Aggressione tifosi Melfi, 4 arresti 

Aggressione tifosi Melfi, 4 arresti

Immagine di repertorio (Fotogramma)

Pubblicato il: 27/07/2020 07:53

Sono 16 le misure cautelari, di cui quattro agli arresti domiciliari, eseguite dalla Polizia di Stato per l’indagine ”Last supporters” con cui si chiude il cerchio sull’aggressione ai tifosi del Melfi del 19 gennaio scorso in cui perse la vita un tifoso della Vultur Rionero, Fabio Tucciariello, di 38 anni. Le altre misure sono 12 obblighi di dimora. I destinatari dei provvedimenti cautelari sono tutti coinvolti nell’aggressione ai tifosi della squadra di calcio del Melfi per la quale sono già state arrestate 26 persone nell’immediatezza dei fatti. Le misure sono state eseguite anche da uomini del reparto prevenzione crimine Basilicata e del commissariato di Melfi.

Secondo la Procura di Potenza, il 19 gennaio avvenne un’imboscata da parte dei tifosi della squadra di Rionero, davanti alla stazione di Vaglio, a dieci chilometri da Potenza. Con l’utilizzo di mazze e bastoni attesero una carovana di cinque autovetture di tifosi del Melfi diretti a una trasferta a Tolve mentre invece il gruppo rionerese avrebbe dovuto trovarsi sulla strada per Brienza. Una delle auto, quella guidata da Gerardo Laspagnoletta, melfese di 30 anni, rimase bloccata e in quegli attimi fatali venne investito Tucciariello.

Furono arrestati quel giorno 25 ultras del Rionero e Laspagnoletta, portandoli tutti in carcere. Poi via via sono stati messi ai domiciliari e poi in libertà. Nei giorni scorsi il tifoso melfese, accusato di omicidio volontario, è tornato in libertà per decisione del gip del tribunale di Potenza, con la misura cautelare dell’obbligo di dimora a Melfi.

La difesa ha presentato ulteriore istanza per fare venire meno pure quest’ultimo vincolo, basandosi su una perizia del pm in cui verrebbe escluso che ci sia stata una manovra volontaria da parte del conducente dell’auto. I tifosi rioneresi, per i quali si procede con altro procedimento, hanno chiesto la messa alla prova ai servizi sociali.

Al momento dei 26 arresti del 19 gennaio, il procuratore capo di Potenza Francesco Curcio e l’aggiunto Maurizio Cardea spiegarono che le indagini erano ancora in corso per capire chi furono i promotori dell’imboscata e le ragioni per cui avvenne.