Silvia Romano, il giallo del giubbotto con logo turco 

Silvia Romano, il giallo del giubbotto con logo turco

Foto Fotogramma

Pubblicato il: 11/05/2020 20:57

Il giubbotto antiproiettile con impressa la Mezzaluna e la stella, simboli della bandiera turca, che indossa Silvia Romano nella foto scattata subito dopo la sua liberazione, è un fake? La foto è stata taroccata? E chi, e perché, avrebbe contraffatto l’immagine della cooperante italiana appena liberata? Per cercare di venire a capo del rompicapo d’intelligence occorre partire dall’immagine che sta facendo il giro del mondo e dei social e che mostra la ragazza a bordo di un veicolo del Mit, l’intelligence turca: lo scatto è stato diffuso dall’Agenzia di stampa turca Anadolu. Si tratta, dunque, di un documento diffuso ufficialmente da Ankara, come se la Turchia volesse dimostrare che il successo per la liberazione fosse solo suo e non come ha subito riconosciuto il Servizio italiano all’Adnkronos nei momenti caldissimi della liberazione, frutto della collaborazione a tre, Aise, spie turche e spie somale.

Non a caso in queste ore i media turchi sono pieni di servizi sulla liberazione di Silvia Romano, dunque anche in questo caso l’intenzione evidente è che Ankara vuole far passare l’idea che il ruolo dei suoi servizi segreti sia stato decisivo nel successo della missione.

La nostra intelligence in risposta a questa guerra mediatica ha fatto trapelare che Silvia Romano è stata recuperata dai servizi segreti italiani con quello stesso giubbetto, e che si tratta di dotazione militare assolutamente italiana. Ma perché creare un fake e mostrarlo in mondovisione? Si tratta di una banale burla da social oppure dietro al falso si cela una guerra più sottile di cui in queste ore si cominciano a vedere le prime scintille? Secondo alcuni esperti il fatto che la Turchia tiri molto le fila sia in Libia che in Somalia, non è da escludere, dunque, che il favore fatto dai turchi all’Italia nella liberazione della ragazza (se è vero che la loro collaborazione è stata determinante) possa aver già portato i turchi stessi a chiedere indietro ciò che considerano il prezzo da pagare. L’immagine di Silvia Romano con il giubbotto taroccato, secondo queste tesi tutta da dimostrare, perciò potrebbe essere un chiaro segnale all’Italia, una richiesta, come scrivono alcuni (tra cui Repubblica) di un via libera per Ankara nella sua difesa di Tripoli e del premier al Sarraj. Potrebbe essere quello il teatro in cui si intrecceranno le conseguenze, imprevedibili, degli “accordi” fra l’Italia ed Erdogan per la liberazione della ragazza.

E che gli effetti del “coordinamento” italo-turco per la liberazione di Silvia Romano si potranno rivelare nefasti, non lo dimostra solo il fake del giubbotto, un evidente segnale all’Italia per evitare, magari, che si scordi del favore ricevuto, ma anche le parole del politologo americano Edward Luttwak all’Adnkronos, secondo il quale i servizi segreti di Ankara “sono la parte peggiore della Turchia”, dei “fanatici islamici che odiano l’occidente”. Una delle prove, per l’esperto americano, è il trasferimento di armi dalla Turchia allo Stato Islamico in Siria. Insomma, la collaborazione dell’intelligence italiana con gli omologhi turchi ha avuto come sbocco la liberazione di Silvia Romano, l’Aise l’aveva riconosciuto pubblicamente, c’era spazio per onori e gloria per tutti. Ma allora perché questo sgarbo di Erdogan?