Fase 2, il virologo: “No respirazione bocca a bocca? Assurdo”  

Fase 2, il virologo: No respirazione bocca a bocca? Assurdo

(Fotogramma)

Pubblicato il: 14/05/2020 15:32

Respirazione bocca a bocca ‘vietata’ se qualcuno sta annegando? “Assurdo”. Il virologo Guido Silvestri, italiano docente negli Usa alla Emory University di Atlanta, commenta così le indicazioni di Inail e Iss contro il rischio infettivo da nuovo coronavirus sulle spiagge. “Un amico – spiega lo scienziato su Facebook, in un intervento ripreso anche dal sito ‘Medical Facts’ del collega Roberto Burioni – mi ha passato una serie di articoli sulle nuove ‘regole’ per l’apertura dell’Italia. In cui leggo questa perla: ‘No alla respirazione bocca a bocca. In caso di emergenza affogamento i soccorritori dovranno praticare le compressioni sul torace, ma non la ventilazione’. Spero che non sia vero – commenta Silvestri – perché se lo fosse vuol dire che qualcuno ha davvero perso il senso delle proporzioni”.

In un passaggio del ‘Documento tecnico sull’analisi di rischio e le misure di contenimento del contagio da Sars-CoV-2 nelle attività ricreative di balneazione e in spiaggia‘, redatto dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e dall’Istituto superiore di sanità, in riferimento all'”attività di salvamento in mare svolta dal ‘bagnino’ o comunque di primo soccorso nei confronti dell’utenza” si legge infatti che: “In attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida” degli organismi scientifici competenti. In particolare, si citano l’Italian Resuscitation Council (Irc) e l’European Resuscitation Council (Erc).

“Se la notizia” arrivata tramite i media al virologo trasferitosi Oltreoceano “fosse vera – ripete incredulo Silvestri – chi ha scritto questa ‘regola’ sosterrebbe che, di fronte a un annegamento, o a un arresto cardio-respiratorio, si dovrebbe lasciar morire una persona (facendo una rianimazione cardiopolmonare a metà), per evitare che un altro, il soccorritore, corra il rischio più o meno remoto di infettarsi con un virus che ha il 2-3% di mortalità (e anche molto meno se si presume, come logico, che il soccorritore sia una persona relativamente giovane e sana). Assurdo! Peraltro, il 50% di quello che leggo in questo articolo – sempre ammesso che sia vero – è basato su evidenza scientifica minima, se non assente del tutto”.