Whirlpool, azienda conferma stop. Sindacati pronti a mobilitazione 

Whirlpool, azienda conferma stop. Sindacati pronti a mobilitazione

(Adnkronos)

Pubblicato il: 02/07/2020 15:40

(Di Alessandra Testorio)

Ancora nessuna soluzione concreta all’orizzonte per il sito Whirlpool di Napoli: il Mise infatti, per mano di Invitalia, starebbe ancora vagliando l’interesse di nuove aziende senza però essere ancora entrata nel merito delle proposte arrivate sul tavolo di via Molise. Per questo, al termine di una riunione attesa da tempo ma oggi decisamente concisa, con azienda e sindacati, il governo ha rinviato tutto al 31 luglio prossimo, data in cui conterebbe di portare a casa “soluzioni concrete supportate dai business plan dei potenziali acquirenti” da presentare ai sindacati. E lo stesso ministro Patuanelli assicura, “il governo farà di tutto per garantire la produzione a Napoli. E stiamo costruendo con Invitalia non solo una piano A ma anche un possibile piano B nel caso Whirlpool lasci Napoli“.

Benzina sul fuoco per i sindacati, delusi e furibondi: i tempi sono troppo stretti e il tavolo Whirlpool sembra replicare lo stesso schema di altre reindustrializzazioni ancora in alto mare. Per questo, il 7 luglio prossimo la parola passerà al coordinamento dei delegati Fim, Fiom, Uilm di tutto il gruppo ma la parola d’ordine sembra già decisa: mobilitazione. Intanto, comunque vada, il 31 ottobre Whirpool avvierà la chiusura della produzione di elettrodomestici di alta gamma: non ci saranno altre proroghe, ha detto al tavolo l’Ad Whirlpool Emea , Luigi La Morgia, mettendo in fila i numeri di una crisi post covid non solo europea ma anche italiana.

Al momento, dunque, come si evince dalle stringate slide che Invitalia ha presentato al tavolo, sarebbero solo 9 le manifestazioni preliminari di interesse arrivate al Mise, di cui però “soltanto la metà” stanno continuando ad approfondire l’ipotesi di acquisto. Nessun nome tra i pretendenti è circolato al tavolo; solo il fatto che i potenziali candidati sarebbero comunque in linea con i settori già presenti sul territorio, industria e innovazione tecnologica. Quello che invece è certo, che il documento di Invitalia riporta nero su bianco, è che le aziende candidate all’acquisizione “non sarebbero sicuramente in grado di assorbire tutti i lavoratori” del sito di via Agile, circa 350 operai su 420 considerando che una settantina sarebbero pronti a raccogliere l’incentivo messo a disposizione per lasciare il lavoro , circa 80mila euro, al netto del Tfr e di 2 anni di Naspi. (segue)

Il governo però punterebbe a scavalcare il problema “operando per cluster industriali e filiere attivabili” con cui valorizzare le competenze professionali e consegnare a Napoli, scrive ancora Invitalia, la soluzione attesa. Intanto, i dati post-Coronavirus snocciolati da Whirlpool al tavolo non sembrano ottimisti: ” a livello europeo per il 2020 si prevede un calo di 2 milioni delle unità prodotte, dovuto al forte crollo del secondo trimestre” dice ancora La Morgia elencando la situazione degli altri siti italiani: Cassinetta (forni, frigoriferi e microonde) produzione -7/8% sul 2019; Melano (piani cottura) produzione -10% ; Comunanza (lavasciuga e lavatrici da incasso) – produzione -6/7% ; Siena produzione +50 mila unità prodotte rispetto al 2019 (congelatori).

La reazione dei sindacati non si fa attendere. Dopo 8 mesi di attesa la risposta del governo infatti appare debole e i toni si alzano. “Non siamo disponibili a processi di reindustrializzazioni che sono truffe legalizzate”., spiega Rosario Rappa, segretario generale Fiom Napoli mentre Barbara Tibaldi, segretaria nazionale, raddoppia il carico: “Il governo non è una banca, non deve distribuire denaro in assenza di politiche industriali. La sfida sul tavolo, in una fase di ripresa dei volumi del settore dell’elettrodomestico, è che una multinazionale importante come Whirlpool rafforzi le produzioni nel nostro Paese in tutti gli stabilimenti anziché delocalizzare come sta già facendo”.

Nè più tenera è la Uilm di Rocco Palombella: “un incontro interlocutorio e deludente mentre fino ad ora il Governo non è riuscito né a condizionare la multinazionale né a trovare alternative, mostrando quindi una pericolosa debolezza, tanto più che la decisione aziendale vìola un accordo firmato in sede istituzionale a ottobre 2018”. In linea la Fim di Marco Bentivogli: il governo cerchi di utilizzare il mese di luglio per impostare bene le soluzioni, per non arrivare al già complesso autunno con elementi di incertezza per una vertenza che ormai va avanti da anni. Il governo deve giocare a carte scoperte”, incalza. A chiedere una proroga della scadenza prevista per il 31 ottobre per lo stop alla produzione, “considerando che non è emersa ancora nessuna proposta vincolante”, è invece Antonio Spera segretario generale Uglm.