Mafia Capitale, Buzzi a Radio Radicale: “Io grande corruttore? Erano già corrotti”  

Mafia Capitale, Buzzi a Radio Radicale: Io grande corruttore? Erano già corrotti

Pubblicato il: 20/06/2020 18:45

Sono stato dipinto come il ‘grande corruttore’, ma le persone non le ho corrotte, erano corrotte di loro. La sentenza della Cassazione che certifica l’entità delle corruzioni ammontano a 65mila euro, su un fatturato di 180 milioni. Allora dico, non è giusto corrompere, pagare tangenti, ma se io pago 65mila euro di tangenti su un fatturato di 180 milioni di fatturato sono stato bravo e lo rivendico. Tutti mi chiedevano soldi, favori, assunzioni: è la realtà imprenditoriale a Roma, lo abbiamo visto con Parnasi, lo vedremo successivamente con qualche altro disgraziato, ma un imprenditore che fa impresa a Roma, nei servizi con il Comune di Roma si ritrova con persone da assumere, manifestazioni da sponsorizzare e poi se tutto diventa corruzione…” . Così Salvatore Buzzi a Radio Radicale, durante il lungo dibattito organizzato dall’associazione Nessuno Tocchi Caino, commenta l’inchiesta di Mafia Capitale, dissoltasi fino alla recente scarcerazione di Massimo Carminati.

E precisa: “Io tante corruzioni le ho avute perché non riuscivo a incassare i miei crediti legittimi: ogni mese mi servivano 5milioni di euro per pagare dipendenti, fornitori, ma se il Comune non pagava? – incalza retorico Buzzi – La famosa intercettazione nella quale avrei detto a una mia collaboratrice ‘si guadagna più con la droga che con i migranti’ è un falso, è stata montata ad arte. E’ un’intercettazione ambientale che dice ben altro – attacca – elaborata dal colonnello Russo dei Ros. C’è stato un attacco alla cooperazione sociale mettendo in bocca anche frasi non volute. In relazione alle intercettazioni ambientali che colpiscono oggi i magistrati, con le chat di Palamara, con il trojan, dicono che tra amici si dicono delle cose. E noi? Noi non possiamo dire stupidaggini? No, perché è come se parli davanti a un ufficio notarile”.

Poi Buzzi nel dibattito di Nessuno Tocchi Caino entra nel merito delle accuse “politiche”. “Tutta questa storia di Mafia Capitale che ha consentito la desertificazione della cooperazione sociale a Roma e alla Raggi di diventare sindaco, è stata un’operazione fatta a tavolino per colpire alcune parti politiche: la destra, Alemanno, Gramazio e Tredicine, e la sinistra, ma guarda caso tutti gli esponenti di Bersani, gli altri erano tutti innocenti. Questa è la cosa grave: poi vedendo le chat di Palamara si scopre che ci sono tante altre cose”. E ancora: “Quando ci arrestano il 2 dicembre per mafia nessuno di tutti gli amici con i quali eravamo cresciuti ha detto a Pignatone che stava sbagliando, anzi, addirittura Orfini ha dichiarato che lo ringraziava per aver liberato Roma dalla mafia. La solidarietà vera l’ho avuta dal Partito Radicale, da Sansonetti, da Sgarbi, da pochissime persone “.

“Mi sono fatto da mafioso 5 anni e 18 giorni in alta sicurezza al confine con l’Austria – continua Salvatore Buzzi – mia moglie arrestata, 2 anni e 2 mesi ai domiciliari, mia figlia l’ho ritrovata come un’estranea, aveva 5 anni l’ho ritrovata a 10. Ho querelato tg 5 e tg La7, la Sciarelli perché a me del mafioso non me lo puoi dare più. Bisogna dare un segnale, incominciare a ribellarsi. Non mi sorprende quanto accaduto in altre aziende, quella di Cavallotti l’ho seguita alle Iene. Noi in cooperativa avevamo livelli retributivi elevatissimi, i soci prendevano 16 mensilità, con la legalità si sono ritrovati il cambio di contratto, 13 mensilità quando li pagava, la riduzione del 30% degli stipendi e ora che sono falliti la metà sono disoccupati. Questa è stata la legalità. E le cavallette che hanno depredato la nostra cooperativa, adesso stanno spolpando altre aziende”.

“Sono stato condannato per corruzioni per versamenti pubblici – conclude il fondatore della cooperativa 29 giugno – Con Ozimo per 20mila euro messi a bilancio, con Tredicine 20mila euro messi a bilancio, con Gramazio 15mila euro messi a bilancio. Non li finanziavo in nero, ho sempre finanziato in chiaro: ad esempio con Tredicine, che non è che ha una nomea carina a Roma, non ho telefonate in 2 anni e 2 mesi, ma quale favore mi ha mai fatto se non l’ho mai incontrato? Finanzi la politica perché lo chiedevano. Quando stavo in carcere avevo il rimpianto di aver finanziato ‘sti papponi. Trecento mila euro l’anno gli davo legalmente, più quelli illegali, e poi quando ci hanno arrestato per mafia Orfini andava a dire ‘ho liberato Roma, ma da chi?'”.