Rezza: “Virus difficilmente controllabile, asintomatici contano per 10% trasmissioni” 

Rezza: Virus difficilmente controllabile, asintomatici contano per 10% trasmissioni

(Afp)

Pubblicato il: 20/05/2020 10:02

“Il grande problema di questa infezione è che è difficilmente controllabile” per alcuni fattori. In parte per “gli asintomatici, che sono importanti, e contano per il 10% delle trasmissioni” del coronavirus Sars-Cov-2. Ma anche perché “una persona diventa infettante nel momento in cui compaiono i sintomi, e addirittura un po’ prima nella fase presintomatica”. A tracciare un quadro è Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute, oggi durante le audizioni informali in Commissione Sanità, parlando dei test sierologici e della loro opportunità di utilizzo.

“Circa 24-48 ore prima il test molecolare”, il tampone, “può già essere positivo. Quando la persona sviluppa sintomi e anche la tosse diventa più infettante perché si emettono più goccioline a distanze maggiori”, spiega Rezza evidenziando la “grande utilità del test di riferimento per la diagnostica in fase acuta di Covid-19 e precisando però l’importanza di prestare “attenzione all’interpretazione anche di questi test. Perché il test molecolare vediamo che diviene positivo in genere poco prima della comparsa dei sintomi“. Il tampone può poi “restare positivo per un certo numero di giorni, dopo 9 difficilmente la persona è ancora contagiosa. Ma vediamo anche casi di positività dopo un mese. E una persona può negativizzarsi e poi ripositivizzarsi e in questo caso si parla di recidive. Ma in genere si trovano trovano tracce di Rna virale, ma il virus non è più vitale”.

Rezza ha poi aggiunto che “dallo studio di sieroprevalenza ci aspettiamo di stimare il vero tasso di letalità“. “Abbiamo visto tassi di letalità particolarmente elevati, soprattutto in Regioni più colpite, che hanno avuto terapie intensive sature, ma questi tassi – spiega Rezza – fanno riferimento a un numero di morti su un denominatore che sono i malati che hanno fatto il tampone e, quindi, malati più gravi. Se usiamo come denominatore l’intera popolazione di infetti, compresi gli asintomatici, troveremo dei tassi di letalità molto più bassi. Saranno, dunque, molto importanti – sottolinea – i risultati di questo studio di sieroprevalenza”.

Obiettivo dello studio condotto su un campione di 150mila persone, selezionato dall’Istat, ribadisce Rezza, è anche “stimare le dimensioni dell’esposizione al virus su tutto il territorio nazionale, in modo comparativo fra le diverse aree del Paese, sia quella che hanno avuto un’alta incidenza, sia in quelle meno toccate dal virus”, per una fotografia chiara della diffusione dell’infezione.

Quanto ai possibili vaccini, “la modalità del cerotto per un vaccino anti Covid-19 potrebbe essere utile per facilitare una produzione su larga scala e anche per la somministrazione molto semplice e rapida, ma aspettiamo i risultati di sicurezza ed efficacia su questo e altri candidati vaccini in fase di sperimentazione umana per valutare quale sia la strategia migliore. Speriamo che un vaccino possa aver successo in tempi relativamente brevi”.

Il vaccino contro il coronavirus Sars-Cov-2 è “un argomento che mi sta particolarmente a cuore – ha sottolineato Rezza – In questo momento stiamo contenendo l’infezione con interventi gravosi per i singoli, per le famiglie e per l’economia del Paese e vorremmo uscire fuori dall’epidemia avendo a disposizione un vaccino sicuro ed efficace”.