Coronavirus, “così è diventato più contagioso” 

Coronavirus, così è diventato più contagioso

Immagine di repertorio (Foto Afp)

Pubblicato il: 09/06/2020 14:09

‘Fotografata’ da uno studio italiano una mutazione “sulla proteine Spike di Sars-Cov-2 che ci ha spiegato perché questo virus è diventato più contagioso, a partire da febbraio“. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, che ha pubblicato la ricerca sul ‘Journal of Medical Virology’, insieme a Roberto Cauda, docente di Malattie infettive all’Università Cattolica di Roma e ad Antonio Cassone, docente di Microbiologia dell’Università di Perugia. Lo studio mostra “che la mutazione della proteina D614g, riscontrata in numerose sequenze del virus isolato dal tratto naso-faringe dei soggetti infetti fin da febbraio, è diventata strutturale”.

“Il ceppo di Wuhan non aveva questa mutazione, che è apparsa dopo che il virus è arrivato in Europa e Nordamerica. E ha reso il virus di Wuhan – aggiunge lo specialista – più capace di infettare l’uomo e circolare nel suo organismo. Ci aiuta anche a spiegare per quale motivo il virus fuori dalla Cina sia apparso più contagioso”.

Ma c’è di più. “Questa stessa mutazione – dice Cauda all’Adnkronos Salute – è stata rilevata indipendentemente da altri tre gruppi di ricerca, uno americano del Los Alamos National Laboratory e uno spagnolo di Barcellona. Questo ci dice che Sars-Cov-2 è andato incontro a una mutazione che probabilmente ne ha aumentato la contagiosità, e poi questo virus mutato ha un po’ soppiantato quello di Wuhan. Una conclusione – dice ancora Cauda, parlando da clinico – che è supportata dall’epidemiologia”.

“Ma soprattutto – aggiunge Ciccozzi – dobbiamo pensare che questa contagiosità aumentata c’è ancora: ecco perché dobbiamo ancora usare le mascherine e rispettare il distanziamento. Per fortuna il virus circola meno, ma non è il momento di abbassare la guardia. Nel frattempo Sars-Cov-2 si sta adattando a noi sempre di più, come di solito fanno i virus. In questo caso ciò accade perché subisce le pressioni di misure come lockdown e mascherine, ma anche quella della selezione naturale. Insomma, tutto ciò ci fa ben sperare, ma ci invita anche a non mollare”, conclude lo specialista.