Fase 2, Locatelli: “Dati ci danno respiro, impennata casi non c’è stata” 

Fase 2, Locatelli: Dati ci danno respiro, impennata casi non c'è stata

(Fotogramma/Ipa)

Pubblicato il: 17/05/2020 10:28

I dati dell’ultimo bollettino della Protezione civile “sono belli, i migliori dall’8 marzo ad oggi dal punto di vista della mortalità. Si è ulteriormente ridotta la pressione sulle terapie intensive. Solo due regioni, Lombardia e Piemonte, presentano numeri di positivi a tre cifre. Le misure di contenimento hanno impedito all’epidemia di dilagare al centro, al sud e nelle isole. Cominciamo ad avere dati di un certo interesse che danno respiro, a 12 giorni dalle prime riaperture. La temuta impennata non c’é stata, nessun impatto negativo sul rallentamento dei casi”. A sottolinearlo è Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e membro del Comitato tecnico scientifico (Cts) per l’emergenza coronavirus. In un’intervista al ‘Corriere della sera’ l’esperto spiega: “Avevamo timore sul monitoraggio. Quindi è positivo che l’approccio graduale di riaperture abbia dato queste risposte”.

Cosa dicono i primi algoritmi sulla tenuta delle Regioni, quelli che indicano il livello di rischio? “Siamo su livelli tranquillizzanti, significa che non c’è una preoccupazione particolare. Le tre Regioni da tenere sotto controllo sono Lombardia, Molise e Umbria dove il rischio viene considerato moderato anziché basso come nel resto del Paese”. E ancora: “Se in Lombardia, Lazio o Campania che hanno milioni di abitanti in più fosse successo quello che è accaduto in Molise (un funerale non autorizzato ha dato il via a un focolaio, ndr) sarebbe stato un vero problema»”. Insomma, per l’esperto, in vista dell’avvio della fase 2, si tratta di “un’ottima premessa. Con un approccio di riaperture graduali i livelli di rischio si sono mantenuti bassi”.

“In Italia l’epidemia ha assunto dimensioni differenti. Ora le regioni sono chiamate a fare scelte locali ma nella logica di una collaborazione col ministero della Salute, pronte a stringere le misure se il livello di rischia aumenta”. Si è capito che il virus colpisce anche i bambini? “In Italia sono stati segnalati 10 casi di iper infiammazione acuta nell’ospedale di Bergamo in bambini di circa 7 anni. Non è una novità preoccupante. La sindrome – assicura Locatelli – può essere trattata e nessun piccolo malato ha perso la vita. Confermo, negli under 18 il Sars-CoV- 2 non ha un impatto drammatico, per fortuna”.

Quanto alle terapie, “gli studi sull’antivirale Remdesivir hanno dato risultati divergenti. E anche l’efficacia di trasfusioni di plasma con anticorpi protettivi di pazienti guariti va provata con uno studio randomizzato, vale a dire di confronto”. Quanto alle ipotesi su come organizzarsi in autunno? “Concentriamoci sulle prossime 6-7 settimane e poi faremo ragionamenti”, conclude Locatelli.

Locatelli spiega poi che la distanza sicura è “minimo un metro. Partiamo dal presupposto che le probabilità di contagio dipendono dalle quantità di particelle di virus emesse con le goccioline e dalla durata dell’esposizione. Quindi i luoghi aperti sono meno pericolosi di quelli chiusi”. “In un luogo chiuso, anche se ampio, in assenza di distanziamento, le probabilità di contagio dipendono da quanti droplet, le goccioline appunto, escono da naso e bocca. Se respiriamo la quantità è limitata, aumentano se parliamo a voce bassa, ancora di più a voce alta e ancor più cantando”, precisa Locatelli. E in palestra? “Mantenere i due metri è più rassicurante. La distanza va modulata a seconda delle attività. È chiaro – conclude – che chi corre sul tapis roulant, sotto sforzo, respirando a bocca aperta è più pericoloso di chi fa yoga”.