M5S, la ‘tregua della pizza’ per salvare il Movimento: i big congelano il congresso 

M5S, la 'tregua della pizza' per salvare il Movimento: i big congelano il congresso

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Pubblicato il: 18/06/2020 20:28

di Antonio Atte

Metti una sera a cena a via Arenula lo stato maggiore del Movimento 5 Stelle. Per una notte i big pentastellati si radunano attorno a un tavolo e provano dipanare quel grande groviglio che è diventato il M5S, tra lotte intestine per la leadership e divisioni su dossier scottanti (a partire dalla nota dolente del Mes, che da tempo fa tribolare la maggioranza e che getta ombre sulla tenuta del governo).

Come raccontato da ‘Repubblica’, martedì sera si è tenuta una riunione del gotha grillino al ministero della Giustizia. Tra i presenti, oltre al Guardasigilli ‘padrone di casa’ Alfonso Bonafede, c’erano il capo politico Vito Crimi, il titolare della Farnesina ed ex leader Luigi Di Maio, la vicepresidente del Senato Paola Taverna, il viceministro del Mise Stefano Buffagni e lui, Alessandro Di Battista, l’ex deputato che chiede a gran voce un ‘congresso’ per rilanciare il progetto pentastellato. Con un possibile, futuro obiettivo: la guida del Movimento, che passa per l’elezione online sulla piattaforma Rousseau.

Tra un trancio di pizza e l’altro, raccontano fonti grilline, i vertici del Movimento hanno siglato la tregua. Un patto di desistenza o ‘armistizio’, come sintetizza un big 5 Stelle, che potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase, meno litigiosa, per la creatura fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Del resto il reggente del Movimento Crimi ha spiegato chiaramente che un congresso in questo momento “sarebbe fuori luogo e incomprensibile” e che il dibattito interno sulla struttura e sulle future regole da darsi è rimandato “più avanti”.

“Tutti – ha sottolineato il viceministro dell’Interno – condividiamo la necessità di essere uniti e responsabili in questo momento”. Compreso Di Battista, che Crimi definisce “una risorsa preziosa che ha dato tanto e ancora tanto può dare al nostro percorso comune”.

La road map M5S prevede quindi sì gli Stati generali – slittati a causa dell’emergenza Covid – ma solo dopo le elezioni regionali di settembre. E non è escluso che un team ad hoc venga incaricato di occuparsi della definizione del percorso che porterà all’appuntamento congressuale. “Credo che gli Stati generali avranno bisogno di un lavoro istruttorio”, ha infatti detto al ‘Fatto quotidiano’ Di Maio.

Ad avere l’ultima parola è il garante Grillo, che domenica scorsa ha gelato Di Battista via Twitter sulla richiesta di convocare subito il congresso. Il cofondatore del M5S – raccontano – è in costante contatto con pezzi da novanta della sinistra e del Partito democratico. “Il suo disegno è chiaro: proverà fino alla fine a blindare l’esecutivo giallorosso di Giuseppe Conte e, ogni volta che sarà necessario, farà sentire la sua voce”, confida un pentastellato.

Sullo sfondo, il ruolo di Davide Casaleggio e il futuro dell’Associazione Rousseau, che molti parlamentari vorrebbero ridimensionare, sganciando i destini della piattaforma da quelli del Movimento. L’imprenditore avrebbe preferito una votazione online in tempi brevi per dare al M5S una leadership solida. Per ora Di Battista resta il candidato più forte alla luce del grande consenso di cui l’ex deputato romano gode presso la base grillina sul web. Ma nel M5S si alza il coro di chi chiede di archiviare l’era del capo politico solo al comando. “Se ora lo nominassimo – ha sentenziato Di Maio – sarebbe un capo balneare, perché durerebbe poco. Prima dobbiamo fissare il programma che serve al Paese e risolvere i problemi del M5S. Poi si potrà pensare alla struttura”.