Morte Floyd, le proteste sdoganano ‘Defund the police’  

Morte Floyd, le proteste sdoganano 'Defund the police'

(Afp)

Pubblicato il: 08/06/2020 17:47

Dal consiglio comunale di Minneapolis che vuole smantellare il dipartimento di polizia, ai sindaci di Los Angeles e New York che si impegnano a ridurre i bilanci delle polizie cittadine, il vasto movimento di protesta per l’omicidio di George Floyd sembra aver sdoganato un’idea che finora appariva appannaggio solo di intellettuali di estrema sinistra e dei manifestanti: ‘Defund the police’, togliere i fondi a dipartimenti di polizia, accusati di razzismo sistemico nei confronti degli afroamericani, per investirli in programmi sociali.

A simboleggiare l’ingresso di questa idea nel mainstream politico americano, lo slogan ‘defund the police’ è stato scritto in enormi lettere gialle nella piazza antistante la Casa Bianca, che la sindaca di Washington, Muriel Bowser, con l’ennesima sfida a Donald Trump, ha ribattezzato Black Lives Matter Plaza. E al Congresso, l’ala della sinistra dem guidata da Alexandria Ocasio Cortez oggi presenterà alla Camera un pacchetto di riforme drastico del sistema di polizia.

“Quando parliamo di definanziare la polizia, quello che diciamo è investire nelle risorse necessarie alle nostre comunità – ha spiegato la fondatrice di Black Lives Matter, Alicia Garza, ai microfoni dello show della politica domenicale ‘Meet The Press’ – quello di cui abbiamo bisogno è aumentare le risorse per l’edilizia, per l’istruzione, per la qualità della vita delle nostre comunità che sono sottoposte ad un controllo eccessivo da parte della polizia”.

Queste idee e concetti, fino a poche settimane fa liquidabili come utopistici, sono contenuti nel libro ‘The End of Policing’, la fine della polizia, pubblicato nel 2017 da Alex Vitale, docente di sociologia del Brooklyn College, diventato il manuale che indica come effettivamente queste tesi si possano trasformare in politica cittadina.

Nel suo libro sostiene che negli ultimi 40 anni i bilanci dei dipartimenti di polizia si sono gonfiati in modo incontrollato, facendo diventare la polizia lo strumento per affrontare non solo la criminalità ma una serie di altri problemi urbani – i senzatetto, le persone con disturbi psichici, la violenza giovanile – che avrebbero bisogno di un altro tipo di approccio. In un’intervista nei giorni scorsi alla Npr, la radio pubblica Usa, il sociologo quindi ha voluto sottolineare che l’obiettivo non è “girare un interruttore e non avere più la polizia”, ma rivalutare il ruolo, e i compiti, che le forze dell’ordine hanno nella società.

Ragionamenti, che ovviamente, trovano le netta opposizione di funzionari delle forze dell’ordine a livello locale e federale, ed esponenti dell’amministrazione Trump. “E’ un’idea assurda”, ha dichiarato il segretario alla Sicurezza Interna Chad Wolf che, in una serie di interviste televisive della domenica, ha affermato di “non credere che vi sia un problema di razzismo sistematico all’interno delle forze dell’ordine di tutto il Paese”.

Scontato l’attacco via Twitter di Trump che allo slogan ‘Defund the police’ ha risposto con: “Più soldi alle forze dell’ordine”. C’è poi chi, come il capo della polizia di Washington – città guidata dalla sindaca che sta diventando la paladina delle proteste in chiave anti-Trump, tanto che c’è già chi indica Bowser come la possibile vice di Joe Biden a novembre – che avvisa del rischio che togliere i fondi alla polizia potrebbe aumentare e non ridurre le violenze. “Se definanziamo i dipartimenti di polizia – ha detto Peter Newsham – questo avrà un impatto sull’addestramento, sull’arruolamento, sulla possibilità di formare dei buoni leader”.

Intanto però, cercando di giocare d’anticipo sulla “rivoluzione”, i sindaci democratici delle metropoli dove è più forte l’impatto delle proteste hanno cominciato a “ritoccare” i bilanci dei dipartimenti di polizia. Eric Garcetti, primo cittadino di Los Angeles, ha fatto marcia indietro sulla promessa di nuovi fondi alla Lapd, reindirizzando invece 250 milioni di dollari – 150 sottratti appunto al bilancio della polizia – a programmi per sanità, lavoro e “centri per la pace”.

Anche Bill de Blasio, che da giorni si trova nella difficile situazione di conciliare le sue posizioni liberal con la difesa della polizia newyorkese accusata di aver usato la mano pesante nel rispondere alle violenze e ai saccheggi che si sono registrati all’inizio della scorsa settimana, si è impegnato a spostare fondi della Nypd in programmi per i giovani e servizi sociali.

L’inversione di politica dei sindaci della grandi città è destinata ad incontrare il muro delle potentissime police union, i sindacati di polizia: quello di Los Angeles ha già accusato Garcetti di essere mentalmente “instabile”, senza che il sindaco democratico abbia raccolto il plauso di Black Lives Matter che ha affermato che non si farà “comprare con questa minima somma”.

Anche a Portland, città dell’Oregon che è un altro epicentro delle proteste, il sindaco ha accettato di spostare oltre un milione di dollari dal budget della polizia a quello delle scuole pubbliche. E la City Commissioner, Jo Ann Hardesty, la prima afroamericana eletta al consiglio comunale, ha annunciato piani per eliminare le voci di budget riservate a due unità della polizia, create inizialmente per la lotta alle gang. “Da troppo tempo abbiamo bisogno di azioni per la sicurezza nelle comunità alternative alla polizia”, ha detto, assicurando che “questo è solo l’inizio”.

A Minneapolis, infine, il dibattito sul razzismo sistematico era stato avviato da anni, anche a causa delle tante denunce di violenze da parte della polizia già prima del caso Floyd. Durante le elezioni locali del 2017, in un forum di elettori era stato chiesto ai candidati se potessero immaginare una “città senza polizia”. Nove risposero di sì, accolti da prese in giro e scetticismo. E molti di loro, compresa la presidente del consiglio comunale Lisa Bender, sono quelli che ieri hanno votato per smantellare il dipartimento responsabile della morte di Floyd.