Fede incorona Scanzi: “Se fosse mio erede non mi dispiacerebbe” 

Fede incorona Scanzi: Se fosse mio erede non mi dispiacerebbe

(Fotogramma)

Pubblicato il: 08/05/2020 19:30

Se Andrea Scanzi fosse un mio erede non mi dispiacerebbe affatto. Io ho difeso umanamente e professionalmente Berlusconi. Lui sta difendendo Conte. La sua simpatia per Conte, però, non la capisco, ma Scanzi lo stimo moltissimo. E Conte ringrazi di aver incontrato sulla sua strada Andrea Scanzi. E’ fortunato. Scanzi è persona molto intelligente. Non ci troveremmo, però, a difendere la stessa persona”. Emilio Fede di politica non parla. E sfiora l’argomento solo confessando di non amare Conte, attraverso una sorta di endorsement al collega Andrea Scanzi.

Di altri giornalisti Fede parla volentieri, soprattutto in un periodo in cui il giornalismo televisivo è spesso al centro di polemiche politiche. Dopo una lunga carriera, da giornalista di trincea fino alla direzione del Tg4, passando per il Tg1, Fede oggi è in vena di dire la sua anche su altri professionisti che “stima moltissimo. Quando parlo dell’avventura del giornalismo – dice all’Adnkronos – parlo di chi davvero è andato in trincea. Io l’ho fatto e ho portato a casa la pelle dopo tante guerre in Africa e tante tragedie. Ora sono qui e la bandiera di Nassirya è qui accanto a me. E considero degni di essere considerati giornalisti di trincea Massimo Giletti, Corrado Formigli e Giovanni Floris“.

“Giletti ed io – dice – siamo legati da un rapporto di reciproco rispetto. Quando ho presentato il libro ‘Se tornassi ad Arcore’, Giletti, che era ancora sul far del nascere, è stato l’unico a venire in Piazza Montecitorio, al Capranichetta, ad ascoltarmi. E’ bravo, è intelligente, ed è perbene. Lui quando lo elogio, mi dice di avere nel cuore me, ed io quando vedo un servizio ben fatto e curato con estrema onestà ho nel cuore Giletti. Formigli è un giornalista completo, un giornalista di trincea, è testimone della realtà contro il 90% dei giornalisti che la realtà la vedono seduti alla loro scrivania. Bravo Formigli a scrivere, raccontare e fare televisione. Uno dei veri protagonisti del giornalismo moderno. Giovanni Floris è molto elegante nel racconto, in gamba, una persona colta. E’ molto sicuro di sé stesso. Se dovessi dargli un consiglio, gli suggerirei di essere un po’ meno ‘maestro di scuola’”.

Inevitabile parlare di Silvio Berlusconi. “Dopo tanto tempo, pochi giorni fa, ho parlato con Berlusconi che ora non si trova in Italia. Non abbiamo affrontato i temi della politica, ma della nostra amicizia e della nostra lunga separazione. Lui non si trova in Italia. Mi ha chiamato. Ci siamo parlati, come eravamo prima, da buoni e veri amici”, dice.

C’era emozione da parte mia e sicuramente anche da parte sua. Abbiamo parlato della nostra vita in un clima di assoluto e indiscutibile affetto reciproco. Io gli chiesto come stesse lui e Berlusconi lo ha chiesto a me, anche per l’operazione che ho subito. Alla fine, quando ci siamo salutati, gli ho detto che, se riesco a trovare la strada legale, vado a stare qualche giorno da lui in Francia”, aggiunge.

Fede ha terminato il periodo degli arresti domiciliari e deve iniziare quello dei servizi sociali. “Ho chiesto al giudice di poter vedere almeno per tre giorni mia moglie a Napoli. Non la vedo da tanto tempo. Nessuno mi ha risposto. Che devo fare? Le daranno l’indirizzo della mia lapide. Io ho 89 anni”, dice ancora. “Non ho mai detto di aver scritto al Presidente della Repubblica – chiarisce – Non mi sognerei mai, neanche con la pistola alla schiena, di disturbare Mattarella per questo. Desiderio solo prendere la macchina, andare a Napoli a trovare mia moglie che è di Napoli, cenare con lei, la mattina fare colazione, stare in famiglia e abbracciare anche il mio cane Teodoro. Sono in attesa, ma finora non ho avuto alcuna risposta”.

Fede comunque ringrazia la responsabile dell’Ufficio Esecuzione penale esterna di Milano, “la dottoressa Panarello che ha trattato la mia vicenda con grande rispetto per la dignità umana. Lei segue tutte le vicende di tutte le persone ai domiciliari, oltre 15mila. Mi è stato riconosciuto di essermi comportato nel rigoroso rispetto di tutte le regole che dovevo seguire nel periodo dei domiciliari. Non è che meriti nulla per questo, ma chiedo solo di poter vedere mia moglie a Napoli per tre giorni. Così si offende un rapporto di grande amore, quello di un uomo che non vede la propria moglie da tanto tempo”.