Archeologia: Ostia Antica, conversazione online su Roma oltre i confini dell’Impero 

Ostia Antica, conversazione online su Roma oltre i confini dell'Impero

Resti di un magazzino romano ad Arikamedu in India

Pubblicato il: 19/05/2020 13:07

L’Impero romano raggiunge la lunghezza massima dei suoi confini, oltre 10.000 chilometri di limes, con la conquista della Dacia da parte di Traiano. Dall’Atlantico all’Eufrate, dal vallo di Adriano e dal Danubio fino ai deserti africani è un pullulare di popoli e culture che si mescolano e si romanizzano. E vanno oltre: legioni e coorti, ma ancora più spesso mercanti e avventurieri, varcano quei confini e portano stili di vita, architetture civili e militari, prodotti di ogni tipo e persino tattiche belliche nei paesi scandinavi, nell’Africa subsahariana, nella penisola arabica e fino in India e in Cina. La straordinaria storia dei ritrovamenti romani in luoghi lontanissimi dal limes imperiale sarà il tema della conversazione online offerta dal Parco archeologico di Ostia antica, con gli archeologi Mariarosaria Barbera e Sergio Rinaldi Tufi domani dalle 17,00, sulla pagina www.ostiaantica.beniculturali.it/it/vediamoci-a-ostia-antica/

Distano da Roma quasi 9mila chilometri i ritrovamenti di Arikamedu, un porto affacciato sul Golfo di Bangalore, costa orientale dell’India. L’ultimo posto al mondo dove gli archeologi avrebbero creduto possibile trovare anfore romane, gemme e vasellame di ceramica aretina, materiale databile tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., vale a dire agli albori della svolta imperiale impressa da Cesare Augusto. Tutta quella costa fino allo Sri Lanka ha restituito strutture e oggetti antichissimi, comprese le monete d’oro con effigi di Caligola e Nerone (nella collezione numismatica del British Museum), a dimostrazione di un lembo d’Asia indo-romana che esportava tessuti e spezie verso l’Occidente.

“‘Hic sunt leones’ (lett. “qui ci sono i leoni”) è l’espressione di derivazione latina che ancora oggi associamo alle zone inesplorate, alle realtà ancora sconosciute; si applicava anche a quel mondo che circondava il vasto impero costruito da Roma e che spesso premeva ai suoi confini” spiega l’archeologa Mariarosaria Barbera, direttore del Parco archeologico di Ostia antica.

“Si parlerà di presenza romana al di là del limes mediterraneo, dove si estendevano le province di Mauretania, Africa Proconsolare e Cirenaica, oltre al granaio dell’Impero stesso, l’Egitto, che più che una provincia era una proprietà personale dell’imperatore” promette Sergio Rinaldi Tufi, a lungo docente di archeologia delle province romane. “Ci spingeremo fino a Garama (Germa, Libia), dove i Garamanti vendevano ai Romani belve per il circo, o ad Abalessa (Algeria), dove oggetti romani (monete del IV secolo) sono stati rinvenuti in una tomba in cui era sepolta una donna bianca di alta statura, forse Tin Hinan, la celebre prima regina dei Touaregh”.

La navicella cronologica guidata da Rinaldi Tufi si spingerà in Irlanda, mai assoggettata ma ancora oggi ricca di oggetti d’argento, forse frutto di razzie, forse testimonianza di remoti commerci fra dentro e fuori l’Impero. Farà poi tappa nei depositi di armi rinvenuti nella Germania settentrionale e in Danimarca; senza trascurare l’eccezionale servizio da tavola in argento rinvenuto a Hildesheim (Hannover) forse sottratto alle dotazioni di qualche alto ufficiale delle legioni sconfitte a est di Teutoburgo-Kalkriese. Non sarà possibile lasciar da parte la Cina, con la quale Roma aveva buoni rapporti: era già attiva una via che ancora non si chiamava della seta e vi sono elementi per ritenere credibile la storia del contingente militare romano catturato a Carre, dai Parti che sconfissero Crasso, e poi riemersi nella provincia del Gangsu.