G8, Canterini: “I miei celerini lucidi e addestrati, avrei dovuto mentire per difenderli”  

G8, Canterini: I miei celerini lucidi e addestrati, avrei dovuto mentire per difenderli

(Fotogramma)

Pubblicato il: 19/07/2020 12:49

“Sono passati quasi vent’anni e ancora sembra ieri. Tornando indietro ai fatti della Diaz e a tutto quello che ne è conseguito, la più grossa delusione sono stato proprio io: dovevo difendere di più i miei, dicendo bugie e non la verità, perché la verità non paga. E la verità era che noi eravamo materiale umano addestrato e anche in quei momenti sapevamo quello che facevamo, gli altri no”. Gli “altri” sono poliziotti di altri reparti, mai identificati, che entrarono alla Diaz e picchiarono a sangue i manifestanti nella scuola. A parlare all’Adnkronos, a 19 anni dal G8 e dalla tragica irruzione nel centro del coordinamento del Genoa Social Forum la notte tra il 21 e il 22 luglio del 2001, è Vincenzo Canterini, all’epoca comandante del Reparto mobile di Roma, nel quale era inquadrato il VII nucleo sperimentale guidato da Michelangelo Fournier coinvolto nell’operazione conclusasi con 61 feriti e 93 arrestati.

Canterini è tra i 25 poliziotti condannati per quei fatti (gli sono stati inflitti tre anni e tre mesi), insieme a Fournier, che definì quanto accaduto alla Diaz ‘macelleria messicana’, e la sua tesi è che l’operazione, decisa dai vertici della polizia per riscattare la magra figura fatta nel corso dei due giorni di manifestazioni, degenerò non per l’azione dei suoi uomini, tutti ben addestrati a gestire lo stress e l’ordine pubblico, ma per l’aver messo in campo quella che definì una ‘macedonia di polizia’, ossia agenti di tutti i reparti che, esasperati e stravolti da due giorni di scontri, si lasciarono andare a un pestaggio indiscriminato contro i manifestanti, coadiuvati da uomini in borghese, con la pettorina della polizia, mai riconosciuti perché agivano con il volto coperto da foulard o mefisto.

Ripercorrendo quella drammatica notte, Canterini racconta: “Fournier è entrato dopo aver spezzato la catena, è andato su con gli uomini mentre io sono rimasto fuori. Mi stavo accingendo a entrare, quando ho sentito Fournier che diceva ‘comandante, questi sono tutti pazzi’ riferendosi ai poliziotti con la pettorina. Mentre diceva così io ho cominciato a salire le scale e ho incontrato lui al primo piano vicino a una ragazza: lei aveva appena vomitato, però questo vomito lì per lì sembrava cervello. Io ho il ricordo netto di questi pazzi scatenati con gli occhi di fuori, poliziotti, che non ragionavano più. Si vedeva chiaramente”.

Canterini si lascia andare anche a una rivelazione: “Alle 4 di mattina mi chiamarono per fare la relazione al Questore. Me la fecero fare alla Digos di Genova. Mentre stavo alla scrivania vedo due o tre tubi di piombo da idraulico e dico: ‘questi li avete sequestrati…’. Mi rispondono ‘no, comandante questi so nostri, so stati ca… loro”.

La Diaz, Canterini, non riesce a dimenticarla: “Hanno pagato per tutti i miei uomini, coraggiosi e ben addestrati, quando furono gli unici a provare a evitare massacri e a difendere innocenti colpiti selvaggiamente da colleghi rimasti sconosciuti. Non mi stancherò mai di ripeterlo: per quel che è accaduto nella scuola dovevano pagare altri, molti dei quali ancora in servizio. E invece si sono accontentati di chi, è provato, non ha usato violenza con gente inerme, anzi ha fatto di tutto per evitare quel che Fournier definì macelleria messicana”.