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Pubblicato il: 21/07/2020 14:28
E’ iniziata a Palazzo dei marescialli l’udienza del processo disciplinare a carico di Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione, Cosimo Ferri, magistrato in aspettativa e deputato di Italia viva, e 5 ex togati del Csm, Luigi Spina, Corrado Cartoni, Antonio Lepre, Gianluigi Morlini e Paolo Criscuoli. Tutti protagonisti, insieme con l’ex ministro Luca Lotti, dell’incontro in un albergo romano, l’hotel Champagne, il 9 maggio dello scorso anno, in cui si discusse di nomine ai vertici di alcune importanti procure italiane, innanzitutto quella di Roma. L’episodio emerso dalle intercettazioni dell’inchiesta di Perugia, che ha dato il via alla bufera che ha travolto la magistratura italiana.
Sarà un’udienza ‘di smistamento’, solo per organizzare le questioni procedurali e senza entrare nel merito. Il collegio della sezione disciplinare è presieduto dal laico della Lega Emanuele Basile, in sostituzione di Fulvio Gigliotti (M5S) e formato da Filippo Donati (M5S), Elisabetta Chinaglia (Area), Paola Braggion e Antonio D’Amato (Mi) e Piercamillo Davigo. Per la procura generale della Cassazione sono presenti l’aggiunto Luigi Salvato, il sostituto pg Simone Perrelli e l’avvocato generale Pietro Gaeta. L’udienza si svolge nella sala conferenze della sede del Csm per il rispetto delle norme di distanziamento. E’ presente Luca Palamara.
Gravi le accuse mosse dal pg della Cassazione, Giovanni Salvi, a Palamara e agli altri 6 magistrati a processo: “comportamenti gravemente scorretti” e inottemperanti ai doveri di riserbo, una “strategia di discredito” messa in atto ai danni dei colleghi, “influenze occulte” e “interferenze” nell’attività del Csm sulle nomine.
DAVIGO NON SI ASTIENE – “Non ravviso alcun motivo di astensione”, ha detto il togato del Csm, Piercamillo Davigo, in apertura dell’udienza disciplinare del processo a carico di Luca Palamara, la cui difesa aveva chiesto di astenersi dal far parte del collegio perché il suo nome è presente nella lista di 133 testimoni chiamati ed essere ascoltati, dunque si troverebbe nella condizione di teste e giudice nello stesso processo. La difesa di Palamara ha presentato anche una istanza di ricusazione.
