Silvia Romano, ex ambasciatore turco: “Ankara potrebbe ottenere indirettamente qualcosa” 

Silvia Romano, ex ambasciatore turco: Ankara potrebbe ottenere indirettamente qualcosa

Afp

Pubblicato il: 12/05/2020 13:31

La cooperazione tra servizi segreti turchi e italiani sfociata nella liberazione di Silvia Romano in Somalia “non mi sorprende affatto” ed è “normale tra buoni alleati” come lo sono il governo di Roma ed Ankara, ma la Turchia, per il ruolo avuto, potrebbe ottenere “indirettamente” qualcosa in cambio. Lo afferma ad Aki-Adnkronos International Aydin Adnan Sezgin, ex ambasciatore turco in Italia e in Russia, vice presidente e deputato del Iyi Party (Buon Partito) all’opposizione nonché membro della commissione Affari Esteri del Parlamento turco.

“Le operazioni di questo tipo dei servizi segreti non sono il mio campo, ma non sono affatto sorpreso che l’intelligence turca abbia avuto un ruolo” nella liberazione di Silvia Romano in Somalia, commenta Sezgin sottolineando che “c’è una buona cooperazione in tutti i settori tra Turchia e Italia. Dall’altra parte i due Paesi sono alleati nella Nato e in questo quadro questo tipo di cooperazione deve essere considerata normale. Ripeto, non sono affatto sorpreso”.

Secondo l’ex ambasciatore a Roma, è possibile che la Turchia possa essere ‘ricompensata’ in qualche modo dall’Italia, ma “indirettamente, forse in futuro in altri scenari o crisi”. Sezgin, infatti, sostiene che operazioni come la liberazione di Silvia Romano non abbiano “una natura se vogliano ‘commerciale’ ” e che Ankara non abbia dato il suo aiuto per chiedere “immediatamente” qualcosa in cambio.

“Come ho detto c’è una forte cooperazione tra i due Paesi in molti settori, non solo in quello dei servizi segreti – prosegue l’esponente del Buon Partito – Certamente questo tipo di relazioni hanno un equilibrio. Penso sia normale, ma non credo che ci siano state specifiche contrattazioni in questa operazione. Una volta aiuta la Turchia, un’altra l’Italia. Non vedo reali collegamenti con la Libia o altri Paesi. Penso sia normale una collaborazione tra servizi di Stati amici”.

Sulla presenza turca in Somalia, Sezgin evidenzia che il governo turco da anni sta aiutando la Somalia, Paese in cui ha “forti interessi”. “Dieci, venti anni fa quando è iniziata la crisi in Somalia il comando militare delle Nazioni Unite era turco e andando indietro nel tempo la Somalia faceva parte dell’Impero Ottomano”, ricorda.

“Abbiamo interessi crescenti in Africa, ma quelli in Somalia sono precedenti a Erdogan. Il presidente ha continuato su questa strada per diversi motivi soprattutto perché Ankara ha molti investimenti sia militari che nel campo della sanità nel Paese e numerose società di costruzioni vi operano – conclude – E’ un’area importante dove la Turchia sta esercitando il suo soft power”.