprire, in modo anche da riattivare il turismo. Per questo avremo anche bisogno di un’energica promozione del turismo“. Soprattutto del turismo di prossimità dai Paesi vicini, come la Germania, con i turisti che possono arrivare con mezzi propri, evitando l’aereo.

Il settore chiede anche un intervento sulla distillazione agevolata volontaria per trasformare le giacenze di vino ferme in cantina in alcol denaturato, l’estensione della cassa integrazione guadagni straordinaria e un sostegno alla liquidità delle imprese. “Una grossa preoccupazione che abbiamo riguarda gli incassi, soprattutto per quanto riguarda i prodotti destinati alla ristorazione e agli alberghi, dove c’è un’importante necessità di liquidità. Ci auguriamo che ci sia una reazione immediata e che le banche possono effettivamente erogare aiuti consistenti alle imprese del settore”, continua Boscaini. Da parte sua il gruppo spiriti di Federvini chiede la cancellazione dell’obbligo del contrassegno fiscale e la sospensione del versamento dell’accisa almeno fino a settembre così da non appesantire la crisi di liquidità che le aziende stanno incontrando.

Inoltre, in vista della vendemmia, il settore auspica una regolarizzazione dei lavoratori stranieri. “Siamo anche vicini alla nuova vendemmia e fra tre mesi dovremmo portare dentro il nuovo prodotto. La raccolta inizia al Sud a inizio agosto e ci possono esserci dei grossi problemi”. Se tutta l’agricoltura avrà un problema di manodopera, “lo avremo anche noi in maniera forte, per cui la regolarizzazione è un modo per normalizzare questa situazione anche per il futuro del settore. Una regolarizzazione -conclude il presidente di Federvini- è auspicabile”.