Vaticano, chi è Mincione: il finanziere con l’occhio per il mattone 

Vaticano, chi è Mincione: il finanziere con l'occhio per il mattone

Foto AFP

Pubblicato il: 06/06/2020 16:55

Finanziere, playboy, raider con una particolare passione per le banche: di Raffaele Mincione è stato scritto di tutto. Ma all’ex trader di certo non manca il senso dell’umorismo: “Da outsider sono diventato sistema, senza neanche fare un po’ di tirocinio”, faceva notare al Corriere della Sera l’anno scorso, quando balzò agli onori delle cronache per via di una consulenza che commissionò a Giuseppe Conte, quando era ‘solo’ un avvocato, sull’applicabilità del golden power a Retelit, impresa italiana di servizi digitali.

Nato a Pomezia, poco a sud di Roma, nel 1965, Mincione è il capo di Wrm Group, società attiva nel private equity, nell’immobiliare e nelle situazioni ‘speciali’ (investimenti in asset ‘distressed’), con tre sedi: una a Mayfair, Londra, nei pressi di Hyde Park; un’altra a Palazzo Serbelloni, nel centralissimo corso Venezia, a Milano, dove un tempo aveva sede il Circolo della Stampa, e la terza a Lussemburgo.

Da ragazzo, “a 18 anni”, è partito per Londra, dove ha studiato e si è fatto strada, come molti italiani d’Oltremanica: secondo il suo profilo ha iniziato a lavorare in finanza al desk Italia di Goldman Sachs, una delle più importanti banche d’affari del mondo. Ha girato poi diversi big del credito, tra i quali Nomura e Merrill Lynch. Si è poi messo in proprio con Wrm Capinvest (il suo mandato da amministratore risulta però cessato il 17 marzo scorso, secondo i registri britannici).

Amante della vela e, pare, delle belle donne (gli si attribuiscono diversi flirt, tra cui Heather Mills, in seguito sposa e poi ex moglie di Paul Mc Cartney), Mincione è tra i protagonisti originari della vicenda su cui indaga la magistratura vaticana, che ha portato all’incriminazione di un altro italo-londinese, Gianluigi Torzi, con l’accusa di estorsione, truffa e peculato, tra l’altro. La sua Athena Capital, una Sicav lussemburghese regolamentata dalla Cssf, l’equivalente lussemburghese della Consob e con audit Pwc, è salita agli onori delle cronache per investimenti in Bpm, Banca Mps e Banca Carige.

E’ la stessa Athena Capital in cui ha investito la Segreteria di Stato vaticana, sottoscrivendo quote di un fondo (Athena Global Opportunities Capital Fund) cui faceva capo il palazzo di Sloane Avenue 60, a Chelsea (Londra), l’affare al centro dell’inchiesta dei magistrati della Santa Sede. La passione e il fiuto per gli immobili a Londra (per anni, prima della Brexit e della Covid-19, il real estate sulle rive del Tamigi è stato fonte di lauti profitti) il finanziere italo-londinese l’ha sempre avuta.

Nel maggio del 2009, all’epoca del post-Lehman, si aggiudicò per 18 mln di sterline una palazzina di Knightsbridge che in precedenza era stata messa in vendita per 40 mln di pound, riportava il Daily Mail. “In tempi incerti, non si fanno affaroni”, rispose a chi gli chiedeva se ritenesse di avere fatto un ‘colpaccio’. La Santa Sede, secondo le accuse, investendo nel palazzo di Sloane Avenue non ha fatto alcun colpaccio, anzi. Mincione, però, tiene il punto e osserva all’Adnkronos che, in un periodo terribile, segnato da due crisi importanti come la pandemia di Covid-19 e la Brexit, per l’edificio sono stati offerti formalmente fino 300 mln di euro, cosa che consentirebbe al Vaticano, che l’ha pagato “277 mln”, di realizzare, anche oggi, un profitto di “23 mln”.