Fase 2, Gori: “Temo piazze strapiene” 

Fase 2, Gori: Temo piazze strapiene

(Fotogramma)

Pubblicato il: 25/05/2020 08:22

E’ arrivato (ieri) il primo giorno, pare, senza morti in Lombardia e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori si dice “felice” se il dato venisse confermato. “E’ la notizia che aspettavamo da quando è iniziato questo incubo. Non esaltiamoci, però. Magari domani ci sarà un nuovo decesso, ma sicuramente è un altro passo verso una situazione sotto controllo”, dice intervistato dal quotidiano La Stampa. “Un diffuso senso di sollievo si traduce nel desiderio di stare fuori, quindi in un nuovo problema. Venerdì sera è stato faticoso, con piazze strapiene, sabato la pioggia ha aiutato a non riempirle, domenica è stata molto più tranquilla”, spiega il primo cittadino che, come gli altri sindaci, ‘combatte’ il rischio assembramenti in una città fra le città più colpite dal coronavirus.

“Dal punto di vista economico una stima parla di 3 mila posti di lavoro persi, ma secondo me è troppo ottimistica. All’anagrafe, dal primo marzo contiamo 670 morti in più rispetto al 2019, e già questo dato è tragico. È come se dove è nata l’epidemia, a Wuhan, che è cento volte più grande di Bergamo, ci fossero stati 65 mila morti. I decessi sono stati molto più numerosi perché le statistiche contano solo chi ha fatto il tampone, un minoranza”, perché “non ci si è organizzati in tempo per farne di più”. Una colpa che Gori distribuisce anche al governo. “Io ho partecipato a una trasmissione tivù con un viceministro della Salute che annunciava 5 mila tamponi al giorno, ma realtà erano solo gli stick. Mancavano i reagenti, la gara è stata aperta solo due giorni dopo e hanno partecipato 59 aziende. Ci si fosse mossi prima, a Milano e a Roma, avremmo evitato molti guai“, sottolinea Gori che non boccia l’esecutivo di Conte.

“Il governo si è trovato di fronte a necessità infinite, a un Paese dove tutti hanno bisogno di aiuto. La manovra da 55 miliardi è impressionante anche solo come mole di carta: sono quasi 500 pagine. Però i sussidi non bastano. Servono gli strumenti per il rilancio, in primo luogo della formazione”. “Il M5s ha una mentalità assistenzialista. E anche nel Pd la cultura che porta a scommettere sull’impresa non è forte”, se la risposta alla crisi “è puntare sull’assistenza invece che sull’imprenditorialità non si aiuta questa specificità settentrionale”, conclude Gori.

Rispondendo a chi gli chiede se dopo la prova del presidente della Regione Attilio Fontana e dell’assessore al Welfare Giulio Gallera, la Lombardia è contendibile, ha detto: “Sicuramente, e lo dico con tutte le attenuanti del caso, la prova che hanno dato è stata abbastanza deludente, però ogni volta che lo si fa notare la risposta è sempre quella: basta polemiche. Ma non credo che i lombardi cambieranno le loro idee dall’oggi al domani. Noi del Pd qui abbiamo un’occasione d’oro: di diventare il partito dei produttori, dalle partite Iva agli imprenditori, dagli artigiani agli operai. Il partito di chi lavora”.

Al giornalista che gli fa notare che le partite Iva al Nord votano Lega, il primo cittadino replica: “La Lega e la destra sono più o meno velatamente antieuropeiste, mentre chi produce sa che l’Europa è indispensabile. Se in armonia con l’Europa riuscissimo a reinventare lo spirito del Dopoguerra e della ricostruzione, per noi si aprirebbero delle autostrade politiche”. Quanto alle possibilità che il Pd attuale possa riuscirci, Gori risponde: “Mi sembra che per ora questa relazione con i produttori non emerga. Forse non stiamo dando segnali abbastanza chiari”.